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Prosegue l’impegno nel contrasto alla diffusione del granchio blugranchio blu, la specie aliena invasiva che negli ultimi anni ha messo in ginocchio il settore della pesca e dell’acquacoltura nelle regioni costiere dell’alto Adriatico. Sono ancora disponibili 3 milioni e 700mila euro di risorse non utilizzate provenienti dal Fondo di solidarietà nazionale per la pesca (FSN), destinati in particolare a Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, le aree più duramente colpite.
L’annuncio è stato dato dal Commissario straordinario Enrico Caterino, durante un’audizione informale presso la commissione Agricoltura della Camera dei deputati, nel corso della quale è stato tracciato un bilancio sulle misure adottate e sulle risorse ancora attivabili per fronteggiare l’emergenza.
L'invasione del granchio blu
Originario delle coste atlantiche del continente americano, il granchio blu è giunto nei mari italiani probabilmente attraverso le acque di zavorra delle navi mercantili. Dopo una prima segnalazione sporadica negli anni 2000, la sua presenza è esplosa a partire dal 2022, causando danni ingenti soprattutto nelle valli da pesca e negli allevamenti di molluschi del Nord-Est.
Vorace predatore, il granchio blu si nutre di vongole, cozze e altri piccoli organismi marini, mettendo a rischio intere filiere produttive. Secondo le stime delle associazioni di categoria, solo nel biennio 2022-2023, i danni economici diretti e indiretti causati dalla sua diffusione hanno superato i 20 milioni di euro, con una perdita di oltre 50% dei raccolti di vongole in alcune zone del Delta del Po. L’equilibrio ecologico e il futuro di centinaia di imprese locali ne sono usciti gravemente compromessi.

Un piano di intervento strutturale e integrato
"Grazie a questo ulteriore stanziamento – ha dichiarato il Commissario Caterino – che si somma ai 37 milioni di euro già finanziati, continuiamo a difendere le economie locali, i pescatori e gli allevatori con pragmatismo e visione di lungo periodo". L’intervento pubblico si è articolato su più fronti: indennizzi per i danni subiti, sostegno alle imprese colpite, incentivi alla cattura del granchio blu, investimenti nella trasformazione e commercializzazione del prodotto e nella ricerca scientifica.
Anche il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Mirco Carloni, ha voluto sottolineare l’importanza dell’approccio adottato: "Uno dei cuori pulsanti della nostra economia rischiava il collasso. Con il Piano di intervento e le misure adottate abbiamo fornito risposte concrete. Non ci siamo limitati a contrastare il fenomeno: abbiamo trasformato una minaccia in opportunità.”
L'opzione della valorizzazione
La strategia messa in campo ha puntato a trasformare il granchio blu da nemico a risorsa: incentivandone la pesca e la commercializzazione nel mercato alimentare italiano ed estero, dove il prodotto è già apprezzato per le sue qualità culinarie. Parallelamente, si è rafforzata l’acquacoltura con l’introduzione di sistemi più resilienti e si sono sostenute le imprese nella transizione verso modelli più sostenibili.
“Ringrazio il Commissario Caterino – ha concluso Carloni –. L’audizione ha confermato la bontà del lavoro svolto. I fondi residui sono un ulteriore strumento per dare continuità alle azioni concrete già avviate. Così lavora la buona politica: intervenendo con prontezza, misurando gli effetti e proteggendo il nostro tessuto produttivo.”