30 Maggio 2021 15:00

Meno parcheggi e più coperti: così la ristorazione riparte a New York

Nella Grande Mela l'ordinanza dello scorso anno del sindaco de Blasio è stata prorogata fino al termine del 2021. I dehors possono rimanere sul suolo pubblico, a scapito di molti posti auto risucchiati dai ristoranti. In Italia situazione analoga, ma non mancano le proteste di cittadini e residenti.

A cura di Alessandro Creta
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Era nata come iniziativa finalizzata, in un periodo limitato di tempo, a risollevare il settore della ristorazione martoriato dall'emergenza Covid. Alla fine, invece, i permessi di occupazione del suolo pubblico da parte di molti locali di New York saranno prorogati fino alla fine dell'anno. È una delle ultime decisioni del sindaco De Blasio che, dopo aver concesso ai ristoranti di potersi allargare fino in strada per permettere il rispetto delle norme basilari anti Covid, ha dichiarato che l'iniziativa sarà rinnovata e valida sino al termine del 2021. Quando, si spera, ci saremmo riappropriati della normalità tipica della vita pre-pandemia. Nella Grande Mela molti ristoranti hanno inghiottito numerosi posti auto situati all'esterno dei locali tanto che, ad oggi, in città sono disponibili circa 9 mila parcheggi in meno rispetto a prima.

I dehors, negli Stati Uniti così come in Italia, sono la nuova (necessaria) frontiera della ristorazione, con il suolo pubblico che in molti casi è stato adibito a spazio esterno dei locali che hanno la possibilità di potersi allargare fino in strada. A New York il municipio ha "sacrificato" oltre 8500 posti auto per permettere ai clienti dei vari ristoranti di potersi sedere all'esterno, nel pieno rispetto delle regole anti contagio. Distanziamento e aria aperta: sono i due canoni alla base del (nuovo) tentativo di rinascita della ristorazione. Nella Grande Mela hanno scelto di allestire aree dining all'esterno 11.500 ristoranti, di cui circa 5.700 hanno sistemato i tavoli lungo i marciapiedi o direttamente in strada.

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Dehors in strada: in Italia c'è chi dice no

Una situazione analoga a quella del nostro Paese, dove grandi porzioni di strade sono state "inghiottite" dai ristoranti in espansione. O perlomeno da quelli che ne hanno la possibilità. Non tutti i locali, infatti, hanno la disponibilità di un suolo privato per allestire i propri dehors, ormai punti centrali e nevralgici dell'attività ristorativa: questo porta alla necessità di occupare spazi pubblici per poter garantire una maggiore presenza di clienti. Da qui le tante richieste di permesso ai singoli comuni.

Il prosieguo della campagna di vaccinazione, unito al progressivo ritardo (fino alla possibile revoca) del coprifuoco potrebbero dare la necessaria spinta al settore ristorativo che, finalmente, può guardare con maggiore e rinnovata fiducia al futuro. Non tutti però sembrano allineati su questa politica. Alcuni, infatti, non gradiscono l'estensione dei dehors sino in strada, condannandone la presunta offesa al decoro urbano o l'indisponibilità improvvisa di molti posti auto. A Roma, per esempio, residenti e grandi marchi in via Condotti (la principale area del luxury shopping della Capitale) non digeriscono la presenza di pedane e tendoni in una delle zone più esclusive della città. "Quelle pedane non si possono vedere, sono orribili, contrarie al decoro della strada dove è cambiata praticamente la visuale di chi voglia godersi l'impatto scenico di Trinità dei Monti" ha dichiarato solo poche settimane fa, sulle pagine de Il Messaggero, Gianni Battistoni, presidente Associazione via dei Condotti.

Situazione analoga a Torino, dove pedoni e residenti hanno espresso parere contrario alla creazione di dehors di emergenza, ultima ancora di salvezza per molte attività del centro, ma allo stesso tempo giustizieri di molti parcheggi e posti auto per i residenti della zona, che fanno sentire le proprie ragioni. Riuscire a mettere d'accordo tutti, anche in un periodo così controverso e delicato, si conferma davvero impossibile.

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Quello che i piatti non dicono
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