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23 Settembre 2025 11:52

Free Palestine: ristoratori, cuochi e volti del mondo food al fianco dei manifestanti per Gaza

Ristoratori e vip in piazza per Gaza: serrande abbassate in tutta Italia e appelli, come quello di Antonella Clerici, per dire basta al silenzio e chiedere pace.

A cura di Enrico Esente
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Un atipico lunedì ha lasciato serrande abbassate e tavoli vuoti in diversi ristoranti italiani. Né per ferie, né per proteste contro il caro bollette o la burocrazia, ma per dare un chiaro messaggio e schierarsi con Gaza. Tanti manifestanti hanno riempito piazze, stazioni e porti di tutta Italia con lo scopo di far riconoscere anche al nostro governo lo Stato di Palestina. Una cosa che ha collezionato adesioni da esecutivi di tutto il mondo, soprattutto negli ultimi giorni, seguendo l'esempio di Francia, Portogallo, Regno Unito, Australia e Canada.

Ristoranti chiusi per Gaza

"Blocchiamo tutto", è stato questo lo slogan che ha unito i manifestanti in più di 80 cortei in Italia nella giornata di ieri, 22 settembre, creando unione per Gaza. Insieme ai sindacati e ai movimenti sociali, anche il mondo della ristorazione ha deciso di far sentire la propria voce. Sono diversi i ristoranti nella Capitale che hanno deciso di tenere le serrande abbassate. A Roma Indigeno non ha aperto, stessa cosa per Mazzo, il cui proprietario ha deciso di scendere in piazza pur avendo tutto prenotato. "Non è sempre fattibile chiudere, ma questo non significa non prendere posizione", ha spiegato al Gambero Rosso, Fabiana Gargioli, di Armando al Pantheon, che ha documentato sui canali social la manifestazione che ha bloccato la stazione di Termini e tutta l'area intorno. "Oggi avevamo prenotazioni di tantissimi stranieri risalenti a più di un mese fa – spiega Gargioli – abbiamo capito che non era possibile chiudere il ristorante, ma abbiamo mandato qualche mail per avvisare della manifestazione". Così come a Roma, anche a Milano diversi ristoratori hanno deciso di chiudere il locale per manifestare. Tra questi anche Cesare Battisti di Ratanà o Mirko Pelosi dell'Enoteca L'antidoto che ha spiegato, per la necessità di manifestare, di non aver fatto la spesa e cucinare quello che gli era rimasto in dispensa.

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Sono tanti i ristoratori che hanno spiegato, anche attraverso i propri canali online, che non era più possibile fare silenzio, che non si trattasse più di una questione politica, ma di umanità. Lo sciopero ha attraversato tutta la Penisola, ha visto blocchi stradali, mezzi pubblici fermi, presidi e cortei. Dalle banchine di Genova ai vicoli di Bari, da Milano a Catania, passando per Napoli: un Paese intero che ha voluto fermarsi per un giorno. In mezzo studenti, attivisti, lavoratori e anche cuochi e camerieri che, con i loro grembiuli ripiegati, hanno deciso di marcare un confine morale. Spiegavano che alla fine non si poteva fare molto, che significava una piccola goccia d'acqua nel mare, ma che tutto ciò era strettamente necessario. "Anche restare chiusi può diventare un modo di aprire gli occhi", si leggeva sui social.

Anche i vip tra i sostenitori: l'appello di Antonella Clerici

Tante, tantissime persone scese ieri in piazza a manifestare unitamente per quanto sta accadendo a Gaza. Tra i cortei c'erano anche diversi vip tra cui Elisa Toffoli, Ambra Angiolini, Zerocalcare, Caterina Guzzanti. Tra le prese di posizione importanti da sottolineare c'è anche quella di Antonella Clerici che, prima di iniziare la puntata di "È sempre mezzogiorno", ha voluto mandare un messaggio importante. Un fatto molto apprezzato dal pubblico sui social che ha deciso di condividere la sua decisione di esporsi su un tema così delicato.

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Foto da Instagram

"È impossibile restare indifferenti davanti a ciò che sta accadendo a Gaza". Ha esordito così Antonella Clerici che ha menzionato anche il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, citando le sue parole: "Se chiudi gli occhi su ciò che accade, perdi l'umanità". La conduttrice, sempre durante il suo programma, ha parlato di immagini che non si possono più vedere: "bambini, persone senza una casa e che non hanno più niente. Qualsiasi sia la motivazione, tutto questo deve finire e tutti noi dobbiamo lavorare per la pace". 

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Quello che i piatti non dicono
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