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6 Agosto 2025 13:32

Gli italiani mangiano troppi cibi ultra processati: a confermarlo uno studio dell’ISS

Un recente studio condotto dall'Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato che, negli ultimi anni, è aumentato il consumo di prodotti industriali da parte degli italiani a discapito della nostra dieta mediterranea.

A cura di Arianna Ramaglia
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Che fanno male già si sa, che le persone non li evitino del tutto pure si sa, ma una nuova ricerca ce lo conferma ancora una volta e parla proprio di noi italiani. Lo studio, condotto dall'Istituto Superiore di Sanità ha notato un calo nella qualità degli alimenti, un progressivo abbandono della Dieta mediterranea e un aumento del consumo dei cibi ultra processati, che arrivano addirittura a soddisfare il 23% del nostro fabbisogno giornaliero.

La ricerca

Lo studio, pubblicato su Frontiers in Nutrion e coordinato da Laura Rossi, direttrice del Reparto Alimentazione, Nutrizione e Salute dell'Istituto Superiore di Sanità, ha analizzato i risultati di un campione di 2.313 adulti e 290 anziani nel 2005-2006 e 726 adulti e 156 anziani nel biennio 2018-2020 con una proporzione del 50% tra maschi e femmine, utilizzando l'Adherence to Italian Dietary Guidelines Indicator (Aidgi) e il World Index for Sustainability and Health (Wish2.0). I ricercatori hanno analizzato la qualità della dieta degli italiani e ciò che hanno riscontrato è stato l'aumento del consumo dei cibi ultra processati (UPF) che, sebbene rappresentino solo il 6% in termini di peso, contribuiscono per il 23% all'apporto energetico giornaliero.

I risultati della ricerca, secondo Rossi, dimostrano "un lieve peggioramento dell'aderenza alle raccomandazioni, con un eccesso di consumi di alimenti di origine animale, in particolare la carne rossa e i salumi, e uno scarso consumo di alimenti vegetali e in particolare di fonti di proteine vegetali, come i legumi. Tendiamo a criminalizzare i carboidrati e a consumare molti alimenti voluttuari come snack dolci e salati, vino e birra. In particolare questo è vero per gli adulti, mentre per gli anziani e le donne la situazione è lievemente migliore".

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Il progressivo abbandono della dieta mediterranea

Nonostante le premesse non siano molto incoraggianti, con un incremento di cibi eccessivamente lavorati e calorici, ma anche carne e salumi, la ricerca non è stata del tutto negativa, mostrando un margine di miglioramento per la dieta degli italiani.

I risultati, infatti, hanno messo in luce una più corretta alimentazione soprattutto negli anziani tra i 65 e i 74 anni, in particolar modo per quanto riguarda le donne, rispetto agli adulti tra i 18 e i 64 anni; inoltre, mentre gli anziani hanno apportato modifiche positive alla loro alimentazione durante i 15 anni, non si può dire lo stesso degli adulti, per cui si è registrato un aumento di prodotti ultra processati, che possono comprendere "le bevande zuccherate, gli snack dolci come merendine o biscotti, e salati, quali per esempio patatine fritte, caramelle, cioccolatini, carne e pesce trasformati, piatti pronti".

Ciò che è stato portato alla luce dagli autori dello studio è l'abbandono della dieta mediterranea, con un particolare calo di alimenti vegetali e freschi in favore di alimenti industriali che possono incidere sulla salute del nostro organismo. I ricercatori, a conclusione dello studio, hanno proposto alcune soluzioni che potrebbero aiutare a risanare la situazione, in particolare "interventi come l'etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore della confezione, una regolamentazione più severa sulla pubblicità UPF (soprattutto rivolta ai bambini) e politiche di appalti pubblici che favoriscano alimenti minimamente trasformati e sostenibili potrebbero supportare scelte alimentari più sane […] e promuovendo un maggiore consumo di cereali integrali, legumi, frutta e verdura e riducendo il consumo di carni rosse e lavorate, alcol e bevande zuccherate".

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