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24 Dicembre 2021 11:09

Cronaca semiseria della seconda puntata di Masterchef: manca il sale, non le lacrime

Chi sono i venti concorrenti che inseguiranno il titolo di undicesimo Masterchef italiano: dopo quattro prove, ecco l'accesso definitivo alla classe. La mancanza di sale compensata da non poche lacrime, ma il livello sembra alto. Rivediamo che cosa è successo.

A cura di Alessandro Creta
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Con la selezione dei venti aspiranti chef dell’undicesima edizione del programma si inizia a entrare nel vivo, e fuori dalla cucina più famosa della tv italiana comincia quel periodo dell’anno in cui le persone smettono di essere ct, esperti di politica o (dati i tempi attuali) di virologia, per diventare (mancati) critici culinari.

Al termine dei 4 ristoranti del Borghese più famoso di tutti arrivano i tre giudici più temuti dei fornelli nostrani, e le due puntate andate in onda il 23 dicembre ci hanno consegnato la masterclass che concorrerà per il titolo finale. Le emozioni non sono di certo mancate, più conferme rispetto ai colpi di scena, con i “papabili” già individuati nelle prime due puntate che filano dritti nella classroom.

Spoiler alert: nelle prossime righe sveleremo i 20 concorrenti finali.

3 prove di abilità, più una

A inizio puntata Barbieri (stavolta cosplayer d’alta moda della Pantera Rosa) ribadisce la severità sua e dei suoi colleghi, chiedendo a gran voce la perfezione. E fortunatamente, scopriremo nel corso della messa in onda, il livello di giudizio si alza rispetto ai primi due episodi.

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Tre prove di abilità (ognuna pensata da un giudice) per scremare i concorrenti (indifferentemente chi ha ottenuto due e tre sì la settimana scorsa), chiamati ad “aggiustare” le mancanze dimostrate alla loro prima uscita, più una quarta finale per coloro non ancora capaci di convincere a pieno la Triade. Dopo lo spiegone iniziale, si parte.

 1. Prima prova: originalità

I concorrenti con qualche lacuna nell’originalità sono chiamati a rendere “gourmet” un burrito, tra le preparazioni più diffuse del Messico e Centro America (paragonabile alla nostra piadina). Ampia discrezionalità ai concorrenti, di fronte a una tela bianca da dover colorare, anzi farcire.

Per molti aspiranti chef la sicurezza palesata nel confessionale non trova seguito davanti ai fornelli. “Non ho idee” ammette qualcuno, e per una prova di originalità non è certo il piede giusto per cominciare.

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Mezzora trascorre veloce e mentre a qualcuno sembra di sentire il Maestro Miyagi esclamare “Metti la farcia, togli la farcia”, altri riempiono all’inverosimile la loro tortilla: gran mossa per alcuni, clamoroso autogol per il resto del gruppo. A una concorrente cade il sale nella salsa guacamole. Gli scaramantici hanno visto abbastanza, per loro è no.

Rita intanto se ne esce con un manifesto a favore della contaminazione di culture gastronomiche: “Non ho mai mangiato il burrito e non voglio che i miei figli lo mangino”. Chissà cosa sarebbe successo se nel 1500 gli Europei avessero detto la stessa cosa col pomodoro.

Individuate tracce di insofferenza in Bruno Barbieri (credibile anche in total pink), al quale sembrano sul punto di partire dei neuroni di fronte a taglieri che sembrano discariche e burritos riempiti forse oltre misura. Less is more, ma probabilmente alcuni se ne dimenticano. Cannavacciuolo intanto non sa più come far sapere ai concorrenti che lui, qua, vuole magna’.

Sarà la tensione, sarà la paura di andare a casa, ma passati nemmeno 20 minuti iniziano ad aprirsi i condotti lacrimali. Dopo mezz'ora rischio allagamento: e siamo solo al primo episodio della serata.

La prova termina e il primo concorrente ufficiale dell’undicesima edizione di Masterchef è Nicholas. Lo seguono Elena, la paladina della cucina italiana Rita, Anna con la sua mango sauce definita “eccezionale” e una proposta di cucina ipocalorica che probabilmente non avrà in Cannavacciuolo il primo tifoso. Passano poi Tina, il vichingo Polone (che almeno pareggia il “poco ma buono” di Anna), il rocker Bruno e Tracy, autrice del miglior burrito.

 2. Seconda prova: tecnica

Finalmente abbiamo capito. L’outfit di Bruno Barbieri non è rosa, è un rosso diabolico scolorito. Lo chef bolognese infatti sottopone i concorrenti a una prova a dir poco complicata: taglio, sfilettatura e disossamento.  Cannavacciuolo “protesta” per la difficoltà generale, o per lo meno il suo è un grido di aiuto di fronte a sogliole e anatre uccise una seconda volta sotto coltelli incontrollati e tagli incerti.

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Nella sua ronda militare Bruno Barbieri pare il sergente Hartman di Full Metal Jacket, e davanti ad anatre che sembrano chiedere pietà il giudice manda già a casa coloro capaci di trasformare la propria postazione in un mattatoio. Si piange di meno, si sanguina di più: in tre finiscono vittime dei loro stessi tagli.

Finalmente sentiamo dire a Barbieri “brunoise”. Ci mancava.

Escono vincitori della prova Carmine, Andrea, Federico (apprezzato il minor quantitativo di gel rispetto alla prima puntata) e Andrea Letizia. Con la loro gioia termina il primo episodio della serata.

Seconda puntata: la vendetta del pollo e prova di recupero

Comincia quindi la seconda puntata, quella in cui si delinea la classe definitiva dei 20 aspiranti Masterchef.

 3. Terza prova: estetica

Il secondo episodio si apre con la terza prova, quella di estetica ideata da Cannavacciuolo. Sotto la cloche i concorrenti trovano un pollo intero con le patate, tutto già cotto.

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La sfida? Quella di trasformare il materiale a disposizione in un piatto gourmet, esteticamente bello e accattivante. Dubbi e perplessità nella classe, e qualcuno guarda con fare interrogativo il pollo e sembra chiedere: “E mo da me che vuoi?”.

Il “forzaaaaa” dello chef campano scuote i concorrenti e sveglia la classe da un apparente torpore “meditativo”. La parola d’ordine, tra gli aspiranti chef, sembra essere “coscio intero in mezzo al piatto”, ma per fortuna qualcuno si lascia ispirare ed esprime il suo senso estetico. Nota di merito per l’insalata di Mime (qua sotto in foto).

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Il nostro polletto si rivela un cecchino implacabile, un killer, e sotto al suo giogo ci finiscono in tanti. Passano la prova Mime, Daria e Christian, con il suo taglio perfetto del petto che vale i complimenti dei giudici.

 4. Quarta prova: recupero

Tutto o niente nella quarta prova, quella di “recupero” in cui i concorrenti rimandati a settembre devono convincere i giudici delle loro abilità. La challenge consiste nel recuperare, per l’appunto, degli ingredienti appositamente difettati, sbagliati, da aggiustare. La capacità di cavarsela, di metterci una toppa, diventa la vera chiamata alle armi.

Rispondono presente Giulia, Lia, Pietro, Mery e Nicky, che si becca anche una "papagna" da Cannavacciuolo grazie (o a causa) del suo piatto definito “un’esplosione di gusto”.

Dopo i primi quattro episodi, almeno ai nastri di partenza, Carmine, Dalia e Andrea sembrano quelli con una marcia in più. Riusciranno a confermarsi? Oppure underdog come Christian, o Polone ci riserveranno sorprese? O, ancora, sarà tempo del secondo Masterchef straniero, dopo Spyros nella prima edizione? Tracy, Mime e Federico sembrano in grado di stupire.

Ma, dopotutto, cosa abbiamo imparato nel corso della serata? Che il sale va usato, che per friggere un fiore di zucca il pistillo va eliminato e che, probabilmente, sarà un’edizione dal pianto facile.

Ma, sopratutto… si dice arancino o arancina?

Foto da screen Sky

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Quello che i piatti non dicono
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