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3 Agosto 2023 16:26

Italia invasa dal pomodoro cinese: costa poco perché viola i diritti umani

Il 25% del concentrato di pomodoro "confezionato in Italia" arriva dalla Cina ed è raccolto dai prigionieri politici e dai poveri ridotti in schiavitù.

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L'Italia è da sempre (o quasi) associata al pomodoro ma purtroppo, anno dopo anno, le importazioni crescono sempre di più, provenienti soprattutto dalla Cina. Nel 2023 l'import del concentrato di pomodoro cinese è aumentato del 50% rispetto all'anno precedente ma è possibile che la percentuale si alzi ulteriormente nei prossimi mesi. I cambiamenti climatici, con nubifragi, alluvioni e caldo asfissiante, hanno rallentato la raccolta del pomodoro e la quota totale del prodotto potrebbe essere ancor più bassa dei 5,6 miliardi di chili previsti per quest'anno. Sembra una quantità enorme e per certi versi lo è, ma è comunque in flessione rispetto agli anni precedenti e non riesce a soddisfare il fabbisogno interno. Ma perché importiamo tutto questo concentrato di pomodoro dalla Cina? Perché lì costa la metà a causa delle condizioni schiaviste imposte dal governo cinese ai lavoratori dello Xinjiang, la zona a Nord Ovest in cui si produce maggiormente il pomodoro. Vengono impiegati uomini poverissimi, prigionieri politici ai lavori forzati e semplici Uiguri "colpevoli" di essere musulmani.

Il pomodoro cinese è da bistrattare ma non per il sapore

Secondo Coldiretti e Filiera Italia anche quest'anno la Cina ci ha sorpassato nella classifica mondiale dei produttori di pomodoro da industri: noi arriviamo, forse, a 5 miliardi e mezzo; la Cina sfonda il muro dei 7 miliardi di chili prodotti nel 2023.

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In Italia abbiamo circa 70 mila ettari coltivati a pomodoro da salsa, con la Puglia come principale polo dello Stivale: la sola provincia di Foggia copre il 19% della produzione nazionale. Si legge dal sito di Coldiretti che l'import è un problema davvero grave perché il "pomodoro Made in Italy rappresenta un ingrediente fondamentale della Dieta mediterranea e della vera cucina italiana candidata all’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco. A livello nazionale la filiera del pomodoro impegna complessivamente circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e occupa 10.000 addetti, per un fatturato totale che lo scorso anno ha raggiunto i 4,4 miliardi di euro".

Per l'associazione grandi colpe ce l'ha "la Cina che fa concorrenza sleale violando diritti umani e dei lavoratori". Per questo motivo Ettore Prandini, presidente Coldiretti, e Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, hanno scritto al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida. Le due associazioni denunciano l'aumento della produzione di pomodoro da industria fatto con il prodotto cinese e la differenza di prezzo tra il concentrato di produzione orientale e italiana "ha determinato la ripresa di fenomeni fraudolenti di difficile individuazione". Il pomodoro cinese è coltivato quasi tutto nella regione dello Xinjiang, in uno scenario aberrante: "Il governo cinese pratica da tempo politiche di repressione e genocidio della popolazione locale degli Uiguri con sterilizzazione di massa, campi di concentramento, schiavitù e lavori forzati nei campi agricoli. Una violazione dei diritti umani confermata nei mesi scorsi anche dall’ONU e dallo stesso Parlamento europeo" concludono i due dirigenti.

All'estero il tema etico è molto sentito, tant'è che Canada, Stati Uniti e Regno Unito hanno approvato due norme per bloccare le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina. In Italia ci stiamo muovendo per vie traverse: da noi c'è l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro. Probabilmente non basta.

Il pomodoro cinese fa male?

Possiamo accorgerci del pomodoro cinese quando sulla confezione leggiamo che è "confezionato in Italia con pomodori Ue e extra Ue". La dicitura "extra Ue" nella stragrande maggioranza dei casi indica la provenienza cinese, anche senza addentrarci ulteriormente nell'etichetta. Circa il 25% del pomodoro utilizzato in Italia per il concentrato viene dall'Estremo Oriente.

Questo aspetto non è necessariamente un male in senso assoluto. L'importazione fa un danno alla filiera, senza alcun dubbio, ma non esistono dati negativi sulla qualità del pomodoro cinese. Dal punto di vista del consumatore il pomodoro cinese non è peggiore di quello italiano. Lo è dal punto di vista etico, non qualitativo. Non sono mai sorti scandali alimentari, non esistono allerte fungine e non sono rivelate presenze di sostanze chimiche. I test vengono fatti sia in patria sia in Unione Europea e poi ulteriormente controllati dalle singole nazioni e non esistono dati acclarati di contaminazioni. Dobbiamo scegliere i pomodori consapevolmente e in questo caso dobbiamo tenere bene a mente che quelli provenienti dalla Cina provocano morte e sofferenza, ma non deve spaventarci una materia prima estera in base a un pregiudizio.

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