
I cibi ultra processati: ancora una volta i protagonisti di una ricerca. E anche questa volta non ne escono bene: alcuni studiosi hanno dimostrato che solo due settimane di dieta a base di junk food può modificare le abitudini alimentari dei giovani adulti. Una scoperta che ci pone di fronte alla necessità di dover fronteggiare l'aumento costante del consumo di questi alimenti, collegati a un drastico aumento dell'obesità e di altre malattie ad essi collegate.
Com'è stato condotto lo studio e cosa hanno scoperto
La ricerca – finanziata dai National Institutes of Health statunitensi e pubblicata su Obesity – è stata condotta da un team della Virginia Tech. I ricercatori hanno sottoposto 27 ragazze e ragazzi, tra i 18 e i 25 anni, a due diete differenti: la prima includeva cibi industriali ed eccessivamente lavorati, ricchi di zuccheri e grassi, come snack dolci e salati, cereali e bevande aromatizzate. La seconda si basava su un tipo di alimentazione con prodotti decisamente più semplici e salutari, come yogurt bianco, verdura, legumi e frutta secca. Nonostante il cambio di alimentazione, le diete sono state calibrate in modo che i partecipanti non aumentassero di peso, mantenendo stabile il loro fabbisogno energetico. Inoltre, entrambe contenevano, per quanto possibile, le stesse quantità di fibre, zuccheri aggiunti ma anche macronutrienti, vitamine e minerali. Una scelta basata sulla necessità di studiare come si possa essere influenzati non solo dalle calorie o dal sapore, ma anche da altri elementi quali packaging, texture, aromi e così via.

I 27 volontari hanno dovuto seguire entrambe le diete per due settimane, con un periodo di pausa di 4 settimane l'una dall'altra. I risultati sono stati sorprendenti, soprattutto per i partecipanti più giovani: infatti, è stato dimostrato che i ragazzi tra i 18 e i 21 anni hanno cominciato a consumare più calorie quando si sono ritrovati di fronte a un buffet, potendo decidere da soli cosa mangiare e in quali quantità. Il dato forse più preoccupante è che i soggetti hanno deciso di continuare a mangiare anche se non avevano più fame. Per quanto riguarda gli altri partecipanti, di età compresa tra i 22 e i 25 anni, non è stato osservato nessun cambio significativo nelle abitudini alimentari, né sulle calorie consumate né sulla scelta di cibi ultra processati.
È importante sottolineare che, per quanto attendibile, lo studio prende in esame un ristretto numero di persone (soltanto 27), per cui risulta difficile poter generalizzare. Ci sarà bisogno di ulteriori studi e approfondimenti sull'argomento.
Un problema che va affrontato su più fronti
Il consumo dei cibi ultra processati è un problema sempre più crescente che, spesso, sottende una condizione che va oltre il mero "piacere": si tratta, nella maggior parte dei casi, di prodotti già pronti, economici o facili da cucinare. Queste loro caratteristiche li rendono estremamente pratici e appetibili per tutte quelle persone che hanno poco tempo da dedicare alla cucina o che non possono permettersi cibi freschi. Per questo motivo, come dimostra anche una serie di revisioni pubblicata su The Lancet, basata su decenni si studi e ricerche, non solo bisogna limitare il consumo di questo cibo spazzatura – e l'UE si sta già muovendo in questo senso – ma rendere i cibi salutari più economici e di facile accesso in ogni contesto.