
Nel 2025, 673 milioni di persone nel mondo soffrono ancora la fame: è più dell’intera popolazione dell’Unione Europea. Allo stesso tempo, quasi 2,6 miliardi di esseri umani — un terzo dell’umanità — non possono permettersi una dieta sana. Questi numeri, diffusi dalla FAO alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il 16 ottobre, raccontano un paradosso che resiste al tempo: il pianeta produce abbastanza cibo per tutti, ma non tutti possono accedervi.
Dietro le statistiche ci sono storie di disuguaglianza profonda e crisi sovrapposte: guerre, shock climatici e instabilità economica continuano a spingere milioni di persone nell’insicurezza alimentare acuta. Nel 2024 oltre 295 milioni vivono in condizioni di emergenza e, in molte delle 18 aree considerate “hotspot della fame”, una persona su cinque non ha abbastanza da mangiare per sopravvivere.
Non basta produrre cibo: serve renderlo accessibile
Il nuovo rapporto "The State of Food Security and Nutrition in the World 2025", pubblicato da FAO, IFAD, UNICEF, WFP e OMS, mostra come la fame globale resti una delle sfide più urgenti del nostro tempo. Sebbene la percentuale di persone denutrite sia leggermente scesa dall’8,5% del 2023 all’8,2%, il ritmo dei progressi è drammaticamente insufficiente.
Il quadro cambia molto a seconda delle regioni: mentre in alcune aree dell’Asia e dell’America Latina si osservano miglioramenti, in vaste zone dell’Africa subsahariana e dell’Asia occidentale la fame è in aumento, aggravata da conflitti prolungati, crisi economiche e eventi climatici sempre più estremi.
La fame, tuttavia, è solo la punta dell’iceberg. La vera emergenza è l’accesso: oggi 2,6 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana, cioè equilibrata e ricca di nutrienti. Questo dato evidenzia una verità scomoda: la disponibilità di cibo non garantisce la sicurezza alimentare. Milioni di famiglie, pur non vivendo nella fame estrema, si nutrono di alimenti poveri di qualità nutrizionale, con gravi conseguenze sulla salute, soprattutto per i bambini.
Il tema scelto dalla FAO per questa edizione, “Il cibo è un diritto, non un privilegio”, punta proprio su questo aspetto: rendere il cibo sano economicamente accessibile è oggi una priorità globale.

Gli "hotspot della fame" e le crisi sovrapposte
Il rapporto congiunto FAO-WFP individua 18 regioni come hunger hotspots, ovvero zone in cui il rischio di crisi alimentari gravi è in rapido aumento. Qui la fame non è causata da un solo fattore, ma dall’intreccio di guerre, instabilità politica, eventi climatici estremi e collassi economici.
In queste aree oltre 295 milioni di persone affrontano insicurezza alimentare acuta, e più del 22% della popolazione non ha abbastanza cibo per sopravvivere. È un dato che peggiora da sei anni consecutivi, segnale di un fenomeno strutturale e non più emergenziale.
Agenda 2030: gli obiettivi Onu sempre più lontani
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite fissava un traguardo ambizioso: porre fine alla fame nel mondo entro la fine del decennio. Ma la realtà ci racconta altro: se le tendenze attuali non cambieranno, nel 2030 oltre mezzo miliardo di persone continuerà a soffrire di fame cronica.

Per invertire la rotta servono azioni coordinate e coraggiose: investimenti nei sistemi alimentari sostenibili, politiche agricole e commerciali più eque, programmi di protezione sociale e strategie di adattamento climatico che rendano i sistemi alimentari più resilienti.
La Giornata Mondiale dell’Alimentazione non è solo un’occasione per riflettere, ma un invito a trasformare i sistemi alimentari globali. Governi, imprese, organizzazioni internazionali e cittadini hanno un ruolo da giocare: dalla riduzione dello spreco alimentare al sostegno di filiere sostenibili, fino alle scelte quotidiane di consumo.