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3 Novembre 2022 13:20

Il Mediterraneo è il mare più sfruttato al mondo: 13 specie sono già estinte localmente

Se continuiamo con la pesca incontrollata non avremo più pesce del Mediterraneo sulle nostre tavole. Le specie si stanno estinguendo: -41% negli ultimi decenni. Maggiormente a rischio squali e razze.

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Il Mediterraneo sta morendo: può sembrare una frase allarmistica ma il nostro mare non se la passa per niente bene, sta perdendo tutti i pesci a causa dell'inquinamento e della pesca incontrollata. Questo problema è grave e coinvolge tutto il mondo: sebbene sia relativamente piccolo, solo lo 0,32% delle superfici marine del pianeta, ospita però il 7,5% delle specie d'acqua salata di tutto il pianeta, un'enormità. La più grande risorsa della nostra storia ha però perso il 41% dei predatori marini negli ultimi decenni, creando uno squilibrio nell'habitat e facendo morire tantissime specie. Di questo passo avremo oltre 30 specie di pesci estinti nei prossimi anni, una perdita che non ci possiamo permettere.

La pesca incontrollata e l'inquinamento sono la principale causa

Se sei fortunato e ti trovi in una zona di mare prova a parlare con un pescatore: ti dirà sicuramente che un tempo c'era molta più fauna nell'acqua. Non è un'impressione sbagliata da parte sua e non è un mal riposto senso di nostalgia: ha ragione il pescatore, prima c'erano più pesci. Gran parte della colpa è dei grossi pescherecci e della tecnica "a strascico", un metodo di pesca che consiste nel trainare una rete che "spazza" il fondo del mare. Questo porta alla distruzione o all'asportazione di qualunque cosa ci sia sul fondale – pesci, invertebrati, coralli, alghe, posidonie – lasciando un ambiente devastato e creando gravi danni agli ecosistemi. In Italia questo metodo è vietato entro le 3 miglia marine o al di sopra della batimetrica dei 50 metri perché le comunità marine complesse si sviluppano in questi parametri. Purtroppo però il divieto è "relativo" perché non ci sono controlli adeguati: ogni giorno si vedono pescherecci che strascicano nelle zone vietate, distruggendo e facendo danni irreparabili alla comunità.

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A confermarlo è una ricerca della Med Sea Alliance, un'associazione tra diverse organizzazioni no profit che hanno sede nei Paesi del Mediterraneo, che è riuscita a creare una sorta di atlante per la pesca a strascico nelle aree protette del Mediterraneo. Aniol Esteban, membro della Med Sea Alliance, ha detto che questa pesca "minaccia i mezzi di sostentamento dei pescatori che seguono le regole e danneggia gli sforzi di conservazione dell’ambiente marino". Anche l'Ipcc (il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite) è sulla stessa lunghezza d'onda e proprio questo gruppo lancia l'allarme sulle specie a rischio: oltre il 50% di squali e razze è minacciato di estinzione e 13 specie si sono estinte localmente, soprattutto nel Mediterraneo occidentale e nell’Adriatico. Questo rapporto ci dà uno spiacevole primato: il Mediterraneo è il mare più sfruttato al mondo.

Purtroppo tutto questo non basta a ridarci un quadro reale e secondo Tony Long, ceo di Global Fishing Watch, "l'analisi presentata nell’Atlante sulle presunte infrazioni rappresenta la punta dell’iceberg, poiché si basa solo sui dati AIS che non tutti i pescherecci utilizzano in modo costante". Questo che significa? Che l'Atlante è importante ma il quadro è molto più grave di quanto mostrato perché ci presenta solo le infrazioni confermate. Tra l'altro c'è da dire che solo l'Italia ha fornito dati di controllo utili tra i Paesi della Comunità Europea che affacciano sul Mediterraneo: mancano all'appello Spagna, Francia, Malta, Croazia, Grecia e Cipro. Una bella fetta di costa che non può essere controllata dalla Med Sea Alliance con dei dati certi. Secondo Domitilla Senni, responsabile di MedReAct, non tutto è perduto e se "le aree protette saranno ben gestite, tutti gli stock ittici potranno essere risanati in futuro, prevedendo una pesca più responsabile" ma allo stesso tempo ammette che l'Italia, pur avendo tante aree chiuse allo strascico, "ha totalmente trascurato la gestione dei controlli".

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