
Andare alla scoperta dei frutti tropicali è come fare un viaggio senza muoversi da casa: basta leggere di dragon fruit, carambola o durian per restare affascinati da queste invenzioni della natura che non sempre sono facili da reperire anche alle nostre latitudini, anzi, spesso per provarle bisognerebbe acquistare un biglietto aereo vero, e non solo con la fantasia. Potremmo dire che è il caso del mangostano, un frutto prelibato del Sud Est asiatico che in Italia è raro trovare, considerato tra i più buoni al mondo, se non il più buono di tutti: il sapore della sua polpa avrebbe fatto venire l'acquolina in bocca persino a una regina. Vediamo perché.
Che cos’è il mangostano
Il suo nome scientifico è Garcinia mangostana e si riferisce sia a una pianta tropicale tipica del Sud Est asiatico sia al suo frutto, conosciuto come mangostano in italiano e mangusteen a livello internazionale. Dal punto di vista botanico stiamo parlando di un sempreverde appartenente alla famiglia delle Clusiaceae che ha trovato il suo habitat d’elezione in Thailandia, paese che ne è diventato il maggiore coltivatore. A catturare l’attenzione è il frutto dalle dimensioni di un mandarino, di forma tondeggiante, ha una buccia resistente, liscia e spessa. Quest’ultima all'esterno è di colore violaceo scuro, mentre internamente vira nelle tonalità più chiare del porpora e circonda una polpa bianchissima, candida, divisa in spicchi, che esteticamente ricorda una testa d’aglio. La somiglianza, però, si ferma qui, dato che il sapore, la consistenza e il profumo sono estremamente piacevoli: il mangostano, infatti, è succoso e cremoso, dal gusto che riporta a quello dell'ananas, della pesca, del litchi con sentori floreali di rosa e di gelsomino.

Da sapere che la pianta del mangostano necessita di un clima caldo e umido per crescere ed è per questo che la produzione si concentra in Thailandia, Indonesia, Malesia, Myanmar, Vietnam e Filippine: fruttifica tra i mesi di giugno e ottobre e il frutto è molto delicato, tanto che prima delle innovazioni tecnologiche di stoccaggio degli alimenti messe a punto nel XXI secolo era molto complicato spostarlo da un luogo all’altro e, di conseguenza, esportarlo. Proprio da queste difficoltà sembra essere nata la leggenda riferita alla Regina Vittoria che venuta a conoscenza di questa prelibatezza, attorno al 1890, avrebbe nominato cavaliere chiunque gliene avesse portata una in Inghilterra: da qui l'appellativo di “queen of fruits” per il mangostano
Come viene utilizzato in cucina
Il mangostano è uno di quei frutti che dà il meglio di sé quando gustato al naturale. A essere edibili sono unicamente gli spicchi bianchi, che si estraggono una volta aperto: l’operazione è molto semplice, perché basta applicare una leggera pressione con le dita al fine di formare una crepa sulla calotta, così da rimuoverla. Altrimenti puoi anche avvalerti di un coltellino affilato e incidere lungo la metà senza affondare troppo (o rovinerai la polpa) e dividere in due il frutto con le mani. Gli spicchi, poi, si prendono come si farebbe con quelli di un agrume, staccandoli uno a uno: possono avere dimensioni diverse tra loro, e nei più grossi spesso vi è la presenza di un seme nero, che è meglio eliminare. Si usano interi in macedonie o insalate, oppure frullati in smoothies, sorbetti e pudding a base di riso: il sapore fresco e floreale del mangostano si abbina con l’asprigno del lime e del limone, con il dolce del cocco e il neutro-acidulo dello yogurt. Uno dei prodotti più popolari è il succo di mangostano, da bere così com’è o impiegato per aromatizzare cocktail e bevande analcoliche dissetanti dal mood esotico.

Dal punto di vista nutrizionale, si tratta di un frutto ipocalorico (65 kcal per 100 gr), ricco di fibre, carboidrati, vitamina C e vanta un buon quantitativo di folati (vitamina B9): in più, vede un’alta concentrazione di antiossidanti, in particolare xantoni, composti bioattivi dall’azione anti-aging e antinfiammatoria che però non si localizzano negli spicchi, ma nel pericarpo (la buccia), utilizzati sotto forma di integratori alimentari ed estratti in cosmesi per realizzare creme per la pelle.
Come scegliere un buon mangostano
Rispetto ad altri frutti tropicali, il mangostano in Italia è poco diffuso: è possibile trovarlo nei supermercati e nei negozi specializzati ben forniti, mentre nei luoghi di origine, in particolare in Thailandia, è una delle tante varietà che rendono vivaci e curiosi (per un un viaggiatore) i banchi dei mercati locali. Una volta che hai individuato questi frutti, il consiglio è quello di provarli. I mangostani si mangiano quando giungono alla corretta maturazione: riconoscerli è facile perché hanno un peduncolo verde e carnoso e la buccia completamente violacea dalla consistenza leggermente cedevole al tocco: infatti, si aprono facendo una minima pressione oppure incidendo con un coltello, che deve infilarsi senza difficoltà. Se il mangostano è duro con il peduncolo rinsecchito, allora significa che non è più buono.