video suggerito
video suggerito
20 Gennaio 2022 11:00

Cos’è ‘o muorz’ da’ crianza? La cattiva usanza che ha capovolto il galateo

Un antico detto che nel corso degli anni ha cambiato totalmente il proprio significato: ciò che prima era sinonimo di buona educazione, oggi non va mai fatto.

619
Immagine

"Ma che fai? Lasci o muorz' da' crianza?" è una frase che almeno una volta ogni napoletano si è sentito rivolgersi, con fare perentorio, da un membro anziano della propria famiglia. Ma cos'è esattamente questo cosiddetto "morso della crianza"? Si tratta di una sorta di "galateo capovolto" in uso a Napoli e nelle corti protagoniste del Grand Tour nel periodo dell'Illuminismo, un periodo di grandi scoperte scientifiche e di suprema altezzosità, boria e presunzione da parte della nobiltà.

I signori del tempo giudicavano in malo modo chiunque mangiasse tutto il piatto senza lasciare quei due o tre pezzetti di sartù di riso che simboleggiavano l'abbondanza della cucina della propria casa. In pratica era buona educazione (la crianza) lasciare degli avanzi per dimostrare di non essere troppo affamati e bisognosi di cibo.

Il galateo originale dice l'esatto opposto e oggi la situazione a Napoli è tornata alla normalità, anzi: lasciare ‘o muorz' da' crianza è maleducazione perché bisogna rispettare chi ha lavorato alla preparazione di quel piatto.

Tutto nasce da un calzolaio affamato

Sembra incredibile ma tutta questa storia è arrivata fino a noi grazie a una novella tramandata oralmente nell'Ottocento, la famosa "Leggenda dello scarparo". In questo racconto il protagonista è un poverissimo venditore di scarpe invitato a casa di alcuni clienti benestanti. Il calzolaio, affamatissimo, trova una meravigliosa tavola imbandita davanti ai propri occhi e stenta a credere a quanto ben di Dio ci fosse a disposizione: divora tutto, ogni portata, ma per conservare la dignità e non farsi giudicare dai padroni di casa lascia sempre un pezzettino di ogni cosa nel piatto. In questo modo lo scarparo fa credere ai clienti di aver mangiato sì con gusto a quella tavola, ma non a causa dei crampi della fame dovuti alla povertà. Per questo motivo si parla di "morso della creanza", un termine derivato dallo spagnolo "criar", inteso come educare alle buone maniere.

Immagine

Nel tempo questa storia è diventata parte di un galateo non scritto di nobili e borghesi che sono stati educati dalle famiglie a seguire questa usanza con lo stesso fine pensato dal povero calzolaio popolano: un distacco dal cibo per non mostrare eccessiva fame, salvaguardando il nome della propria famiglia e lo status sociale.

Dopo la I Guerra Mondiale tutto questo è mutato drasticamente, allineando la città di Napoli al resto d'Italia: fin dagli anni Venti del Novecento lasciare qualcosa nel piatto è stato motivo di ramanzina per i più piccoli, usanza che si è acuita dopo la II Guerra Mondiale. Fortunatamente questa cattiva abitudine dei napoletani si è assolutamente capovolta e oggi lasciare qualcosa nel piatto è sinonimo di "mala crianza", ovvero di cattiva educazione.

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
619
api url views