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26 Settembre 2022 11:00

Come riconoscere e scegliere una buona passata di pomodoro al supermercato: i consigli

Come scegliere una buona passata di pomodoro al supermercato? Quali fattori e quali indicazioni dobbiamo tenere in considerazione per un prodotto di qualità? Ecco alcuni consigli da tenere a mente in fase di acquisto.

A cura di Alessandro Creta
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Il pomodoro. Un prodotto così identitario della cucina italiana, originario delle Americhe e importato in Europa solo dopo il 1500. Un frutto considerato inizialmente tossico, velenoso, al punto da usarne la pianta solo per scopi ornamentali, ma capace poi di ritagliarsi il suo spazio (e che spazio) all'interno della cucina, in particolar modo quella mediterranea.

Uno dei prodotti più commercializzati e diffusi nella grande distribuzione è la passata di pomodoro: l'Italia, secondo un report stilato da Ismea, è a livello mondiale il secondo produttore di pomodoro fresco destinato a conserve (la passata è, di fatto, una conserva vegetale), con un indotto che si avvicina ai 4 miliardi di euro annui, di cui quasi la metà derivanti dall'export.

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La passata è presente praticamente in ogni casa, utilizzata per le ricette più disparate. Si va dalle lasagne alle polpette al sugo, passando per gli gnocchi alla sorrentina, una semplice pasta fino alla carne alla pizzaiola. E chi più ne ha più ne metta. Nel vasto assortimento di passate presenti nella grande distribuzione, però, come scegliere quella giusta? O, perlomeno, come scegliere un prodotto di buona qualità? Ecco alcuni consigli da tenere a mente in fase di acquisto.

Come scegliere una buona passata di pomodoro

Come possiamo scegliere una buona passata di pomodoro? Come muoversi di fronte a questo scaffale rosso che nel supermercato ci si staglia di fronte? Cosa guardare, e valutare, per acquistare un prodotto di qualità? Come per quanto riguarda altre categorie merceologiche, occhio all'etichetta prima ancora del prezzo (non per forza uno più alto è sinonimo di garanzia). "Il prezzo non è significativo in termini di qualità – si legge sul sito di Altroconsumo – la passata non è un prodotto in generale costoso, ma vi sono alcune marche molto più care della media che non hanno ottenuto risultati migliori rispetto a quelle meno costose".

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Tra marchi più o meno noti, ecco comunque qualche accortezza da considerare.

1. Provenienza dei pomodori

Per legge in etichetta va indicata la provenienza dei pomodori. Essendo l'Italia tra i maggiori produttori sarebbe quindi più logico e sensato optare per qualcosa di nostrano, per quanto non ci sarebbe nessun problema in caso di passata proveniente dall'estero, se sono indicate garanzie di qualità. In linea di massima, se in etichetta compare la dicitura: "Origine del pomodoro: Italia” o ancora “Pomodoro 100% italiano" allora il nostro prodotto è stato lavorato e confezionato in territorio nazionale. Meglio sempre controllare, comunque, se il Paese di coltivazione e quello di lavorazione (o inscatolamento) coincidano. In questo caso, il pomodoro in questione non è stato sballottato da un Paese all'altro prima di diventare passata.

Ci sono poi sempre eccezioni alle regole: di recente memoria lo scandalo Petti, le cui passate venivano vendute con la dicitura “pomodoro 100% italiano” o come “pomodoro 100% toscano” anche se in realtà si trattava di un prodotto semilavorato con concentrato di pomodoro (non utilizzabile nel realizzare la passata) proveniente da Paesi al di fuori dell'Unione Europea. In casi del genere però solo gli organi competenti possono attuare verifiche.

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In base alla normativa vigente, risalente al 2004, la passata per chiamarsi così deve essere ottenuta esclusivamente da pomodori freschi. In caso contrario in etichetta vengono apposte altre diciture come, per esempio, preparato per sugo. Notiamo se il produttore faccia o meno parte di qualche Consorzio, oppure se abbia ottenuto certificazioni particolari come, per esempio, quella di agricoltura biologica. Non garanzia in senso assoluto, ma comunque qualcosa da considerare.

2. Colore e ingredienti della passata

Facciamo anche attenzione al colorito della passata: questa dovrà presentarsi viva, uniforme, non troppo accesa o eccessivamente spenta o chiara. Capitolo ingredienti: le uniche voci si devono riferire a pomodoro, acido citrico (conservante) e sale (purché non eccessivo). Al più, a discrezione del produttore, potrebbero comparire piante aromatiche come spezie o erbe.

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3. Controllare il sottovuoto

Altro accorgimento: in caso di passata in bottiglia meglio sempre accertarsi che il contenitore sia sottovuoto, così da garantire l'ideale conservazione del prodotto. Per farlo basta premere il tappo nella parte centrale: se non farà alcun rumore possiamo procedere all'acquisto, se sentiamo un click allora significa che è entrata aria all'interno e la passata è da scartare. Se abbiamo invece una lattina, meglio verificare che sia integra e non ammaccata.

4. Quanto conta l'anno di produzione?

L'anno di produzione, infine, non è di per sé un fattore a cui dare troppo peso. Essendo il prodotto pastorizzato e conservato sottovuoto può mantenersi anche per due o tre anni. Al supermercato, quindi, è possibile trovare una bottiglia dell'anno in corso accanto a una confezionata la stagione precedente.

5. Attenzione al codice: pomodoro fresco o no?

Sulle bottiglie tendenzialmente viene segnalato un codice informativo sul periodo di produzione, così da capire se il pomodoro sia stato lavorato o meno al meglio della sua stagionalità.

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Oltre all'anno di produzione (segnalato con una lettera: J per il 2019, E per il 2020 e U per il 2021) è indicato un numero, riferito al giorno dell'anno in cui la passata è stata prodotta. Essendo il pomodoro un prodotto stagionale (tra luglio e ottobre) possiamo capire se è stato imbottigliato fresco oppure dopo esser stato lavorato. Se sono indicati i numeri compresi fra i giorni 190-290, ossia i tre mesi in genere della durata della campagna di raccolta, la passata è da pomodoro fresco. Per fare un esempio pratico: se sulla confezione è indicato il codice E207, significa che quella passata è stata prodotta e imbottigliata il 207esimo giorno del 2020. Vale a dire il 26 luglio. La lettera L, invece, sta per lotto.

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A cura di
Alessandro Creta
Laureato in Scienze della Comunicazione prima, Pubblicità e Marketing poi. Giornalista gastronomico per professione e mangiatore seriale per passione, mi piace navigare tra le pieghe del cibo, perché il food non è solamente cucina, ristoranti e chef. Appassionato di olio evo ma anche di viaggi, sono particolarmente incuriosito da cibi strani e sconosciuti. Mi fate felice con un Verdicchio. Mi trovate su Instagram: @cretalex
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