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12 Agosto 2025 12:08

Vesuvio in fiamme: distrutti vigneti secolari di Lacryma Christi e molte altre eccellenze

Il gigantesco rogo sul versante Sud-orientale del Vesuvio ha distrutto vigneti secolari di Lacryma Christi e colture simbolo della Campania: un disastro ambientale, agricolo e culturale che mette a rischio economia, paesaggio e tradizioni di un territorio unico al mondo.

A cura di Francesca Fiore
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foto di Parco nazionale del Vesuvio

Un incendio di proporzioni eccezionali ha colpito il Vesuvio negli ultimi giorni, devastando centinaia di ettari di vegetazione e mettendo in ginocchio un intero settore agricolo. Tra le vittime delle fiamme figurano i preziosi vigneti del Lacryma Christi del Vesuvio Dop, vino simbolo della Campania e custode di una storia millenaria. Il rogo, oltre a danneggiare irreversibilmente un patrimonio naturale unico, rischia di compromettere la produzione vinicola e le tradizioni locali legate a questo territorio.

L’incendio e l’area colpita

Le fiamme, divampate l’8 agosto e alimentate da temperature elevate e forti venti, hanno percorso circa 480–500 ettari di vegetazione sul versante Sud-orientale del Vesuvio. Le zone più colpite sono state Monte Somma, Terzigno e Ottaviano, aree in cui le coltivazioni di vite, pomodorini e albicocche convivono con macchia mediterranea e pinete. La portata dell’incendio è stata tale da essere visibile anche dallo spazio, attirando l’attenzione delle autorità nazionali e internazionali.

Un colpo al cuore del Lacryma Christi e gli altri prodotti

I danni maggiori riguardano i vigneti secolari di Lacryma Christi, una delle denominazioni di origine protetta più celebri d’Italia. Queste vigne, molte delle quali piantate su terreni vulcanici da generazioni di viticoltori, si trovavano in una fase delicata: la vendemmia era alle porte. Le alte temperature, il fuoco e la coltre di cenere hanno compromesso non solo la quantità del raccolto, ma anche la qualità delle uve rimaste, con effetti che potrebbero prolungarsi per anni. Oltre ai vigneti, le fiamme hanno colpito anche produzioni tipiche come i pomodorini del piennolo e  l'albicocca pellecchiella

Secondo Valentina Stinga, presidente di Coldiretti Napoli, si tratta di un “disastro ambientale e agricolo enorme”, con danni che si estendono ben oltre il settore agricolo: il territorio vesuviano vive anche di agriturismi ed enoturismo, oggi fortemente compromessi.

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Danni ambientali e tempi di recupero

La distruzione delle viti secolari rappresenta una perdita difficilmente rimpiazzabile. La ricostituzione di un vigneto richiede anni e il recupero della fertilità dei suoli bruciati potrebbe essere ostacolato dall’erosione e dall’impoverimento della sostanza organica. A livello ambientale, la perdita della copertura vegetale espone il versante del Vesuvio a maggior rischio di frane e degrado del suolo.

Le autorità locali e nazionali stanno organizzando una task force per valutare i danni e pianificare gli interventi di ricostruzione. Associazioni di categoria, produttori e comunità locali si stanno mobilitando per chiedere fondi e misure straordinarie di sostegno. Nel frattempo, iniziative di solidarietà e campagne di raccolta fondi si stanno diffondendo anche sui social.

L’incendio sul Vesuvio non è solo una tragedia ambientale, ma una ferita profonda al patrimonio culturale ed enogastronomico italiano. La speranza è che, con l’impegno congiunto di istituzioni, cittadini e produttori, questo territorio possa rinascere, continuando a raccontare la sua storia millenaria attraverso il profumo e il sapore del Lacryma Christi.

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