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18 Maggio 2022 15:00

Finestre del vino a Firenze: cosa sono le misteriose buchette sui palazzi storici

Ne sono state individuate 180 in tutta Firenze, ma in passato erano molte di più. La città di Dante è “costellata" di buchette del vino: delle piccole finestrelle utili in epoca Rinascimentale (ma anche dopo) per servire calici direttamente in strada. Alcune di loro sono tornate a "vivere".

A cura di Alessandro Creta
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Può capitare che, passeggiando per le vie di Firenze, l’occhio ora piacevolmente distratto dalle meraviglie architettoniche e artistiche della città possa notare, sulle mura storiche del centro, delle piccole fessure ad archetto. Per lo più della grandezza di un fiasco di vino.

Delle aperture, praticamente delle finestrelle ad altezza d’uomo affacciate direttamente sulla strada. Si tratta, come le chiamano qui, delle “buchette del vino” (in inglese wine windows), dei pertugi parte della storia fiorentina così come il David, la basilica di Santa Maria del Fiore, il panino al lampredotto o la famosa bistecca. Una storia però ben meno nota delle "istituzioni" sopra citate e riscoperta solo in tempi più recenti.

A cosa servivano le buchette del vino?

Ma che cosa sono, nello specifico, queste buchette del vino? Si tratta di piccole aperture attraverso le quali, in particolar modo nel corso del Rinascimento, le famiglie nobili vendevano il vino (non tassato e in quantità non superiore a un fiasco per volta) direttamente in strada dall'interno dei loro palazzi.

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Nel XVI secolo l’instabilità dei mercati europei portò a una ridefinizione delle rotte commerciali internazionali. Ciò causò il declino delle attività che avevano reso potente Firenze e, con lei, di parte delle sue maggiori famiglie. Alcune grandi nobili casate come Antinori o Ricasoli (cognomi oggi strettamente legati al mercato enoico) per fare soldi passarono dalla manifattura all’agricoltura, dedicandosi per lo più alla coltivazione della vigna negli appezzamenti di proprietà fuori Firenze. Il vino, insomma, per queste famiglie diventò la prima fonte di ricchezza, il principale business, anche grazie agli importanti consumi in città. Carri e carri pieni di fiaschi, quindi, iniziarono a giungere dalle campagne.

A quel tempo il commercio del vino avveniva (anche) attraverso piccole aperture sul muro, affacciate in strada, con cornici in pietra e quindi facilmente individuabili dai clienti. Queste finestre del vino sulle facciate dei palazzi nobiliari erano molte, conosciute e indicavano dove ci si poteva rifornire di un bel bicchiere di rosso. Una tradizione in auge per secoli (alcune buchette erano ancora utilizzate nei primi anni del 1900), fino a un progressivo abbandono e caduta nell’oblio di queste caratteristiche fessure.

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Una finestra del vino murata

Al punto che, da circa metà del secolo scorso, in pochi sapevano cosa fossero e a cosa servissero quelle fessure. Molte di loro vennero vandalizzate, molte altre chiuse e murate, tante dimenticate o trasformate in cassette delle lettere. Queste buchette, così intrise tanto di storia quanto di vino, oggi vivrebbero ancora nell’oscurità e lontano dall’attenzione di turisti e cittadini se non fosse stato per un’attività di recupero e riscoperta di un’organizzazione locale. Chiamata, per l’appunto, Buchette del vino.

Alcune di queste fessure, oggi recuperate, grazie ai locali fiorentini sono tornate a ricoprire la loro funzione originale e originaria: servire il vino direttamente in strada a viandanti assetati. E chissà se tra pochi anni non si possa offrire ai passanti, attraverso le finestrelle, anche il vino di Michelangelo.

Quante buchette del vino ci sono a Firenze?

Sebbene non esista ancora un elenco ufficiale delle buchette fiorentine, a oggi nel solo capoluogo toscano ne sono state recuperate e indicate 180, mentre un centinaio di finestrelle è distribuito tra altri 32 comuni toscani. Sul sito dell’associazione Buchette del vino è in costante aggiornamento un censimento di wine windows, consultabile nella sezione dedicata.

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Nella città gigliata è diventato quasi un hobby per i turisti riuscire a individuarne quante più possibile e, da qualcuna di queste (quelle recuperate da esercizi commerciali, non appartenenti a residenze private), perché no rifornirsi di un bel calice di Chianti. Proprio durante la pandemia alcune di queste finestrelle si sono rivelate molto utili per alcuni locali fiorentini: grazie a queste, infatti, si è potuto servire del vino e aperitivi in totale sicurezza, evitando per quanto possibile il contatto diretto.

Anche in modo inconsapevole, insomma, la storia ci viene sempre in aiuto. Pure, se non soprattutto, nei momenti di difficoltà.

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A cura di
Alessandro Creta
Laureato in Scienze della Comunicazione prima, Pubblicità e Marketing poi. Giornalista gastronomico per professione e mangiatore seriale per passione, mi piace navigare tra le pieghe del cibo, perché il food non è solamente cucina, ristoranti e chef. Appassionato di olio evo ma anche di viaggi, sono particolarmente incuriosito da cibi strani e sconosciuti. Mi fate felice con un Verdicchio. Mi trovate su Instagram: @cretalex
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