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3 Febbraio 2024 15:00

Cosa sono i vini varietali: da “vino da tavola” a una classificazione precisa e propria

I vini varietali non hanno legami tra vitigni e zone di coltivazione, quindi non devono seguire norme o disciplinari di produzione perché non sono né Dop né Igp.

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C'è una categoria di vini piuttosto recente che sta trovando una fetta di mercato sempre più ampia: i vini varietali. Ma cosa sono? I vini varietali sono quei vini per cui non è prevista l'indicazione territoriale in etichetta. Troviamo il vitigno (o i vitigni) e/o l'annata di produzione del prodotto. I vini varietali possono essere fatti solo con:

  • Cabernet;
  • Cabernet Franc;
  • Cabernet Sauvignon;
  • Chardonnay;
  • Merlot;
  • Sauvignon;
  • Syrah.

Sono stati introdotti solo nel 2008 in un processo di riorganizzazione del sistema europeo di certificazione dei vini per uniformare le sigle di riconoscimento dei prodotti. In parole povere i vini varietali sono quelli senza denominazione di origine o di indicazione geografica protetta. Un tempo erano conosciuti come "vini da tavola".

Quali sono i vini varietali e come si riconoscono

La definizione di "vino varietale" è facile perché è descritta in un riferimento normativo ministeriale del 23 dicembre 2009 e successivamente implementata il 19 marzo 2010: i vini varietali sono definiti come "vini senza Dop o Igp designati con il nome del vitigno" e come "i vini designati con le indicazioni del nome di una o più varietà di uve da vino". In parole povere: i vini varietali non hanno alcun legame tra vitigno e zona di coltivazione delle uve, quindi non devono seguire norme o disciplinari di produzione perché non sono né Dop né Igp. Secondo la suddivisione ufficiale, in vigore dal 2007, i vini sono suddivisi in 5 categorie. Vengono distinti in:

  1. il semplice vino (precedentemente detto da tavola);
  2. il vino varietale;
  3. il vino a Indicazione Geografica Protetta (IGP, ex IGT.);
  4. il Vino a Denominazione di Origine Protetta (DOP.);
  5. il vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG.) con la specificazione aggiuntiva della sotto zona.

La scelta dei vitigni sopra elencati è ben precisa ed è solo italiana: sono tutti internazionali così da proteggere i vitigni autoctoni. Discorso diverso per gli spumanti dove possiamo trovare Moscato, Malvasia, Trebbiano e Pinot (senza distinzione tra Pinot Bianco, Pinot Grigio o Pinot Nero.

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Detto così può sembrare che i vini varietali siano scevri da controlli ma ovviamente non è vero ed hanno delle regole: devono essere prodotti per almeno l'85% con le uve della base ampelografica (in pratica se scegli il Syrah deve essere contenuto almeno in quella percentuale). Prima di essere messi in commercio devono essere sottoposti a una serie di controlli da parte di diversi organismi, sia nazionali sia regionali. Sono però i produttori a scegliere l'organismo di controllo quindi ognuno ha un proprio "esame": la cosa fondamentale è che l'organismo sia comunicato sia alla regione d'appartenenza sia all'Ispettorato Centrale.

Tutto questo ci porta a chiederci come possiamo riconoscere un vino varietale. In realtà è molto semplice perché tutte le indicazioni sono già in etichetta. Non c'è una discriminazione gustativa dunque.

Un vino varietale non ha alcuna indicazione relative alle denominazioni (Doc, Docg, Igt o Igp). Ci sono invece le indicazioni relative al vitigno prevalente, quindi quello che deve essere presente per almeno l'85%, sul colore, sull'azienda imbottigliatrice, sulla dimensione della bottiglia, la gradazione alcolica, la nazione di provenienza, la presenza dei solfiti e il lotto di produzione. L'annata del vino è facoltativa perché esiste una categoria di vini varietali "d'annata" che permette ai produttori di indicare l'anno della vendemmia delle uve: in questo caso scriverlo è obbligatorio.

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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