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6 Settembre 2023 15:46

Il caffè più economico d’Italia costa 30 centesimi: è possibile? Ecco perché non ha senso

In provincia di Palermo c'è un bar che offre l'espresso a 30 centesimi: sui social tanti applausi ma è una cifra che non ha senso. Vediamo insieme il perché.

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Il caffè più economico d'Italia costa 30 centesimi e si trova al Bar Perrone di Alia, in provincia di Palermo. Un costo irrisorio, quasi imbarazzante, che spinge gli avventori a credere che si tratti di un errore. Non è così: il caffè nel "Bar Pasticceria Rosticceria Perrone" costa davvero così poco. Ma com'è possibile che in una nazione sempre più cara, la tazzina di espresso abbia un prezzo così basso? Ha indagato su questa cosa il Corriere della Sera: il caffè per questo bar è un cosiddetto "prodotto civetta", ovvero uno di quei prodotti che spingono i clienti a entrare in un posto per poi fargli acquistare tante altre cose. Una storica tecnica di marketing che tutt'oggi vediamo attiva nei supermercati durante il periodo delle offerte. In realtà non tutto ciò che viene evidenziato dai titolari del bar ha un senso logico ma vediamo insieme le caratteristiche della tazzina di caffè da 30 centesimi e perché il caffè dovrebbe costare almeno 1,50 euro.

Una visione portata avanti dal suo fondatore

Gli attuali gestori del Bar Perrone, Mariagrazia e Giuseppe insieme ai figli Bernardo e Santina Tecla, sono i discendenti del fondatore del locale: Bernardo Perrone che negli anni '60 aprì un bar in questa cittadina minuscola molto fuori Palermo. Oggi l'insegna dice che il bar è stato aperto nel 1973 ed è vero: nell'attuale location c'è da quell'anno ma nonno Bernardo aprì l'attività molti anni prima e fu un vero visionario. Pur non conoscendo le evolute tecniche di marketing odierne, che proprio in quegli anni mettevano le proprie basi negli Stati Uniti, intuisce il potenziale dei prezzi civetta. Una tecnica promozionale che porta il Bar Perrone a vendere l'espresso a 20 lire, meno della metà del prezzo medio dell'epoca (circa 50 lire negli anni '60).

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Il risultato è straordinario: tutto il paesino va in questo bar attirato dalle 20 lire del caffè e nel mentre compra un dolcino, un gelato, si gusta un amaro o un arancino. Il locale ha talmente tanto successo che Bernardo Perrone racimola il denaro per costruire l’edificio in cui il bar si trova oggi e trasferirsi nel 1973 (da qui la data sull'insegna). Ma se questo discorso può reggere relativamente agli anni '60, con una pressione fiscale inferiore e tante altre piccole cose che riducono i costi dell'epoca, come può essere reale ancora oggi? Fino al 2020 il caffè in questo bar costava 20 centesimi, ancora meno, ma il caro bollette ha spinto i gestori ad aumentare il prezzo perché tra zucchero, bicchierini, cucchiaini e tappi durante la pandemia per il servizio in asporto il caffè costava più ai gestori che ai clienti. Da qui la scelta di portarlo a 30 centesimi, ben 79 centesimi in meno rispetto al prezzo medio italiano che è di 1,09 euro.

Secondo l'intervista rilasciata al Corriere i 30 centesimi non coprono comunque il costo ma "i titolari non pagano l'affitto in quanto proprietari dell'edificio. Nel bar lavorano solo i familiari che, accontentandosi, riescono a tenere il costo del lavoro sotto controllo". Secondo il quotidiano questo bar fa circa 6 chili di caffè ogni giorno, tradotti in 857 espressi al dì che in estate diventano 1285. Togliendo il prezzo di materia prima ed elettricità dichiarati dai gestori arriviamo a circa 3.500 euro al mese. Volendo togliere anche solo l'Iva arriviamo a 2.730 euro al mese per il caffè. Le stime ci sembrano comunque eccessive perché il bar si trova in un paesino dell'entroterra siciliano di soli 3.700 abitanti di cui fanno parte anche bambini e anziani. Volendo (per assurdo) accettare per vera la cifra stimata ci sembra comunque improbabile che il bar sia in salute: il costo del lavoro potrà pure essere ridotto ma i contratti ci devono essere, con essi i contributi, il salario, le assicurazioni e tutte quelle voci che gli italiani conoscono bene e che sfoltiscono le buste paga. Fra elettricità, ammortamento dell'attrezzatura, costi fissi, staff e materia prima, il costo medio di un espresso arriva a 90 centesimi per un bar piccolo, fino a 1,05 euro per un bar medio-grande.

In condizioni normali non c'è marginalità sull'espresso in Italia, in questo bar si arriva all'inverosimile. Non regge neanche l'idea del prezzo civetta di un prodotto: il caffè espresso costa 0,30 €, il prezzo del caffè freddo, praticamente una granita, è di 0,60 €; il caffè macchiato costa 0,40 e con la correzione arriva al massimo a 0,80 € e per un cappuccino basta 1 €. Tutte cifre molto al di sotto della media nazionale che non possono coprire i costi. D'altronde la titolare ha detto che preferisce perdere soldi piuttosto che perdere clienti ma questa frase, dispiace dirlo, non ha molto senso.

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