
Peppe Vessicchio, il celebre direttore d'orchestra e volto noto della musica italiana, è recentemente scomparso, lasciando un vuoto non solo nel mondo della musica ma anche in quello della cultura popolare. Con la sua vivacità e il suo spirito brillante, Vessicchio non solo ha diretto orchestre di fama internazionale, ma ha anche saputo regalare al pubblico uno spunto di riflessione che va oltre la musica stessa. Un esempio di questa sua visione particolare è l'affermazione che ha reso celebre: "Mozart aiuta i pomodori a crescere meglio… i Beatles fanno bene… anche al vino".
Una dichiarazione che, all’apparenza, potrebbe sembrare una battuta leggera, ma che in realtà racchiude un’intuizione affascinante che collega la musica al mondo naturale. La sua affermazione non era solo una provocazione, ma piuttosto un tentativo di esplorare un legame profondo e misterioso tra l'arte e la natura. La domanda che ci poniamo oggi è: c’è qualcosa di vero in quello che diceva Vessicchio? La musica può davvero influenzare la crescita delle piante o migliorare la qualità del vino? Ecco come la scienza stia cercando di rispondere a questa curiosa affermazione.
La musica di Peppe Vessicchio, un coltivatore di armonie
Peppe Vessicchio ha sempre avuto un approccio eclettico alla musica, unendo passione, arte e una curiosità che si estendeva anche al mondo naturale. Nel suo libro "La musica fa crescere i pomodori" (2017), lancia una riflessione intrigante: secondo lui, la musica avrebbe un effetto positivo non solo sugli esseri umani ma anche su piante e prodotti agricoli. La sua affermazione che Mozart aiuta i pomodori a crescere meglio e che i Beatles sono ottimi per le melanzane e il vino non era solo un'ipotesi divertente, ma parte di un approccio più ampio, che univa la musica alla viticoltura e all’agricoltura. In un’intervista, Vessicchio dichiarava che "il vino è vivo e migliora ascoltando la musica", un pensiero che rifletteva la sua convinzione che le vibrazioni musicali potessero influenzare anche i processi biologici.
La sua teoria non si limitava solo alla crescita delle piante, ma si estendeva anche alla qualità del prodotto finale. Nel caso del vino, per esempio, sosteneva che le vibrazioni della musica potessero favorire una maturazione più equilibrata. Questo metodo, che chiamava FREMan (Frequenze e Musica Armonico-Naturale), rifletteva il suo impegno nel cercare di combinare la musica con il lavoro enologico, applicando frequenze musicali in fase di maturazione per "favorire una maturazione più equilibrata e armonica" delle uve. Anche se queste idee sono affascinanti, è interessante vedere cosa dice la scienza al riguardo.

La scienza dietro le vibrazioni sonore e la crescita delle piante
Le ricerche scientifiche sugli effetti delle vibrazioni sonore sulle piante sono in realtà più diffuse di quanto si possa pensare, anche se non sempre forniscono risposte definitive. La scienza ha iniziato a esplorare l’idea che le piante possano rispondere a stimoli sonori e vibrazioni, non tanto nel senso in cui noi percepiamo la musica, ma piuttosto come onde acustiche che agiscono sulle loro strutture cellulari. È noto che le piante sono in grado di percepire il mondo che le circonda attraverso una varietà di sensori biologici, e fra questi potrebbero esserci anche le vibrazioni.
Sono diversi gli studi che hanno esaminato come diverse frequenze sonore possano influenzare la crescita delle piante. Ad esempio, uno studio ha osservato che l‘esposizione a suoni a bassa frequenza, come quelli generati dalla musica classica, può stimolare la produzione di auxine, ormoni vegetali cruciali per la crescita. Questi ormoni sono responsabili della crescita delle piante, e l'esposizione a frequenze di 100 Hz e 200 Hz ha portato a un aumento significativo nella crescita di piante come il ravanello e altre specie vegetali.
Altri esperimenti hanno suggerito che la musica potrebbe promuovere una crescita più rapida e una maggiore resistenza delle piante a fattori esterni, come malattie o condizioni ambientali difficili. Tuttavia, non tutti gli studi sono giunti alla stessa conclusione: la risposta delle piante dipende fortemente dalla specie, dal tipo di musica e dalla frequenza della vibrazione. In generale, si è osservato che le vibrazioni musicali, se applicate correttamente, possono accelerare la germinazione, favorire una crescita più vigorosa e migliorare la resistenza delle piante a fattori di stress.
Nel caso dei pomodori, alcune ricerche hanno mostrato che piante esposte a musica classica o ad altri suoni armonici crescevano più velocemente rispetto a quelle non esposte. La musica non sembra avere un impatto diretto sul sapore o sulla dimensione dei frutti, ma può contribuire a un miglior sviluppo delle piante, che a sua volta potrebbe influenzare indirettamente la qualità del prodotto finale. La risposta di ogni pianta può variare, ma in generale gli studi suggeriscono che i suoni armoniosi e le vibrazioni più dolci tendano a produrre effetti positivi.

La musica e il vino: vibrazioni durante la fermentazione
Nel settore della viticoltura l’idea che la musica possa giocare un ruolo nella qualità del vino non è rimasta confinata alla fantasia di qualche produttore: alcune cantine nel mondo hanno iniziato a sperimentare l’uso delle vibrazioni sonore per influenzare la vinificazione. Partendo dal presupposto che le onde sonore possano stimolare i lieviti durante la fermentazione e migliorare i composti aromatici del vino, la ricerca ha iniziato a dare qualche segnale incoraggiante. Ad esempio, uno studio su Saccharomyces cerevisiae ha rilevato che l’esposizione a suoni continui in certe frequenze ha aumentato del 23% la velocità di crescita del lievito e modificato sensibilmente il profilo dei metaboliti aromatici nel prodotto finale.
Sebbene non vi siano ancora studi ampiamente pubblicati che colleghino la musica direttamente alla qualità sensoriale di un vino commerciale in fase di fermentazione, la presenza di dati sperimentali su microrganismi e fermentazione suggerisce che l’affermazione di Peppe Vessicchio – "la musica può aiutare anche il vino" – non sia del tutto priva di fondamento.

Il legame fra musica e natura: un mondo ancora da esplorare
Le affermazioni di Peppe Vessicchio che la musica possa migliorare la crescita dei pomodori e la qualità del vino trovano una certa corrispondenza con le teorie scientifiche moderne, che hanno dimostrato che le piante rispondono alle vibrazioni sonore in modi che ancora non comprendiamo completamente. Tuttavia, la ricerca è ancora in fase esplorativa e molti degli esperimenti condotti finora non hanno fornito prove concluse. La musica, con le sue frequenze, può influenzare positivamente l'ambiente in cui vivono le piante, ma non è ancora chiaro fino a che punto queste vibrazioni possano realmente influire sulla qualità finale del prodotto agricolo.
Le parole che ci ha lasciato Peppe Vessicchio rimangono, dunque, un affascinante punto di partenza per un dialogo tra arte e scienza, che ci invita a riflettere su come la musica, l’arte e la natura possano essere più collegati di quanto pensiamo. In un mondo dove la scienza e la creatività si incrociano, la sua intuizione ci stimola a esplorare le potenzialità che ancora non conosciamo. Non importa se la musica faccia davvero crescere i pomodori o migliorare il vino, ciò che conta è che la sua idea ci porta a guardare la natura e l'arte con occhi nuovi, cercando connessioni tra mondi che, apparentemente, sono lontani.