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27 Agosto 2025 13:33

Il caffè al bar diventa un lusso quotidiano: 2 euro a tazzina entro la fine del 2025

Il prezzo del caffè al bar corre verso i 2 euro entro fine 2025: +40% dal 2020 per effetto di clima, energia, logistica, inflazione e nuove regole dell'Unione europea. Cerchiamo di capire insieme cosa sta succedendo.

A cura di Enrico Esente
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Un rito quotidiano a cui è praticamente impossibile rinunciare, soprattutto per noi italiani: bere il caffè al bar. Che sia un momento di pausa perfetto o un'abitudine prima di iniziare il lavoro, prendere un espresso al bar sta diventando sempre più un lusso. Sono tante le persone che si recano al bancone anche più di una volta nella stessa giornata ma qualcosa non sta funzionando. Clima impazzito, speculazioni sui mercati, costi energetici alle stelle e logistica in tilt. Il caffè sta diventando amaro anche per le tasche. 

Un rincaro che non si ferma

Negli ultimi quattro anni il prezzo medio di un caffè espresso al bar è passato da 1,03 (2023) a 1,22 euro (inizio 2025). Se a prima vista sembra un balzo più o meno contenuto, l'aumento è in realtà consistente. "Il prezzo della materia prima, il caffè verde, si mantiene su una quotazione molto alta, intorno ai 380 centesimi per libra, tre volte la media storica". Queste le parole di Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Illycaffè, in occasione del Meeting di Rimini, riportate dal Sole 24 Ore. Si è parlato tanto anche di pesanti differenze tra città (riguardo ai prezzi del caffè) che racconterebbe di un‘Italia divisa in due. Al Nord, in città come Bolzano o Trento, si superano anche i 1,40 euro per tazzina, mentre al Sud, in province come Catanzaro, costa spesso meno di un euro. Ma il trend sembra essere chiaro: il caffè a un euro sta diventando sempre più una rarità. 

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L'AD di Illy ha spiegato che le cause sono molteplici: "I dazi del 50% imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni brasiliane – precisa – stanno riducendo l'offerta di caffè sul mercato americano dove circa un terzo del caffè non tostato proviene proprio dal Brasile. A questo si aggiungono anche le condizioni climatiche sfavorevoli dei Paesi da cui proviene la materia prima e così le conseguenze si riflettono sul costo di una tazzina di caffè".

Cosa prevede il futuro

Stando a una dettagliata analisi del Centro studi di Unimpresa, dal 2020 in Italia si è registrata un'impennata costante sui prezzi del caffè. Come dicevamo, le principali ragioni di questi rincari sono in gran parte da attribuire al cambiamento climatico. I paesi produttori come Brasile e Vietnam sono stati colpiti duramente da siccità e piogge torrenziali che hanno ridotto l'offerta, facendo balzare così alle stelle i prezzi delle materie prime. A questo si sono sommati i rincari energetici che pesano sulla lavorazione, le difficoltà logistiche legate ai trasporti internazionali e un'inflazione generale che ha fatto lievitare anche imballaggi e manodopera.

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Non bisogna tralasciare nemmeno l'effetto della speculazione finanziaria che ha spinto i prezzi di Arabica e Robusta su livelli da record. Ci sono anche le nuove regole europee contro la deforestazione che richiedono più certificazioni e tracciabilità, e aggiungono ulteriori costi a carico della filiera. In sostanza una spesa che fino a pochi anni fa era irrisoria, oggi rischia di trasformarsi in un piccolo lusso quotidiano con le dinamiche globali – dal clima ai mercati internazionali – che possono riflettersi sulla vita di tutti i giorni. Unimpresa fa capire che la somma di tutti questi fattori potrebbe portare a un ulteriore rialzo della tazzina di caffè che, entro la fine del 2025, potrebbe arrivare a costare due euro in media. 

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