Un prodotto tipico del Lazio attorno al quale gravitano tantissime leggende, simbolo della loro presenza sul territorio fin dall'antichità. Andiamo alla scoperta di queste fragole di bosco, minuscole e aromatiche, da gustare fresche o con cui realizzare un liquore speciale.
Nemi è un incantevole borgo situato sui Colli Albani, nel cuore dei Castelli Romani, a pochi chilometri da Roma. Affacciato sull'omonimo lago di origine vulcanica, il paese è diventato celebre non solo per i suoi fiori, ma soprattutto per le sue fragole, piccole e profumatissime, celebrate ogni anno la prima domenica di giugno in una sagra che nel 2025 giunge alla 100esima edizione. La loro presenza sul territorio, però, è radicata ben più nel passato, tra leggende e culti popolari che arrivano dall’antica Roma: per raccontare le fragoline di Nemi, infatti, si “scomoda” persino una dea molto famosa.
La fragolina di Nemi è avvolta da un'aura mitologica. Facciamo subito una premessa: ci troviamo in una zona che conserva tantissime leggende, legate specialmente alle divinità dei boschi che circondano il borgo, spesso identificate con personalità femminili che esistevano prima del pantheon greco-romano. Da citare, in particolare, è Diana Nemorensis (da non confondere con la Diana dea della caccia): il suo culto è arcaico e si associava ampiamente alla natura selvaggia, alla fertilità, alla vita e alla morte. Le fragoline, come frutti del bosco, si narra che venissero già raccolte in suo onore.
La leggenda più celebre, però, ha al centro Venere e il suo amore per Adone: nel mito, la dea della bellezza viene colpita da una freccia di Cupido e si innamora dell'aitante Adone, scatenando la gelosia di Marte che, per rabbia, decide di uccidere il giovane trasformandosi in un cinghiale durante una battuta di caccia in un bosco. Venere, prova a soccorrere l’amato, ma non c’è nulla da fare, scoppiando così a piangere. A questo punto, i miti regalano suggestioni diverse: le lacrime di Venere cadute a terra sarebbero diventate anemoni, oppure si sarebbero trasformate in piccoli cuori rossi, dando vita alle fragoline di Nemi.
Affascinanti, romantiche e tragiche narrazioni a parte, queste fragole erano già molto note nei mercati dell’antica Roma, disponibili da maggio a ottobre: l’area dei Castelli, infatti, forniva la maggior parte della frutta e della verdura alla Città Eterna. Il 13 giugno, quando cadevano le idi di giugno, si svolgevano le tradizionali celebrazioni dedicate ad Adone: tra i festeggiamenti c’era il “Trionfo delle Fragole”, con le fragolare – le donne preposte alla raccolta – che le distribuivano ai presenti.
Quella di Nemi è una fragola che appartiene alla specie Fragaria vesca, nota come fragola di bosco europea. Cresce spontanea nel sottobosco, ma le piantine vengono anche coltivate: il ricco terreno di origine vulcanica e il microclima temperato del Lago di Nemi ne fanno un territorio d’elezione. Si distingue per il colore rosso vivo, la forma leggermente allungata e le dimensioni ridotte, con un peso di circa 1,2 grammi. La polpa è biancastra, spesso tinta di rosso a completa maturazione e il sapore è mediamente dolce e acidulo, con un aroma molto intenso. Si tratta di un PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) del Lazio che già veniva indicato come tipico negli atti dell’inchiesta parlamentare Jacini (dal nome di Stefano Jacini) tra il 1877 e il 1884, condotta per esaminare lo stato dell’agricoltura del neonato Regno d’Italia.
Le fragoline di Nemi sono un ingrediente versatile. Danno il loro meglio consumate fresche, magari guarnite con panna montata o macerate in poco zucchero e succo di limone. In pasticceria, sono le star di crostate e tartellette con crema pasticciera, e sono perfette per realizzare golose confetture. La loro intensità aromatica, poi, le rende adatte anche a preparazioni creative in veste salata, come risotti e insalate con rucola e formaggi. Una specialità locale che va provata è il Fragolino di Nemi, un liquore dolce che si ottiene solo dalle fragoline raccolte rigorosamente a mano.