;)
In Italia, Paese di borghi e feste patronali, di sagre millenarie e riti collettivi che mescolano sacro e profano, ogni gesto "tradizionale" è spesso accolto con rispetto quasi automatico. Ma cosa succede quando una "nuova tradizione" nasce in un contesto dove i temi della sostenibilità ambientale e dello spreco alimentare sono più che mai attuali? È il caso di Morbegno, in Valtellina, dove una recente iniziativa – una gara di lancio del formaggio – ha sollevato polemiche, facendo emergere una riflessione importante: fino a che punto possiamo difendere ciò che chiamiamo tradizione senza mettere in discussione i suoi effetti sul presente?
Il caso Morbegno: una "tradizione" inventata?
Sarà una novità assoluta per il comune valtellinese, prevista in concomitanza con "Morbegno in Cantina", l’evento enogastronomico che ogni anno anima l’autunno locale. L’idea, promossa dalla Pro Loco e ispirata a manifestazioni simili già esistenti in altre regioni, prevede una gara in cui i partecipanti si sfideranno a lanciare forme di formaggio su un percorso a ostacoli. Nulla di violento, nulla di eccessivo: solo un gioco, assicurano gli organizzatori.
Ad opporsi all'evento però ci sono i consorzi di tutela del Bitto, dello Storico Ribelle e del Valtellina Casera, insieme a Slow Food, hanno espresso una chiara contrarietà all’iniziativa. Secondo loro, trasformare prodotti simbolo della cultura casearia locale — come il Bitto, il Valtellina Casera DOP o lo Storico Ribelle, frutto di lavorazioni complesse e legami profondi con il territorio — in oggetti da lanciare, rischia di banalizzarne il valore gastronomico, storico e umano.

Il sindaco di Morbegno, Patrizio Del Nero, ha difeso l'iniziativa, sottolineando che non verrà sprecato neanche un grammo di cibo. Ha affermato che le forme utilizzate saranno scadute, finte o comunque non destinate al consumo. L'intento è creare un momento di allegria e folklore, non certo disprezzare il cibo. La Pro Loco, promotrice dell'evento, ha recentemente assistito alle gare dei campionati italiani di lancio del formaggio in Umbria, traendone note positive a livello sportivo e di partecipazione. L'obiettivo è far conoscere nel territorio della Valtellina la tradizione del lancio del formaggio, che fa parte del compartimento degli sport che rotolano della FIGeST, insieme al lancio della ruzzola, ruzzolone, rulletto e boccia su strada.
In Italia di manifestazioni del genere ce ne sono molte, dato che in diverse zone del Paese si svolgono gare simili: si tratta però di tradizioni radicate, nate in un contesto sociale ed economico completamente diverso. Morbegno, invece, ha importato l’idea, senza avere alle spalle un racconto collettivo che la giustifichi.
Quando il formaggio vola (e non solo): le tradizioni italiane tra rito e spettacolo
L’idea di lanciare o far rotolare alimenti non è affatto nuova in Italia: affonda le radici in tradizioni contadine, in riti propiziatori o semplicemente in forme di intrattenimento popolare tramandate nei secoli. Il caso più noto è forse quello del Ruzzolone, diffuso in Umbria, Marche ed Emilia-Romagna, dove da epoche medievali si fa rotolare una forma di formaggio lungo sentieri collinari o strade sterrate. Vince chi riesce a far compiere alla forma il percorso più lungo con il minor numero di lanci. Oggi, molte edizioni utilizzano forme finte o ricoperte di materiali che le proteggano, e l’evento si è trasformato in un momento conviviale, simbolico, che unisce tradizione, sport e attenzione all’ambiente.

Ma l’Italia è piena di feste analoghe. In Sicilia, ad esempio, a Novara di Sicilia, si tiene la gara del Maiorchino, un altro tipo di "ruzzolone" in cui si fa rotolare un formaggio tipico da 10-12 kg lungo le viuzze del borgo. Anche qui, la forma viene recuperata, spesso ancora commestibile o destinata a essere condivisa. Il gioco ha origini antiche e si inserisce nel contesto di una festa religiosa, legando il cibo al senso di comunità. Questa tradizione fa addirittura parte delle "Buone pratiche Unesco".
Tra le tradizioni italiane più spettacolari, difficile non citare lo storico Carnevale di Ivrea, dove da secoli si tiene la celebre Battaglia delle arance. Un evento fortemente simbolico, che rievoca la ribellione del popolo contro il potere tirannico. Le arance vengono effettivamente lanciate con forza tra “aranceri” e “carri da battaglia”, ma l’organizzazione ha da tempo adottato misure per ridurre al minimo lo spreco: gli agrumi utilizzati sono di seconda scelta, non destinati al consumo umano, e l’intera massa di frutta a fine evento viene raccolta e destinata a compostaggio agricolo. È il perfetto esempio di come una tradizione possa evolversi, senza snaturarsi, nel rispetto del contesto attuale.
Più a sud, in Calabria, si trovano riti legati alla "cavalcata dei pani" o al lancio simbolico di dolci durante alcune feste religiose, dove il gesto di “donare” il cibo, anche lanciandolo, è legato a ex voto e ringraziamenti.
In tutti questi esempi, ciò che accomuna le manifestazioni è la presenza di un racconto condiviso: non si tratta semplicemente di “gare” ma di rituali identitari, che nascono da contesti agricoli o religiosi ben precisi. E oggi, molte di queste tradizioni si stanno attrezzando per restare vive senza contraddire i principi di rispetto ambientale: si usano alimenti di recupero, forme sceniche, materiali biodegradabili, e soprattutto si trasmette alle nuove generazioni il significato profondo del gesto.
Le tradizioni simili all'estero
Noi italiani non siamo certo gli unici ad avere questo tipo di tradizioni: eventi simili sono sparsi in tutto il mondo. Ne citiamo 3 legati al contesto europeo, giusto per fare degli esempi.
Il Cooper’s Hill Cheese-Rolling and Wake, che si tiene ogni anno a Brockworth, in Inghilterra, è forse l'esempio più celebre di una competizione legata al lancio del formaggio. In questa manifestazione, i partecipanti si lanciano giù per una collina ripida inseguendo una forma di Double Gloucester da 3,5 kg. Le origini dell'evento risalgono almeno al 1826, ma alcuni suggeriscono che possa avere radici ancora più antiche, forse legate a riti pagani o a diritti di pascolo. Nonostante la sua natura apparentemente bizzarra, l'evento è profondamente radicato nella cultura locale e attira concorrenti da tutto il mondo.

Un'altra tradizione britannica è il World Black Pudding Throwing Championships a Ramsbottom, dove i partecipanti lanciano sanguinacci per abbattere pudding dello Yorkshire posti su un plinto alto 7,6 metri. Secondo la leggenda, l'evento risale alla Guerra delle Rose del XV secolo, quando le truppe, esaurite le munizioni, iniziarono a lanciarsi cibo.
In Spagna, la famosa La Tomatina di Buñol vede migliaia di persone lanciarsi pomodori maturi in una gigantesca battaglia alimentare. Nata nel 1945 da una disputa tra giovani durante una sfilata, è diventata un evento internazionale che celebra la comunità e la gioia collettiva, pur adottando misure per ridurre gli sprechi alimentari.
Tradizione e sostenibilità possono convivere?
Il caso di Morbegno ci pone davanti a un bivio culturale: da una parte la volontà (legittima) di creare eventi che attraggano e divertano, dall’altra la necessità di non perdere di vista il contesto in cui viviamo, fatto di crisi climatica, scarsità di risorse e crescente attenzione verso l’etica alimentare. C’è una differenza profonda tra una tradizione secolare e una gara inventata per ravvivare l’estate. Le prime hanno spesso un significato storico e sociale, che le ha rese patrimonio condiviso.
Ma anche le tradizioni più antiche non sono immuni al cambiamento: devono evolversi per sopravvivere. E oggi, sopravvivere significa anche essere sostenibili, essere consapevoli, evitare sprechi inutili. Allo stesso modo, però, non ogni nuova iniziativa va condannata a priori. Forse, invece di fare un processo alle intenzioni, bisognerebbe interrogarsi sul come: come si organizza un evento, come si comunica, come si può far convivere l’identità locale con le sfide del presente.

Il punto non è vietare le feste o spegnere il folklore, ma capire che il mondo è cambiato: ciò che un tempo era accettabile o addirittura festeggiato, oggi viene guardato con altri occhi. E questo succede in diversi contesti: la sensibilità collettiva si evolve, e con essa deve evolversi anche il concetto di tradizione.
A chi ha criticato la gara di Morbegno va riconosciuto il merito di aver sollevato un tema rilevante. Agli organizzatori, quello di aver risposto con trasparenza. Ma soprattutto, al pubblico – a tutti noi – resta la responsabilità più grande: quella di farsi un’idea consapevole, capace di tenere insieme il rispetto per il passato e la cura per il futuro.