17 Settembre 2021 16:00

La guerra tra il Prosecco e il Prosek, cosa succede ora in Commissione Europea

Da una parte la Croazia, che vuole rendere il suo Prosek una Specialita tradizionale garantita e ottenere il marchio Stg. Dall'altra l'Italia che fa leva su una giurisprudenza passata per "evitare di creare confusione nei clienti". In mezzo c'è l'Unione Europea che per il momento ha accettato la proposta croata, facendo partire l'iter per proteggere il vino passito croato.

52
Immagine

Dalla Croazia potrebbe arrivare il Prosek, un vino passito e fermo prodotto soprattutto nelle aree meridionali della Dalmazia: l'Unione Europea ha ritenuto ammissibile il riconoscimento di questo vino e ora l'iter per il riconoscimento può diventare ufficiale. Nel frattempo in Italia è scoppiata la polemica perché, secondo le associazioni di categoria, si tratta di un evidente tentativo di sfruttare l'italian sounding.

Il termine Prosek è un omonimo di Prosecco, lo spumante italiano Dop prodotto in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia. Il nome croato sarebbe un rimando storico al Rinascimento, periodo in cui la Dalmazia era sotto la dominazione della Repubblica Marinara di Venezia. Questo è bastato a Bruxelles che ha dato parere positivo alla nazione balcanica: il Prosek può ottenere la Stg. Ora la palla passa agli uffici della Commissione ma il nostro governo ha annunciato un'aspra battaglia.

Cosa sta succedendo tra il Prosecco e il Prosek?

Andiamo per gradi: il Commissario all'Agricoltura Janusz Wojciechowsky ha dato parere positivo alla pubblicazione della domanda nella Gazzetta ufficiale dell'Ue, dando via all'iscrizione. Per ottenere il riconoscimento c'è un iter che si divide in cinque fasi:

  1. la Croazia chiede il riconoscimento;
  2. l'Ue accoglie questa domanda;
  3. pubblica la richiesta croata in Gazzetta ufficiale
  4. gli altri Stati membri hanno 60 giorni per comunicare la propria opposizione, in questo caso già sappiamo che l'Italia si opporrà;
  5. la Commissione deciderà se approvare oppure no questa dicitura.

Nel corso dei due mesi che passano dalla pubblicazione in Gazzetta alla riunione della Commissione si gioca tutta la partita per tutelare il nome del Prosecco. Il fatto che secondo l'Ue la domanda croata possegga già i requisiti di ammissibilità e validità non significa affatto che i tentativi di dissuadere la Commissione su questa scelta saranno un buco nell'acqua. L'Italia dovrà infatti inviare delle osservazioni per portare avanti la causa, di natura morfologica e scientifica. È bene sottolineare che non c’è stato finora nessun via libera alla tutela europea per il Prosek e che in termini pratici la discussione in tal senso deve ancora cominciare.

La protesta dell'Italia riguardo il Prosek

La filiera italiana è preoccupata dall'omonimia tra i due vini e dal rischio di creare un precedente giuridico che va in contrasto con i regolamenti europei sulla difesa delle indicazioni geografiche. Proprio a proposito di giurisprudenza, è certo che la prima difesa dell'Italia riguardo il Prosek si baserà sul caso del Tocai: nel 2008 una sentenza costrinse il nostro Paese a rinunciare per sempre a questa denominazione a favore del tokaij ungherese. Anche in quel caso si trattava di due vini diversi (il tocai è vitigno autoctono friulano e veneto. Gli ungheresi per tokaji intendono invece la denominazione di un vino che viene ricavato dai vitigni Furmint, Hàrzevelu e Muscat lunelu), esattamente come Prosecco e Prosek, due vini simili nel nome ma diversi nel sapore.

Immagine

Non è neanche la prima volta che la Croazia chiede a Bruxelles di tutelare questo prodotto: nel 2013 ha fatto richiesta per la Dop, richiesta rigettata; quest'anno ci riprova con la denominazione Stg. Il ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli, ha immediatamente risposto a sostegno del made in Italy: "Il Prosecco è una Dop italiana e non possiamo accettare che venga messa a rischio da una piccola produzione in un altro Paese". Secondo il ministero, il quasi-omonimo croato rischia infatti di confondere i consumatori dei mercati extra-Ue, con buona pace del ricco business delle bollicine venete nell'esportazione.

Anche il sottosegretario all’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, ha levato gli scudi: "Non solo il Prosecco, ma anche altre eccellenze simbolo del nostro agroalimentare Made in Italy sono vittime in questo momento di tentativi di scippo da parte di altri Paesi. Un altro caso vede come oggetto del contendere l’aceto balsamico, che la Slovenia vorrebbe trasformare in uno standard di prodotto, come ha ricordato oggi il Consorzio di tutela dell’aceto balsamico di Modena Igp. Davanti a questi continui attacchi propongo al ministro Patuanelli che, accanto al tavolo tecnico sul Prosek, si possa costituire al più presto una task force permanente presso il Mipaaf che si occupi della difesa di tutte le nostre denominazioni".

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
52
api url views