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8 Novembre 2025 13:00

Atp Finals di Torino: cosa mangiare nel capoluogo piemontese tra un match e l’altro

Scopriamo i piatti tipici di Torino durante le Atp Finals: dagli agnolotti del plin al brasato al Barolo, passando per la bagna cauda e il gianduiotto, un viaggio gastronomico imperdibile.

A cura di Enrico Esente
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Se hai in mente di partire per Torino perché dal 9 al 16 novembre ci saranno le Atp Finals e non sai cosa mangiare in città, sei nel posto giusto. Il capoluogo del Piemonte è ricco di storia e tradizione gastronomica tutta da scoprire. Qui non ti aspetteranno solo dritti, rovesci e partite da brivido, ma anche un vero e proprio tour a tavola. Mentre il nostro Jannik Sinner cercherà di confermare la sua stella tra i grandi e Carlos Alcaraz proverà a strappargli la scena, l'Italia sogna anche l'ingresso di Lorenzo Musetti. Il tennista toscano, spera di rientrare tra i migliori del tennis mondiale per regalare al pubblico torinese la magia di due azzurri in campo, in una delle competizioni più importanti dell'anno.

Ma Torino, oltre a diventare il regno del tennis novembrino, è anche una città che offre molto sul piano gastronomico: piatti simbolo della grande tradizione italiana, prodotti d'eccellenza che vengono dai territori rurali del Piemonte, una vivacità ristorativa che si ritrova in poche altre città. Insomma se ti stai chiedendo quali sono i piatti più famosi della città da non farti assolutamente sfuggire durante questa manifestazione, preparati perché qui troverai tutto ciò che ti serve sapere.

1. Agnolotti del Plin

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Il primo piatto più "torinese" che c'è. Gli agnolotti del Plin  (conosciuti anche come agnolotti piemontesi) sono un simbolo della cucina di questa regione settentrionale. Si tratta di scrigni di pasta fresca all'uovo ripieni di carne arrosto o verdure. Il loro nome deriva dal gesto con cui si chiudono. Sostanzialmente "plin" è una rappresentazione onomatopeica del rumore che si fa quando si sigillano dopo averli farciti: un pizzicotto di dita o uno schiocco. Vengono serviti con burro e salvia o con un ricco sugo d'arrosto che ne esalta tutto il sapore e la morbidezza.

L’idea moderna e “codificata” degli agnolotti del Plin come li conosciamo oggi viene infatti attribuita a Lidia Alciati, storica chef del ristorante Guido da Costigliole (poi trasferito nelle Langhe), una delle grandi figure della cucina piemontese del Novecento. Negli anni ’70, Lidia Alciati e la sua famiglia — pionieri della valorizzazione della cucina regionale — reinterpretarono il plin della tradizione contadina dandogli la forma minuta e raffinata che oggi conosciamo: un agnolottino piccolo, chiuso a mano con il classico “pizzicotto”, servito spesso solo con burro e salvia o addirittura “al tovagliolo”, cioè senza condimento, per esaltarne il ripieno, come facevano una volta i contadini.

2. Bagna cauda

cucina piemontese

La bagna cauda è tra i piatti più celebri della città di Torino, famosissima nel periodo che va tra fine autunno e l'inverno. Si tratta di una tipica salsa calda piemontese a base di acciughe, aglio, olio extravergine di oliva, servita con verdure fresche da intingere. Mangiare la bagna cauda è un'esperienza rustica e autentica: si usa portarla in tavola in un tegame di terracotta aperto sotto dove si inserisce una piccola candela per tenere calda la salsa. Un piatto conviviale, ideale da condividere e mangiare quando si è in compagnia.

3. Vitello tonnato

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Qui siamo dinanzi a un grande classico della tradizione sabauda: il vitello tonnato o vitel tonné, come dicono a Torino. Si tratta di sottili fette di girello di fassona (razza tipica piemontese) che viene marinato, bollito e servito con una salsa di tonno, uova sode, olio, capperi e acciughe.  Le sue origini risalgono al Settecento, quando nelle corti sabaude si diffuse l’uso di accompagnare le carni fredde con salse ricche e speziate d’ispirazione francese. In seguito, nel corso dell’Ottocento, il vitello tonnato divenne un simbolo dell’ospitalità piemontese, servito durante le feste o nei pranzi domenicali. Da quel momento, il vitello tonnato ha fatto tanta strada, fino ad approdare a versioni contemporanee più alleggerite, che a volte vengono servite anche come antipasto, magari in versione finger food.

4. Tajarin (tagliolini) al tartufo bianco di Alba

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Il preziosissimo tartufo bianco di Alba, un'eccellenza riconosciuta in tutto il mondo, incontra in questo piatto i mitici tajarin. Parliamo di una pasta all'uovo originaria delle Langhe e Monferrato, ma ormai protagonisti anche sulle tavole torinesi. Preparati con una grande quantità di tuorli (per questo il colore giallo è molto intenso), si servono in un modo semplicissimo: con burro fuso e scaglie di tartufo bianco. Il profumo che ne esce da questo piatto è qualcosa di irresistibile e intenso. Durante le prestazioni dei nostri campioni, devi assolutamente assaggiarli se sei un intenditore e appassionato di gastronomia.

5. Brasato al Barolo

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Un piatto che unisce due grandi "star" della cucina tradizionale piemontese: la carne di Fassona e il famoso vino rosso. Il brasato al Barolo, chiamato anche brasà in città, è uno stufato in cui la carne viene cotta lentamente per diverse ore nell'omonimo vino. Il sapore è incredibile, con la carne che, dopo ore di cottura nel vino, diventa morbidissima e profumata.

La carne, scelta tra i tagli più teneri e saporiti del bovino Fassona, viene prima marinata a lungo nel Barolo insieme a spezie, erbe aromatiche, cipolle, carote e sedano. Successivamente, viene rosolata e poi lasciata cuocere dolcemente per ore nel suo stesso vino, fino a diventare tenerissima e avvolta da un profumo intenso e inebriante.

Il risultato è un piatto sontuoso: la carne si scioglie letteralmente in bocca, mentre il sugo denso e vellutato racchiude tutto il carattere del Barolo, con le sue note di frutti rossi, spezie e legno. Tradizionalmente servito con purè di patate, polenta morbida o verdure di stagione, il brasato al Barolo è una portata che celebra la convivialità e racconta, in ogni boccone, l’anima autentica delle Langhe e del Piemonte.

6. Bollito misto

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Insieme alla bagna cauda, il bollito misto è uno dei piatti simbolo della tradizione gastronomica torinese e piemontese. Chi è amante della carne non può non assaggiarlo se si trova in città. Parliamo di sette tagli principali di manzo bolliti, sette "ammenicoli", ossia parti più delicate corte separatamente in pentole differenti e ben sette salse d'accompagnamento, tra cui il bagnetto verde e il bagnetto rosso. Si serve con quattro contorni di verdure tra cui patate lesse, spinaci al burro, funghi trifolati e cipolle in agrodoloce. Un piatto ricco di profumi e contrasti, che racconta la storia e l’anima conviviale del Piemonte.

7. Gianduiotto di Torino e Bicerin

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Per chiudere in dolcezza, non si può non menzionare due simboli torinesi. Il Gianduiotto (da poco diventato prodotto Igp) e il bicerin. Il primo è un morbido cioccolatino a base di nocciole delle Langhe, il più famoso di Torino e d'Italia. Il secondo è una bevanda calda a base di caffè, cioccolato e panna.

Il secondo, il Bicerin, è una bevanda calda e raffinata, composta da caffè espresso, cioccolato fuso e panna montata, servita in un caratteristico bicchiere di vetro che lascia intravedere i tre strati perfettamente distinti. Un piacere d’altri tempi, da gustare lentamente nei caffè storici della città, magari tra una passeggiata e l’altra sotto i portici.

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Quello che i piatti non dicono
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