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25 Dicembre 2019 11:00

Un pranzo stellato in 12 carceri italiane per festeggiare il Natale

Da Francesco Apreda a Marianna Vitale, insieme a camerieri d'eccezione come Pupi Avati e Sebastiano Somma: uno spaccato di normalità per 2000 detenuti in tutta Italia per festeggiare il Natale in anticipo, senza barriere. Sesta edizione de “L’altra cucina… per un pranzo d’amore” che promette di essere trampolino di lancio per i prossimi anni.

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Una giornata di canti, gioia e buon cibo per un Natale anticipato in 12 carceri italiane per la sesta edizione “L’altra cucina… per un pranzo d’amore”, un’iniziativa di solidarietà patrocinata dal Ministero di Giustizia e promossa da Prison Fellowship Italia onlus, dal Rinnovamento nello Spirito Santo e dalla Fondazione Alleanza, onlus del movimento ecclesiale. Attori, registi, cantanti e chef per un giorno hanno offerto uno spaccato di normalità a circa 2 mila detenuti di tutta Italia grazie al lavoro di chef stellati del calibro di Giovanni Guarnieri, Ivan Milani, Matteo Baronetto, Carmelo Criscione, Francesco Apreda, Marianna Vitale, per celebrare la festività nel miglior modo possibile.

Camerieri per un giorno il regista Pupi Avati, gli attori Simona Di Bella, Sebastiano Somma, Graziano Scarabicchi, Francesco Castiglione, la giornalista Maria Soave e la chef Anna Maria Palma al carcere di Rebibbia di Roma.

L’altra cucina… per un pranzo d’amore

Negli ultimi 6 anni sono cambiate molte cose: alla prima edizione solo il carcere di Rebibbia aderì all’iniziativa, oggi sono ben 12 le case circondariali che hanno aperto le porte a questo evento e l’obiettivo per il prossimo anno sarà quello di raddoppiare il numero affinché la reclusione venga vista sempre meno come una punizione e sempre più come un percorso riabilitativo.

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L'importanza dell'iniziativa è evidenziata anche dalla connessione di vari mondi messi a contatto. Grazie a questo pranzo, Pupi Avati ha lanciato un laboratorio del cinema mentre Sebastiano Somma ha proposto un triangolare tra le carceri e la Nazionale Italiana Cantanti. La stessa Marcella Reni, presidente della Prison Fellowship ha portato alla luce questi risvolti: "Tanti chef hanno donato l'intera attrezzatura che ci occorreva per la festa e qualcuno ha chiesto di aprire una scuola di cucina dentro le case i reclusione. Siamo arrivati già a tre scuole in questi anni, per noi è una speranza concreta di recupero. Da un pranzo che può sembrare fine a se stesso, noi vediamo aprirsi strade di solidarietà inimmaginabili che ci fanno sperare in bene”. Molto belle in tal senso le parole di Marianna Vitale, Una Stella Michelin a Quarto con il Ristorante Sud ed impegnata nel carcere di Aversa, già dalla conferenza stampa di presentazione: “costruire una comunità umana più giusta che getta le basi per un ponte di pace”.

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Quello che i piatti non dicono
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