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26 Gennaio 2023 15:00

Coloranti alimentari: quanti sono, perché si utilizzano e sigle per riconoscerli

Cosa sono, come e perché vengono utilizzati i coloranti all'interno degli alimenti? Come poterli riconoscere e quanti tipi di coloranti esistono? Sigle e principali indicazioni.

A cura di Alessandro Creta
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Come e dove vengono utilizzati i coloranti alimentari? Da cosa derivano, quanti sono e quali sono le sigle attraverso le quali possiamo riconoscerli e individuarli leggendo le etichette del cibo?

Negli ultimi tempi è tornata alla ribalta la questione legata a un colorante alimentare, di origine naturale, derivato dalla lavorazione di un insetto. La cocciniglia, nello specifico, animale allevato ed essiccato per l'estrazione del colore rosso che lo caratterizza. Siano di derivazione naturale oppure artificiale i coloranti sono utilizzati proprio per questo scopo: non nutritivo, prettamente addizionale per conferire agli alimenti particolari caratteristiche cromatiche oppure per esaltare il colore originale.

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Dalla pagina Facebook Museo Vivo "Los Bichos de Malinalco"

Nel caso della cocciniglia, per l'appunto, proprio per sua natura l'uso del colorante derivato è concentrato verso prodotti rossi come, per esempio, yogurt alla fragola oppure bevande energizzanti, bitter e analcolici.

Cosa sono e perché si usano i coloranti

Va detto innanzi tutto come i coloranti non siano considerati alimenti, bensì  additivi allo stesso modo di conservanti,  emulsionanti, esaltatori di aroma e antiossidanti. Non avendo proprietà prettamente nutritive non influiscono sull'apporto alimentare dei cibi.

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Come si legge anche sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità i coloranti infatti non vengono utilizzati a scopo nutrizionale, e non rispondendo a specifiche esigenze tecniche interagiscono prettamente sulla sfera psichica ed emotiva del consumatore. "La percezione del colore – specifica l'Iss – è immediata e il gradimento o il rifiuto dell’alimento dipendono da essa. I coloranti sono sostanze che conferiscono un colore a un alimento o ne restituiscono la colorazione originaria. Comprendono sia i componenti naturali degli alimenti, sia altri elementi di origine naturale che, però, non sono normalmente consumati come alimento né usati come ingrediente per la loro preparazione". In sostanza, senza l'utilizzo dei coloranti molti prodotti sarebbero spenti, deboli, da un punto di vista cromatico. Non attirerebbero insomma l'occhio e nessuno probabilmente li comprerebbe.

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Più nello specifico i coloranti sono descritti come pigmenti estratti dagli alimenti, e da altri materiali commestibili di origine naturale, grazie a procedimenti fisici e chimici. Tuttavia non possono essere utilizzati in tutti i cibi. Questi, per esempio, sono vietati per legge per quanto riguarda latte, yogurt, uova, carne, oli, farina, pane, concentrati di pomodoro e in formaggi vari. In altri prodotti da forno, come per esempio quelli di pasticceria, oppure bevande analcoliche se ne registra invece il maggior utilizzo.

I coloranti alimentari, continua la pagina dedicata dell'Istituto Superiore di Sanità, possono essere aggiunti per:

  • restituire l’aspetto originario a quegli alimenti che a seguito dei processi di trasformazione, conservazione, imballaggio e distribuzione hanno subito alterazioni del colore che può essere diventato sgradevole;
  • accrescere la loro capacità di attrarre il consumatore e a colorare alimenti di per sé incolori.

A questi utilizzi se ne aggiungono altri come: assicurare uniformità di colore correggendo eventuali variazioni naturali di intensità, aumentare il colore di un alimento quando risulti meno intenso di quello che il consumatore è abituato ad associargli, proteggere dai raggi del sole l’aroma e le vitamine sensibili alla luce durante la conservazione dell’alimento e fornire un’indicazione visiva della sua qualità.

Più nello specifico i coloranti alimentari si distinguono in 3 categorie:

  • coloranti alimentari di origine naturale, estratti in diversi modi sia da specie vegetali che offrono un’ampia gamma di colori, sia da alcune specie animali con colorazione limitata al rosso (l'esempio già citato della cocciniglia, ndr). Gli estratti ottenuti sono concentrati e purificati per isolare le sostanze colorate desiderate. I costi di estrazione, concentrazione e purificazione, così come quelli di identificazione sono, generalmente, alti.
  • Coloranti naturali identici, sono prodotti chimicamente in modo da riprodurre fedelmente la corrispondente sostanza naturale con elevata purezza e a costi più bassi.
  • Coloranti alimentari artificiali, sono prodotti mediante processi chimici e privi, in natura, di corrispondenti simili.

Come individuare i coloranti in etichetta

Come sapere se in un determinato alimento sono stati usati coloranti? Basta, come sempre, leggere l'etichetta riportata sulla confezione. Nell'elenco, che comprende ingredienti e additivi, i coloranti vengono indicati con una sigla, comprensiva della lettera E seguita da un numero, da 100 a 199 (inclusi quelli vietati per legge).

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Nello specifico i primi 10 numeri (100-110) si riferiscono a coloranti gialli, l'E111 riguarda l'arancione, da E120 a E129 sono i rossi, da E130 a E139 blu e violetto, verde da E140 a E149, marrone e nero da E150 a E159 mentre da E160 a E199 riguardano altri tipi di colore. In Europa sono ammessi solo i coloranti che vengono autorizzati dall’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare.

Periodicamente aggiorneremo questo articolo con altri approfondimenti, inerenti nello specifico i vari coloranti (con rispettive sigle) che possiamo trovare segnalati nelle etichette del cibo. Tutto sarà linkato nei titoli qui di seguito.

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