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27 Luglio 2022 13:27

Ma quale Briatore: costa 8000 euro ed è campana la pizza più costosa del mondo. Il motivo

La pizza più costosa del mondo non è di certo quella di Briatore: proviene dalla Campania, precisamente dal Cilento, e la realizza un pizzaiolo di Agropoli, vendendola a oltre 8000 euro. Ma solo negli Stati Uniti.

A cura di Alessandro Creta
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Chi è ancora scandalizzato per i prezzi della pizza di Flavio Briatore meglio che non prosegua nella lettura di questo articolo. Nelle prossime righe, infatti, parleremo della pizza più costosa del mondo. E il suo prezzo è lontano anni luce da quelli praticati nei locali di chi, solo poche settimane fa, è stato accusato di aver trasformato un alimento semplice e popolare come la pizza in un bene di lusso. Questa volta, infatti, parliamo di un prodotto venduto alla modica cifra di oltre 8000 euro. Sì, la cifra è corretta, quasi 16 milioni del vecchio conio.

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Un particolare della pizza Luigi XIII

E di fatto, apparentemente, nulla potrebbe giustificare un tale prezzo, se non un rapido ringiovanimento o l'immortalità per chi la mangia. A contribuire al costo non indifferente sono gli ingredienti, costosissimi, utilizzati per realizzare questa pizza, venduta a una clientela a dir poco esclusiva. A fare ulteriore effetto, probabilmente, il fatto che il pizzaiolo sia campano, proveniente dal Cilento.

Pizza da 8300 euro: che ingredienti ci sono

Solo pochi giorni fa abbiamo spiegato come fosse inconcepibile proporre una pizza a 99 euro per il solo fatto che fosse decorata con oro commestibile. Oro commestibile venduto in set da 10 o 20 fogli a cifre veramente contenute, che non spiegano (e non possono spiegare) quel prezzo. Come si può quindi parlare di una pizza da oltre 8000 euro? Come si arriva a un tale livello?

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La pizza in questione, realizzata già da qualche anno ma tornata recentemente alla ribalta per le ultime polemiche Briatore-centriche, si chiama Luigi XIII (in onore del re di Francia e Navarra che visse nel 1600, padre del Re Sole), è stata ideata da un pizzaiolo campano originario di Agropoli, cittadina in provincia di Salerno, proposta oggi a una clientela statunitense, in quanto ora lo chef risiede a Miami Beach.

Entrando più nello specifico, la Luigi XIII è realizzata con un impasto da 72 ore di lievitazione, tra i topping vengono utilizzati tre pregiate tipologie di caviale, tra cui uno dei più preziosi al mondo come l'Oscietra Reale Prestige (di cui una confezione da 500 grammi può arrivare a sfiorare anche i 600 euro). Gamberoni rossi del Mediterraneo, aragosta proveniente da Palinuro, cicala del Mediterraneo (che sia la magnosa, il crostaceo del famoso scontrino da 500 euro?) e, immancabile, la mozzarella di bufala campana.

A insaporire il tutto, il pregiato sale Murray River, raccolto dalle acque di un fiume australiano e particolarmente ricco di minerali. Non è però finita qui: il nome della pizza si ispira a uno speciale cognac servito in abbinamento. Si tratta per l'appunto del Louis XIII Remy Martin, il più pregiato sul mercato, prodotto solo con uve provenienti dalla regione di Grande Champagne. Una bottiglia da 70 cl di questo cognac? Acquistabile per poco meno di 5000 euro.

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Oltre all'esclusivo distillato, l'abbinamento si compone anche di Champagne Clos Du Mesnil (prezzo medio 2000 euro a confezione) e un brandy Cardenal Mendoza Carta Real da oltre 100 euro. Nel prezzo finale, inoltre, rientrano anche le competenze economiche di più professionisti impegnati in uno speciale servizio.

La pizza da 8000 euro solo a domicilio

Come se non bastasse, infatti, la pizza è ordinabile solamente a domicilio. Due chef (tra cui l'ideatore della Luigi XIII) appositi sono gli addetti alla realizzazione, con un sommelier incaricato nel guidare i clienti sugli abbinamenti beverage. Per di più il tutto viene servito su piatti in edizione limitata da un cameriere dedicato. Piatti decisamente piccoli, dato che la pizza ha un diametro di appena 20 centimetri. Circa 15 in meno di una napoletana tradizionale. Per sfamarsi a dovere ne servirebbero quindi un paio, così come un portafogli bello gonfio. A noi, a ben pensarci, dopotutto aportafoglio ci basterebbe una bella pizza.

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Quello che i piatti non dicono
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