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18 Settembre 2025 10:55

Verme nell’ostrica: perché non è pericoloso?

Il piccolo verme trovato nell’ostrica nel ristorante di Perugia non è il temuto Anisakis, bensì un innocuo abitante del mare: paradossalmente la sua presenza garantisce che il mollusco è fresco.

A cura di Francesca Fiore
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Nei giorni scorsi un video girato in un ristorante di sushi alle porte di Perugia ha sollevato scalpore: da un’ostrica servita a tavola è comparso un piccolo verme vivo. L’immagine ha subito fatto il giro dei social, generando commenti indignati e un inevitabile senso di disgusto. I titolari del locale hanno però spiegato che si trattava di un evento naturale e, soprattutto, innocuo. L’episodio, al di là della cronaca, apre un tema interessante: cosa significa trovare un verme in un’ostrica e perché non bisogna confonderlo con l’ormai famoso Anisakis?

Vermi nelle ostriche: perché può succedere

Le ostriche sono molluschi bivalvi che filtrano grandi quantità di acqua marina. In questo processo è normale che entrino in contatto con organismi microscopici, residui naturali e, talvolta, piccoli vermi marini. Nel caso di Perugia, gli esperti hanno parlato di un anellide polichete, un verme diffuso nei fondali, che può trovarsi all’interno del guscio senza rappresentare un pericolo. La sua presenza non è legata a cattiva conservazione o a un problema sanitario, ma piuttosto al fatto che l’ostrica fosse viva e molto fresca al momento del consumo.

Perché non è Anisakis

Quando si parla di vermi nel pesce o nei frutti di mare, la prima associazione che viene in mente è l’Anisakis, un parassita nematode noto per i rischi che comporta se ingerito. L’Anisakis si sviluppa nell’intestino dei pesci e dei mammiferi marini e può causare infezioni nell’uomo, motivo per cui la legge impone il congelamento preventivo del pesce destinato a essere consumato crudo. Le ostriche, però, non possono ospitare questo parassita: perché, semplicemente, non avendo un apparato digerente sviluppato, non offrono l’habitat necessario al ciclo vitale dell’Anisakis. Confondere un anellide marino con questo nemico ben più insidioso è quindi un errore comune ma infondato.

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Quando il verme è sinonimo di freschezza

Paradossalmente, la presenza di un piccolo verme in un’ostrica può essere interpretata come un segnale di freschezza. Un organismo vivo trova infatti condizioni favorevoli solo in un mollusco appena raccolto e ancora vitale. Non è un caso che molti ristoratori sottolineino come episodi simili si verifichino solo quando il prodotto arriva in tavola quasi “direttamente dal mare”. Dal punto di vista della sicurezza alimentare, la presenza di policheti non comporta rischi per la salute, ma certo non aiuta l’appetito di chi si trova di fronte a un simile spettacolo.

Tra disgusto e sicurezza alimentare

Se dal punto di vista scientifico il caso non rappresenta un pericolo, la normativa europea sull’igiene degli alimenti resta chiara: la presenza di organismi indesiderati, anche se innocui, può rendere un prodotto non conforme. Il consumatore, del resto, associa l’immagine del verme a un cibo contaminato e poco sicuro, indipendentemente dalla spiegazione biologica. È qui che si gioca la partita tra realtà scientifica e percezione pubblica: un conto è ciò che dicono i manuali di biologia marina, un altro ciò che suscita il riflesso di disgusto davanti a un piatto.

Questo episodio mette in luce il rapporto complesso tra cucina, sicurezza alimentare e conoscenza della natura. I frutti di mare, per la loro stessa natura, sono organismi vivi che arrivano in tavola con il loro habitat ancora “addosso”. Sapere distinguere tra rischi reali, come l’Anisakis nei pesci, e presenze innocue, come un anellide in un’ostrica, significa anche avvicinarsi al mare con maggiore consapevolezza. La sfida per i ristoratori sarà comunicare questa complessità senza allontanare i clienti, mantenendo la fiducia nella freschezza e nella sicurezza di ciò che viene servito.

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Quello che i piatti non dicono
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