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3 Giugno 2021 15:00

Sementi Indipendenti: a Messina un progetto per salvare la biodiversità agricola siciliana

A Messina Sementi Indipendenti è il progetto di salvaguardia della diversità genetica delle piante minacciate dell'industrializzazione del settore agricolo. In risposta alla produzione di massa, Eva Polare raccoglie, conserva, cataloga e distribuisce a contadini e produttori locali i semi naturali degli esemplari autoctoni siciliani.

A cura di Alessandro Creta
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Dalla pagina Facebook Sementi Indipendenti

Mantenere un'identità chiara e precisa della biodiversità agricola. Garantire la custodia e la salvaguardia di una cultura contadina messa fortemente in pericolo dall'agricoltura industriale moderna, caratterizzata da concimi, antiparassitari e pratiche intensive, che stanno cancellando la diversità genetica delle piante. Questo, in estrema sintesi, l'obiettivo del progetto made in Messina chiamato Sementi Indipendenti, nato grazie alla volontà, alla dedizione e all'impegno di Eva Polare, ragazza che nell'ultimo decennio sta creando una vera e propria banca dei semi. "Un progetto nato da una passione – ci dice – quella per la raccolta e la collezione di varie tipologie di semi naturali. Mania che poi è progressivamente diventata una missione culturale e agricola".

Una missione che si pone l'obiettivo di custodire e preservare i semi naturali della Sicilia, ma non solamente. Nell'epoca della società industrializzata anche l'agricoltura è minacciata da una pericolosa standardizzazione generale, con le tecniche di cui sono custodi i contadini (siciliani e non) che rischiano così di cadere nel dimenticatoio fino a scomparire progressivamente all'ombra delle grandi multinazionali e delle moderne tecnologie.

Sementi Indipendenti: il "no" all'agricoltura di massa

La finalità è preservare il patrimonio genetico della tradizione rurale che, altrimenti, verrebbe perso e dimenticato; inghiottito dall'industrializzazione di massa e a larga scala che è ormai una costante normalità. E che, allo stesso tempo, contribuisce all'appiattimento del settore agricolo e rurale.

L'attività di Eva pone come focus proprio la salvaguardia delle sementi che altrimenti verrebbero "dimenticate". "Il seme ibrido è prodotto dell'industria – ci spiega – e dà vita a piante iper selezionate e standardizzate non sono più riproducibili, in quanto il seme che vi si ottiene non è vivo, ma svuotato del suo patrimonio genetico. Questo costringe il consumatore ad acquistare nuovamente lo stesso seme creato in laboratorio, dando vita a un circolo vizioso che porta alla rinuncia, di fatto, della propria autonomia alimentare. Tutto ciò contribuisce alla progressiva scomparsa delle varietà locali a favore della diffusione di quelle ibride e industriali".

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E a rimetterci non sono solamente i prodotti della terra, ma anche la nostra salute, a causa di un'alimentazione fortemente connessa a meccanismi industriali e lavorazioni tipiche della produzione di massa. Sementi indipendenti è partito da questa consapevolezza e si è poi evoluto nel tempo. "Il progetto inizialmente era di raccolta, conservazione e catalogazione di sementi siciliane – racconta la responsabile – ma spesso ho a che fare anche con tipologie non autoctone. Io sono favorevole alla contaminazione, perché se coltivassimo solamente piante locali in Italia mangeremmo esclusivamente cavoli, cicoria e carciofi. Per cui senza contaminazione non c'è evoluzione".

Il progetto ora è incentrato sulla creazione di una banca di semi naturali, non ibridizzati dai processi industriali moderni, che possa mantenere vivo il patrimonio genetico dei territori della Trinacria. Per la conservazione di varietà vegetali orticole naturali, la trasmissione della biodiversità e di un patrimonio agricolo autoctono che rischia di scomparire.

Un impegno che nasce da una passione, quella di Eva, mossa in origine dalla "mania di raccogliere, conservare e scambiare i semi con altre persone nelle piccole fiere di città che poi si è tramutata in un progetto vero e proprio – spiega – e che si è sviluppata grazie anche alle attività di informazione e divulgazione". La strada da percorrere, secondo Eva, però è ancora molta: "Vorrei che ci fosse ancor maggiore consapevolezza sul tema, perché se davvero ognuno di noi nel suo piccolo si impegnasse sarebbe facile salvaguardare la biodiversità di semi e piante. A questo proposito, nelle scuole faccio dei corsi per bambini, ma mi rivolgo spesso anche agli adulti perché sono loro, alla fine, coloro che acquistano le piante standardizzate e ‘piatte' di cui parlavamo prima".

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Accanto a Eva, a dare ulteriore voce al suo progetto, produttori, ristoratori locali (e non) che si riforniscono da lei: "Abbiamo collaborazioni con ristoratori che vogliono recuperare varietà autoctone e utilizzarle nelle loro ricette. La cosa importante non è tanto limitata al piantare un seme, quanto a far sì che la pianta poi entri a far parte di una filiera di consumo: anche così si crea conoscenza e consapevolezza nei confronti del consumatore finale".

Un suggerimento per tentare di replicare, in piccolo e a casa, quello che Eva fa a più larga scala? "Provate, fate, partite dalle cose più semplici come il basilico sul balcone e osservate. Rischierà di diventare una mania…"

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