
Nel linguaggio quotidiano capita spesso di parlare di tisane, infusi e decotti come se fossero la stessa cosa. Succede soprattutto quando siamo alla ricerca di una bevanda naturale, ottenuta da erbe, fiori, radici o frutti che vengono lasciati per un certo periodo di tempo nell’acqua calda, al fine di estrarne le proprietà. Questi tre termini, però, non si riferiscono alla medesima preparazione, ma a tre differenti “ricette” che vedono ingredienti, modalità e anche destinazioni d’uso diverse. Proviamo a fare un po’ di chiarezza in merito.
Le differenze tra tisana, infuso e decotto
La stagione invernale è quella in cui queste tre bevande iniziano a comparire in abbinamento a serate sul divano, copertine e serie tv. Tazze più o meno fumanti, spesso veri e propri concentrati di benessere a base di erbe, spezie, frutta e verdura: ma quella che hai tra le mani è una tisana o un infuso al finocchio? Vediamolo insieme.
Tisana
Facciamo subito una piccola premessa sulla tisana: oggi si tende a considerarla come la bevanda ottenuta estraendo aromi e sostanze benefiche con l’ausilio dell’acqua calda da una sola pianta o da miscele botaniche diverse, facendo rientrare in questo termine sia gli infusi sia i decotti. Quando andiamo in erboristeria spesso la definizione di tisana è legata specificatamente a una bevanda che ha effetti terapeutici ed è quindi preparata appositamente con piante officinali (semi, fiori, foglie, radici, cortecce) essiccate per ottenere un beneficio come per esempio rilassante, detox, stimolante. Inoltre, con tisana si fa comunemente riferimento a un prodotto che non contiene teina/caffeina.
Infuso
L’infuso è considerato una bevanda che può essere assunta per piacere o per trarre particolari benefici dai principi attivi dei vegetali, tra piante e spezie. C’è chi distingue le tisane dagli infusi perché questi ultimi si compongono di una sola pianta (es, malva, menta, tè verde), ma in realtà più che l’insieme di ingredienti o lo scopo di assunzione è la tecnica a fare la differenza, ovvero l’infusione. Le erbe o le spezie si uniscono all’acqua calda precedentemente portata a bollore (o viceversa) e si lasciano macerare per pochi minuti a seconda della tipologia di materia prima, solitamente tra i 5 e i 10. Possono essere messe all’interno di una bustina, di un filtro, oppure sfuse, in questo caso si filtrerà in seguito. Proprio per le tempistiche veloci si tendono a utilizzare le parti più delicate dei vegetali, come petali, fiori e foglie spezzettate.

Decotto
L’etimologia stessa della parola decotto ci fa intuire che siamo di fronte a una tecnica diversa: il nome, infatti, viene dal latino decoctus, participio passato di decoquĕre che significa “cuocere bene, cuocere assai”. Rispetto alla velocità dell’infuso, il decotto, quindi, richiede una cottura prolungata, perché si tratta di immergere in acqua fredda, portare a ebollizione e poi lasciare riposare sobbollendo o a fiamma spenta le parti più dure delle piante, tra cortecce, radici e bacche, per averne a disposizione tutti i benefici. Insomma, un’estrazione lenta che si può ottenere per esempio dallo zenzero fresco o dalle mele tagliate a tocchetti, per citare i due più popolari. Anche al decotto vengono riconosciuti scopi terapeutici, non solo come alimento, ma pure per uso esterno, realizzando impacchi lenitivi.