
È un gesto che abbiamo visto fare mille volte, magari durante una degustazione guidata o una cena elegante: il vino viene versato nel bicchiere e, prima di essere assaggiato, viene fatto roteare lentamente. Ma sai davvero perché si fa?
Far roteare il vino nel calice non è solo una questione di stile: è un passaggio fondamentale per ossigenare il vino e sprigionare aromi e profumi che altrimenti non si percepirebbero. Questo processo rende la degustazione più completa e coinvolgente, perché ci consente di cogliere sfumature che altrimenti resterebbero nascoste.
E non riguarda solo i rossi strutturati: anche vini bianchi invecchiati o affinati in legno, più complessi, possono beneficiare di questa pratica. Vediamo insieme perché è utile e come puoi farlo nel modo giusto.
Perché si fa roteare il vino nel calice?
Roteare il vino nel bicchiere è una tecnica che ha diverse funzioni, tutte legate alla valorizzazione sensoriale della bevanda. Ecco i principali motivi.
1. L’ossigenazione
L’ossigenazione è il processo attraverso cui il vino entra in contatto con l’aria, favorendo l’apertura delle sue molecole aromatiche. Quando il vino viene roteato nel calice, aumenta la superficie esposta all’ossigeno, permettendo una trasformazione chimica che ne migliora l’espressività.
Nei vini rossi invecchiati, ad esempio, questo passaggio aiuta ad ammorbidire i tannini – sostanze che danno struttura e astringenza al vino – e a rendere il sorso più armonico. Anche alcuni bianchi strutturati e affinati in legno possono beneficiare dell’ossigenazione, che ne esalta la complessità.
Un calice ampio, preferibilmente a tulipano, è ideale per facilitare questo scambio con l’aria, trattenendo al tempo stesso i profumi.

2. Liberazione degli aromi
Roteare il vino nel bicchiere consente agli aromi di liberarsi e raggiungere il naso con maggiore intensità. L’alcol presente nel vino agisce come veicolo, trasportando le molecole aromatiche verso la parte superiore del calice.
Questo processo è fondamentale per cogliere la complessità olfattiva del vino: dalle note fruttate e floreali, fino a quelle speziate, tostate o minerali. È proprio grazie alla roteazione che si riesce a percepire la profondità e la stratificazione degli aromi, elementi chiave per valutare la qualità e lo stato evolutivo di un’etichetta.
3. Analisi visiva
Anche l’occhio vuole la sua parte, e la rotazione del vino aiuta a osservare meglio il suo aspetto. Quando il vino scorre lungo le pareti del bicchiere, forma gli archetti, le cosiddette “lacrime”, che possono dare indicazioni sulla gradazione alcolica e sulla consistenza.
Inoltre, questo movimento permette di individuare eventuali sedimenti o torbidità, utili per comprendere se il vino è filtrato, naturale o prodotto secondo metodi artigianali. Ricorda: la presenza di residui non è necessariamente un difetto, soprattutto nei vini non chiarificati o biodinamici.
4. Un gesto rituale
Roteare il vino è anche un gesto rituale, che ci invita a rallentare e a vivere la degustazione in modo più consapevole. Non è solo tecnica: è parte dell’esperienza, un modo per entrare in sintonia con il vino e con chi lo ha prodotto.

Con quali tipologie di vino è sconsigliato far roteare il vino?
Non tutti i vini traggono beneficio da questa pratica. In alcuni casi, roteare può addirittura compromettere l’esperienza.
Ecco quando è meglio evitarlo:
- Spumanti e Champagne: la roteazione disperde le bollicine e ne altera la struttura;
- Vini bianchi giovani e leggeri: data la giovane età, spesso non hanno bisogno di ossigenazione.
Far roteare il vino nel bicchiere è un gesto semplice ma potente, che può trasformare una degustazione in un’esperienza multisensoriale. Basta un movimento del polso per scoprire un mondo di profumi, sfumature e sensazioni. E ora che sai come e quando farlo, non ti resta che provare e mettere in pratica questi consigli, con il calice giusto in mano.