video suggerito
video suggerito
10 Giugno 2021 11:00

Una pastora nomade fra le montagne cuneesi: la storia della margara Roberta Colombero

È quasi un viaggio nel tempo la storia di Roberta Colombero, trentenne piemontese che sta dedicando la sua vita agli animali. Lei è una margara, una pastora nomade che si occupa della transumanza e della cura dei bovini dai quali produce formaggi: una delle ultime rappresentanti di questa antica professione. L'abbiamo "raggiunta" tra le sue montagne.

A cura di Alessandro Creta
444
Immagine

Ci troviamo a una sessantina di chilometri sia da Torino sia dal confine francese. Siamo tra le montagne cuneesi del Piemonte, precisamente a Savigliano, piccolo comune di poco più di 20 mila abitanti in cui Roberta Colombero (e la sua famiglia) è praticamente conosciuta da tutti. Lei è una margara, una pastora cioè addetta alla transumanza, all'allevamento e alla custodia del bestiame da latte; quel latte che poi lavora per creare formaggi unici e peculiari, tipici di questo piccolo lembo di Italia.

Lontano dal trambusto del traffico, lontano dai rumori della città e distante dai ritmi forsennati dei grandi centri urbani Roberta sembra uscita da un contesto (culturale e storico) che, tranne in rari quanto sparuti casi, nel nostro Paese è ormai sempre più difficile trovare. Roberta è una ragazza di appena 32 anni, che al suono delle notifiche dello smartphone preferisce il canto degli uccelli in alta quota, al viaggio in auto predilige un'escursione a cavallo tra i rilievi della sua Savigliano, che al caos metropolitano preferisce l'armonia e la pace delle vette montane.

Immagine
Roberta Colombero

Una ragazza che, al posto fisso e un contratto in città, ha preferito una vita tra i campi, trasformando il suo amore per gli animali in una professione tanto affascinante quanto (quasi) perduta. Una passione che la guida ormai da una decina di anni e che l'ha resa, forse anche in modo inconsapevole, a suo modo quasi una star. A destare curiosità, sicuramente, la scelta fatta ancora giovanissima, quando poco più che ventenne ha deciso di dare continuità al percorso intrapreso dai genitori (e ancor prima dai nonni) vivendo, di fatto, in simbiosi con la natura e con gli animali che lei stessa alleva, pianificando le giornate non in base alle sue esigenze ma a quelle delle mucche che chiama "le mie ragazze". Una scelta di vita controcorrente, insolita nell'epoca delle grandi tecnologie e della digitalizzazione di massa, ma una vita di cui Roberta ha memoria sin dai suoi primissimi anni.

Animali, formaggi e famiglia: la vita di Roberta

"È una vita di cui ho ricordi sin dalla mia infanzia – ci racconta – quando giocavo con i vitellini, con i cani, passavo le ore in un torrente in montagna o mi divertivo con le pigne degli alberi, sino a rimanere sotto la pioggia durante un temporale quando portavo al pascolo la mandria con mio padre. Già da piccola sentivo quanta energia e amore emanava la natura: il contatto con la terra per me è sempre stato molto importante".

Roberta è una delle ultime rappresentanti di un impegno che rappresenta quasi più una vocazione che un lavoro. Quella del margaro (storica figura nomade, in perenne movimento che con gli animali si reca in alpeggio in estate, per poi scendere a valle in autunno) è una professione in progressiva scomparsa, ma che la trentaduenne di Savigliano mantiene in vita con passione, costanza e dedizione dopo aver ereditato il suo sapere dai genitori. "Essere figlia unica mi ha sia influenzato sia responsabilizzato, ma l'importante è trovare una propria dimensione e distinguersi in questa società" sostiene Roberta.

Immagine
Il padre di Roberta, Giulio

La sua è una giornata densa, che si apre la mattina alle 5 e termina intorno alle 22. Una giornata scandita dai ritmi delle attività tra campi e stalla: "Oltre ai lavori manuali come la pulizia delle stalle, il dar da mangiare alle mucche, le mungitura, l'assistere ai parti o curare la terra, mi occupo anche della vendita del formaggio e dell'accoglienza dei clienti". Il tutto non prima di aver fatto una colazione a base di cibi che lei stessa produce. Si va dalle marmellate ai formaggi, passando per torte, burro e uova. Amplia scelta, insomma, tra dolce e salato, iniziando con la carica necessaria per sostenere una giornata piena di lavoro in alta quota. "C'è poi la parte burocratica che mi prende molto spazio e non sempre riesco a trovare dei momenti da dedicare a me stessa – continua Roberta – ma è veramente importante ritagliarmi anche poco tempo in cui sono sola con me stessa. Se riesco mi reco benché un'ora al bosco, al fiume, o in cima a un monte a meditare e ascoltare i messaggi della natura".

Immagine
Il Nostrale d’Alpeggio prodotto da Roberta

Non mancano i turisti che, passando da queste parti in estate, incuriositi dal lavoro di Roberta si fermano a osservare i pascoli di bovini (esemplari di Piemontesi e Frisone) e ad acquistare qualche forma prodotta dal loro latte. "Organizziamo anche attività per far conoscere questa professione, non solo dal punto di vista della produzione casearia ma comunicando anche tutto ciò che c'è dietro". Degustazioni dei prodotti aziendali e anche altre iniziative, come per esempio "passeggiate a piedi, a cavallo, visite in azienda, giornate a tema, fattoria didattica, l'assistere a un momento particolare come il parto di una bovina, alla mungitura o alla caseificazione".

Dopo la lavorazione i formaggi prodotti da Roberta e dalla sua famiglia, per scelta consapevole, non vengono destinati alla grande distribuzione, ma riforniscono per lo più locali e agriturismi della zona. "Ci assestiamo su una produzione di 50 kg di formaggio al giorno. Produciamo prevalentemente Nostrale d'Alpeggio, robiole, ricotte, burro, yogurt e tomini freschi. Nei mesi autunnali invernali e primaverili il latte viene venduto al vicino caseificio Osella. Attualmente produciamo il formaggio solo nel periodo estivo, in futuro mi piacerebbe poterlo produrre e lavorare durante tutto l'anno".

Una filosofia slow e di prossimità, pienamente coerente con lo stile di vita e la professione della giovane margara. Una margara comunque al passo con i tempi e le tecnologie attuali, che comunica la sua professione anche attraverso un profilo Instagram debitamente aggiornato e "popolato" da quasi 10 mila follower. Il che la rende, tornando a parlare con termini più moderni, quasi una "pastora influencer". "Per quanto riguarda l'uso dei social ho dovuto ricredermi un po' – confessa Roberta, che ammette un iniziale sospetto verso le nuove tecnologie – e oggi li ritengo fondamentali per l'epoca in cui viviamo. Tramite foto e video cerco di far conoscere il mio lavoro e la possibilità di far qualche comparsa in tv o far parlare di me sul web sicuramente aiuta".

Immagine
I formaggi prodotti

Quella che la vede impegnata nei campi è un'attività che ha caratterizzato fin qui gran parte della vita di Roberta, ma cosa prevede lei stessa per il suo "secondo tempo"? "Se mi vedo cosi tutta la vita? Non saprei, questo è un lavoro che ti impegna molto: gli animali mi danno tanto ma mi portano via anche molta libertà. Credo che sarà il tempo a darmi la risposta a questa domanda. Posso dire che se continuerà a esserci tutto questo coinvolgimento non lo lascerò!".

Immagine
A cura di
Alessandro Creta
Laureato in Scienze della Comunicazione prima, Pubblicità e Marketing poi. Giornalista gastronomico per professione e mangiatore seriale per passione, mi piace navigare tra le pieghe del cibo, perché il food non è solamente cucina, ristoranti e chef. Appassionato di olio evo ma anche di viaggi, sono particolarmente incuriosito da cibi strani e sconosciuti. Mi fate felice con un Verdicchio. Mi trovate su Instagram: @cretalex
Immagine

Attiva le notifiche per ricevere aggiornamenti su

Women on fire
Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
444
api url views