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5 Settembre 2025 11:00

I piatti tipici di Monza e Brianza da assaggiare: il Gran Premio di Formula 1 con gusto

Settembre a Monza è Gran Premio di F1 ma anche tradizione culinaria, dal risotto alla monzese alla cassoeula: vediamo quali sono i piatti da non perdere assolutamente se si visita questa città.

A cura di Enrico Esente
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Settembre non è un mese come gli altri nella città di Monza e non tanto perché si riprende la vita post-vacanze, ma per sua maestà, il Gran Premio di Formula 1. Qui va in scena l'evento dell'anno – a volte organizzato a fine agosto – e saranno tantissimi i tifosi della Ferrari che invaderanno le strade e il paddock. Monza diventa il cuore pulsante della Formula 1 e allora, tra una curva parabolica – che oggi si chiama ufficialmente Curva Alboreto – e rettilinei a oltre 350 km/h, vale la pena rallentare e scoprire un altro tipo di velocità: quella con cui ci si innamora della cucina locale.

Ma Monza e Brianza non sono soltanto il tempio della velocità, ma anche un territorio dove i sapori tradizionali lombardi raccontano storie di campagna e convivialità. Vediamo insieme quali sono i piatti da non perdere assolutamente.

1. Risotto alla monzese

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Se ti trovi a Monza-Brianza non puoi non concederti una cena con il risotto alla monzese. La Lombardia in generale è terra di risotti e quello della città di Monza è simile al celebre milanese. La sua particolarità sta nella luganega, la salsiccia proprio tipica della Brianza che viene sbriciolata e fatta rosolare con cipolla e burro. Il riso (solitamente Carnaroli) viene tostato con cura e, dopo questo processo, si unisce lo zafferano, che regala il caratteristico colore dorato e un profumo inconfondibile. Il risultato è un piatto eccezionalmente equilibrato, buono e assolutamente da provare.

2. Cassoeula

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La cassoeula è il piatto simbolo dell'inverno lombardo, ricco e sostanzioso. Una preparazione che nasce come ricetta di recupero: verza e parti meno nobili del maiale che vengono cucinati lentamente fino a diventare morbidissimi. Il nome cassoeula deriverebbe dalla pentola larga in cui si mettono a bollire gli ingredienti, mentre le sue origini, che si perdono tra storia e leggenda, sarebbero spagnole, anche se non tutti concordano con questa versione. Solitamente viene servita con la polenta (altro "classicone" lombardo) e qui rappresenta un rito conviviale da gustare insieme con un bicchiere di vino rosso locale. Un capolavoro della tradizione che trasforma ingredienti poveri e semplici in una pura intensità di sapori.

3. Rustisciada o rusticiada

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Foto da – storienogastronomiche

Il maiale è protagonista anche di un altro piatto simbolo della cucina brianzola: la rusticiada. Stiamo parlando di uno stufato di carne insaporito da un soffritto di lardo e cipolle. Anche in questo caso, si serve insieme alla polenta. Questo è un piatto che anticamente veniva cucinato in occasione della macellazione del maiale, un rito proveniente dal mondo contadino.

4. Buseca (trippa alla milanese)

Trippa alla milanese

La büsèca o trippa alla milanese è un altro piatto invernale tipico della cucina contadina brianzola e lombarda. Si tratta di trippa di bovino che viene cotta in umido assieme ai fagioli, brodo di pomodoro e lardo. Il nome deriva probabilmente dal tedesco butze (viscere) che viene "milanesizzato" in busa (pancia) da cui busecca. Un piatto sostanzioso, caldo, energetico che veniva servito nelle locande delle fiere lombarde che offrivano una specialità economica, riscaldante e nutriente. Alcuni sostengono che in passato venisse condivisa nella notte di Natale, dopo la messa di mezzanotte, come rito conviviale fra i contadini.

5. Biscotti e pane di San Gerardo

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Foto da – artigianoinfiera

Tra i prodotti più tipici dei forni brianzoli spiccano il pane e i biscotti di San Gerardo, legati al compatrono di Monza, San Gerardo dei Tintori. I biscotti sono secchi e senza uova e a lunga conservazione. In epoca medievale venivano benedetti ai pellegrini che andavano a Monza per le reliquie del santo e quindi appesi alle finestre delle loro abitazioni in segno di devozione. Il pane di San Gerardo, invece, è un dolce con miele, uvetta, mandorle e castagne candite. Nasce dalla leggenda del miracolo del 1177 dove il santo che gli presta il nome, fermò la piena del fiume Lambro attraversandolo con il mantello per salvare i malati. In segno di gratitudine i monzesi crearono questo pane e lo dedicarono al santo.

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Quello che i piatti non dicono
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