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8 Marzo 2023 13:21

Artemisia: la pianta amica delle donne usata anche in cucina

Conosciuta anche come erba di San Giovanni, è usata come sedativo per la tosse e contro i dolori del ciclo. Cos'è l'artemisia e come usarla in cucina.

A cura di Monica Face
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Appartiene alla stessa famiglia dell’assenzio, ne esistono diverse varietà, tra cui una che sa di cola. Molto apprezzata nella medicina cinese, viene spesso usata come calmante per la tosse e come antidolorifico. Ha inoltre proprietà tonificanti, sedative e digestive e per questo motivo è molto apprezzata anche in cucina. Andiamo alla scoperta dell'artemisia, partendo dalle curiosità storiche, passando per i benefici e le eventuali controindicazioni, fino agli usi in cucina.

Significato del nome e curiosità storiche

In antichità nel giorno in cui si festeggia San Giovanni, ossia il 24 giugno, pochi giorni dopo il solstizio d’estate, l’artemisia veniva bruciata come offerta per scongiurare la sfortuna e per tenere lontano il demonio. Era anche tradizione tenerne dei mazzetti vicino alle finestre per allontanare gli spiriti maligni. Sembra che l'origine del nome venga dal dea greca Diana, detta anche Artemide: Artemes in greco significa sano, di buona salute. E infatti Artemide, dea della caccia, della selvaggina, dei boschi e protettrice delle donne, era anche venerata per chiedere la buona salute, in particolare delle donne.

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Rimanendo nell'ambito delle curiosità storiche, porta lo stesso nome anche una pittrice della scuola di Caravaggio, Artemisia Gentileschi, prima donna a essere ammessa all'Accademia delle arti del disegno di Firenze, diventata negli anni simbolo del femminismo.

E delle donne è particolarmente amica anche questa pianta, perché tra i suoi molti benefici c’è quello di calmare i dolori mestruali. Oltre a questo ha molte altre proprietà medicinali conosciute fin dall’antichità.

Caratteristiche della pianta

L’artemisia è una pianta perenne, originaria delle zone temperate dell'Europa, Asia e Nord Africa, e successivamente diffusa anche in Nord America. La pianta cresce a ridosso dei fiumi e dei campi coltivati e in generale in zone con una buona esposizione al sole.

La semina arriva in primavera, le talee erbacee vengono prelevate a giugno, mentre le zolle vengono divise tra ottobre e marzo. Ha bisogno di irrigazione regolare soprattutto in estate. In genere, l’artemisia viene raccolta e consumata fresca se si desidera utilizzarla a scopo aromatico. I fiori sono piccoli gialli, sono molto profumati e dal sapore amaro.

Di questa pianta esistono oltre 350 specie, tra cui il dragoncello (Artemisia dracunculus), il genepì (Artemisia genipi) e l’artemisia cinese. Da quest’ultima si ricava un principio attivo che sembra efficace nel trattamento della malaria, i cui studi però sono ancora in corso. Oltre alle varietà già citate esiste anche l’Artemisia absinthium, comunemente chiamato l’assenzio, che nell'Europa di fine Ottocento, veniva chiamato la "droga dei poeti maledetti" e dei pittori squattrinati. Veniva infatti usato per realizzare un liquore, particolarmente apprezzato dai bohémien parigini, per le sue spiccate proprietà di toniche, afrodisiache e più in particolare per la sensazione di forza e lucidità.

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Qual è la differenza tra artemisia e assenzio?

Anche se in entrambi i casi i fiori emanano un intenso profumo, artemisia e assenzio hanno foglie simili per forma, entrambe dentellate, ma differiscono nel colore: nella prima sono verde scuro nella parte superiore e biancastre in quella inferiore, mentre l’assenzio ha un fogliame più chiaro, tra il grigio e il verde nella parte superiore e quasi bianca nella parte inferiore, con una sorta di peluria.

Dopo essere stato messo al bando, l’assenzio venne poi reintrodotto con una formulazione e con quantitativi inferiori nell’industria degli alcolici, infatti è uno dei componenti fondamentali del vermouth. Molto usato anche nelle bevande analcoliche e nei farmaci per correggerne il sapore.

Si tratta comunque di due piante diverse: l'artemisia risulta essere meno tossica pur mantenendo alcune caratteristiche benefiche.

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A cosa serve l’artemisia: i benefici

In passato questa pianta veniva usata per fare i cataplasma sul ventre delle partorienti perché si riteneva che potesse facilitare il parto, così come l'espulsione della placenta. La sua radice veniva invece usata per trattare malattie neurologiche come l'isteria e l’epilessia.

Alcuni di questi benefici non sono riconosciuti dalla medicina moderna, mentre tra quelli riconosciuto c’è l’utilizzo per lenire i disturbi femminili, grazie alla sua azione antispasmodica. Influisce inoltre positivamente anche nei casi di amenorrea, soprattutto se legata ad anemia.

Ha un'azione sedativa e favorisce il rilassamento, infatti nella medicina popolare cinese viene utilizzata nel trattamento dei disturbi d’ansia, dell’insonnia e della depressione, stress e stanchezza mentale. Spesso impiegata anche come rimedio naturale per la tosse, aiuta il processo della digestione e la secrezione dei succhi gastrici, grazie ad alcune sostanze amare in essa contenute. Inoltre, stimola l’appetito e migliora l’assimilazione del cibo.

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Controindicazioni

È importante però ricordare che ci sono anche delle controindicazioni per questa pianta, perché abusandone potrebbe provocare nausea, vomito, dissenteria e reazioni allergiche di varia natura. Inoltre l’artemisia è sconsigliata durante l’allattamento.

L'artemisia in cucina

Una caratteristica di questa pianta è che se strofini le foglie tra le mani, profuma di caramelle alla cola. Come abbiamo detto influisce positivamente sulla digestione e per questo motivo è usata nella preparazione di amari e digestivi.

Ma trova il suo spazio anche in cucina. Ha un sapore amaro e un aroma leggermente piccante. I fiori, edibili, possono essere usati a scopo decorativo per aromatizzare le insalate, per condire i sughi e piatti a base di carne e di pesce. Ottima in particolare se usata con cibi particolarmente grassi, proprio per via delle sue proprietà digestive. Le foglie inoltre possono essere usate anche come infuso, oppure per aromatizzare la birra. L’infusione però deve essere breve per via della sua amarezza.

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