Una legge decisamente "particolare", se non discriminatoria, contro l'obesità in Giappone: troppi chili in eccesso portano a multe salate a chi lavora nelle aziende.
Il Giappone è uno tra i paesi da sempre in prima linea a imporsi fortemente con una rigida educazione alimentare. Si chiama shokuiku ed è proprio una materia impartita sin da bambini nelle scuole che serve a tutelare la salute e a evitare rischi come quello dell'obesità. Questa è una condizione medica caratterizzata dall'eccessivo accumulo di grasso corporeo che può a portare gravissimi problemi di salute. Solitamente nel resto dei paesi del mondo ognuno è libero di fare ciò che vuole ma, proprio nella terra del Sol Levante, esiste una legge che comporterebbe una multa a chi è sfora di troppo con i chili. Una legge che ci sembra decisamente eccessiva.
È proprio vero che per legge dovresti essere peso-forma, altrimenti rischi multe salatissime. In Giappone, infatti, la legge (emanata nel 2008) impone alle aziende di misurare il girovita dei dipendenti di età compresa tra i 40 e i 74 anni: se la circonferenza supera gli standard imposti dal governo, viene data una dieta ferrea da seguire meticolosamente e l'azienda rischia una multa. Una legge che non è imposta per un'ossessione estetica ma per chiare motivazioni economiche. L'obesità è una grave malattia metabolica e pesa sulla sanità pubblica.
Educare i bambini a una corretta alimentazione è essenziale secondo il governo nipponico. I più piccoli vengono infatti messi in guardia da quelli che sono i rischi in cui si può incappare seguendo stili di vita alimentari poco regolati e pieni di eccessi. Le diete di uomini e donne giapponesi che rientrano in quella fascia di età e che hanno contratti lavorativi aziendali, vengono monitorate costantemente perché il rischio di dover pagare allo Stato una multa bella salata è esistente.
Per tornare "obbligatoriamente" a un peso forma, il lavoratore ha circa tre mesi di tempo per regolarizzare la propria dieta e tornare a un peso migliore. Se non ce la facesse da solo, sarà obbligato a sedute terapeutiche molto costose e, se anche questo metodo risultasse fallimentare, allora l'azienda che ha assunto il lavoratore dovrà pagare una multa bella salata.
Sebbene l'obiettivo di promuovere la salute pubblica sia lodevole, una legge che multa le persone in sovrappeso rischia di essere inefficace, ingiusta e potenzialmente dannosa. Un approccio più costruttivo si concentrerebbe sulla prevenzione, sull'educazione, sul supporto e sulla creazione di un ambiente che favorisca scelte di vita sane per tutti.
Una multa si concentra sulla punizione di un individuo per una condizione complessa, piuttosto che offrire supporto e risorse per aiutarlo a migliorare la propria salute. Il sovrappeso è spesso il risultato di una combinazione di fattori, tra cui genetica, metabolismo, condizioni mediche, stress, fattori socio-economici e accesso a cibo sano: multare una persona non aiuta ad affronta queste cause profonde e "legalizza" un'azione che per noi è discriminatoria a tutti gli effetti.
Una legge del genere rischia di colpevolizzare le vittime e ignorare le barriere sistemiche che possono contribuire al sovrappeso: un approccio più efficace sarebbe quello di investire in politiche pubbliche che promuovano la salute a livello comunitario. Un ambiente di supporto e comprensione è più probabile che incoraggi cambiamenti positivi nel comportamento: la salute è un diritto e le politiche pubbliche dovrebbero mirare a ridurre le disuguaglianze sanitarie, non ad aumentarle attraverso misure punitive.