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10 Novembre 2025 16:00

Fesa di manzo: com’è fatto e come usare uno dei tagli più versatili del bovino

Un taglio magro, versatile e spesso sottovalutato, la fesa di manzo è una risorsa preziosa per chi cerca equilibrio tra gusto, leggerezza e tecnica. Perfetta per fettine, arrosti e piatti a crudo, richiede solo attenzione nella scelta e rispetto dei tempi in cottura per esprimere al meglio le sue caratteristiche.

A cura di Francesca Fiore
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Quando si parla di carne di manzo, o bovina per gli addetti ai lavori, pochi tagli riescono a rappresentare meglio la semplicità quanto la fesa di manzo. È una carne discreta, magra ma non povera di sapore, protagonista di piatti semplici e raffinati allo stesso tempo. Dalle fettine ai ferri di ogni giorno agli arrosti domenicali, fino ai carpacci serviti nei ristoranti, la fesa è fra i tagli più versatili, in grado di adattarsi con naturalezza a contesti e cotture differenti. Se non l'hai mai usata o vuoi provare cotture e abbinamenti diversi, ecco tutto quello che devi sapere sulla fesa di manzo: com'è fatta, quali sono i piatti più utili per provarla e come sceglierla al meglio in fase di acquisto.

Un taglio nobile nella parte posteriore del manzo

La fesa di manzo – in inglese rump o topside/silverside come vedremo – si trova nella parte interna della coscia, in prossimità della noce e del girello. È composta da muscoli che lavorano poco, e per questo la carne risulta tenera, compatta e povera di grasso. In macelleria, la si riconosce per il suo colore rosso vivo e la fibra fine, quasi vellutata. È un taglio “nobile” del quarto posteriore, apprezzato da chi cerca una carne leggera ma con una resa perfetta in cottura.

La fesa interna –  in inglese chiamata anche topside – è la più pregiata, tenera e uniforme; la parte esterna, che molti riconoscono come sottofesa – chiamata in inglese anche silverside  leggermente più fibrosa, è comunque gustosa e ideale per le fettine. In entrambe le versioni, il filo conduttore è la versatilità: può essere tagliata sottile, cotta velocemente, oppure legata e arrostita intera per una preparazione più importante.

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Un taglio leggero e versatile

Dal punto di vista nutrizionale, la fesa di manzo è tra le carni più leggere e bilanciate che si possano portare in tavola. Contiene una percentuale di grassi molto bassa, spesso inferiore al 3%, ma un’elevata concentrazione di proteine nobili: quelle che l’organismo utilizza in modo ottimale per il mantenimento e la rigenerazione dei tessuti. Con circa 120 calorie per 100 grammi, la fesa si colloca tra le carni rosse più “leggere”, motivo per cui viene consigliata nelle diete equilibrate, sportive o ipocaloriche, ma anche semplicemente a chi desidera una carne genuina, digeribile, “pulita” nel gusto e nella composizione.

È anche una buona fonte di ferro eme, il tipo di ferro più facilmente assimilabile, oltre che di zinco, fosforo e vitamine del gruppo B, in particolare B12 e niacina, essenziali per il metabolismo energetico e per il corretto funzionamento del sistema nervoso.

Dal punto di vista gustativo, la fesa ha un carattere discreto ma riconoscibile: il suo sapore è dolce, morbido, privo di note ferrose e con una texture uniforme che si presta a interpretazioni diverse. La sua neutralità aromatica è ciò che la rende preziosa sia nelle cucine domestiche, dove si cerca la semplicità, sia in quelle professionali, dove la si usa come base da personalizzare.

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Accoglie bene il profumo delle erbe fresche — dal timo al rosmarino — ma si esalta anche con contrasti più moderni: una marinatura agli agrumi, una salsa allo yogurt ed erbe, oppure una riduzione al vino rosso leggermente acida.

Proprio questa capacità di assorbire e riflettere i condimenti fa della fesa un ingrediente duttile: può essere protagonista o discreto supporto, piatto principale o componente di un insieme più complesso.

In sintesi, la fesa è la carne ideale per chi cerca un equilibrio tra benessere e piacere gastronomico: leggera, nutriente, versatile e capace di dialogare con qualunque stile di cucina — dalla tradizione più sobria all’interpretazione contemporanea più creativa.

Come usare la fesa di manzo in cucina

Come dicevamo, si tratta di un taglio versatile ma che ha bisogno di qualche attenzione. In cottura, è importante evitare il fuoco troppo alto o i tempi lunghi: bastano pochi minuti per ottenere una carne tenera e succosa. Questo tipo di carne è da abbinare aromi semplici e freschi: salvia, rosmarino, timo e limone sono alleati perfetti per esaltare la sua delicatezza. Chi cerca un tocco più deciso può sfumare con vino bianco o rosso giovane, oppure aggiungere un pizzico di senape o di pepe nero per creare contrasto.

La fesa di manzo è ideale per preparare delle fettine ai ferri, delle scaloppine al vino bianco o al limone, dei piccoli involtini ripieni di erbe o formaggio. Con un po’ di esperienza, la fesa sa trasformarsi in un arrosto raffinato: legata e cotta al forno con vino bianco, timo e rosmarino, mantiene la sua forma compatta e si affetta perfettamente. Servita calda con il fondo di cottura o fredda con un filo d’olio e qualche scaglia di sale, rivela una sorprendente morbidezza.

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La fesa dà il suo meglio anche nelle preparazioni a crudo: tagliata dunque molto sottile per eleganti carpacci o tartare battute al coltello. In queste versioni la carne esprime tutta la sua eleganza: colore brillante, profumo pulito e gusto delicato, senza eccessi ferrosi o grassi.

Sul fronte dei vini, la fesa si abbina bene a rossi leggeri e profumati: un Chianti giovane, un Bardolino o un Montepulciano d’Abruzzo. Se servita fredda o in carpaccio, può sposarsi anche con bianchi strutturati o rosati aromatici.

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Come scegliere la fesa dal macellaio

Riconoscere una buona fesa di manzo è un gesto di attenzione che comincia già al banco del macellaio. È un taglio che, proprio per la sua magrezza, non può contare sul grasso per mascherare difetti: la qualità deve vedersi e sentirsi subito.

La prima cosa da osservare è il colore, che deve essere rosso vivo, brillante ma non troppo scuro. Una tinta troppo pallida può indicare un animale giovane o una frollatura eccessivamente breve, mentre un rosso brunastro tende a segnalare carne non più fresca.

Al tatto — o alla vista, se non è possibile toccarla — la fesa deve apparire asciutta ma non secca, con una superficie compatta e una grana fine e regolare, quasi vellutata. La presenza di piccoli filamenti di grasso bianco candido non è un difetto: al contrario, una leggera marezzatura contribuisce a mantenerla morbida in cottura. È importante chiedere che venga tagliata “in vena”, cioè seguendo la direzione naturale delle fibre: un accorgimento semplice che fa la differenza in termini di tenerezza.

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La sottofesa di manzo, o fesa esterna, chiamata anche silverside

Un buon macellaio saprà anche distinguere tra fesa interna e fesa esterna.

  • La prima, più tenera e uniforme, è ideale per carpacci, tagliate o fettine;
  • la seconda, un po’ più compatta, si presta meglio per arrosti o preparazioni in umido. 

Anche la provenienza ha un ruolo cruciale. Meglio orientarsi su carne di bovini italiani o europei certificati, provenienti da allevamenti che garantiscano alimentazione naturale e tracciabilità. Il colore uniforme e l’odore fresco — mai dolciastro o ferroso — completano il quadro di una carne di qualità.

Infine, un consiglio da veri intenditori: chiedete al macellaio quando la carne è stata macellata. Una fesa frollata per almeno 7-10 giorni offrirà una consistenza più morbida e un sapore più armonico, perché le fibre avranno avuto il tempo di rilassarsi.

Scegli la fesa di manzo se devi…

Ecco una checklist da salvare e consultare quando devi fare acquisti al supermercato o in macelleria.

  • preparare fettine o scaloppine: la sua fibra sottile e compatta consente cotture brevi e uniformi senza irrigidirsi;
  • realizzare involtini o rollè: mantiene la forma in cottura e si lega bene con ripieni leggeri di erbe, verdure o formaggi;
  • cucinare un arrosto magro o un roast beef delicato: tiene bene la legatura e assorbe gli aromi senza perdere liquidi;
  • servire piatti freddi come l’arrosto affettato o l’insalata di carne: la struttura regolare garantisce tagli netti e presentazione pulita;
  • proporre carpacci o tartare: la tessitura fine e la magrezza assicurano un crudo elegante, dal sapore dolce e pulito;
  • ottenere una base neutra per salse o condimenti complessi (vino, agrumi, spezie leggere): la fesa non sovrasta gli altri ingredienti;

Non scegliere la fesa di manzo se devi…

  • cucinare piatti a lunga cottura come brasati, stracotti o bolliti: la sua fibra magra tende a seccarsi e indurirsi;
  • preparare spezzatini o ragù corposi: la fesa rilascia pochi succhi e non sviluppa la gelatinosa morbidezza dei tagli più connettivi;
  • ottenere una carne succulenta e marezzata per la griglia: mancano le infiltrazioni di grasso che rendono morbidi tagli come costata o scamone;
  • affrontare cotture ad alta temperatura prolungata, come barbecue o griglia diretta: il rischio è una consistenza asciutta e fibrosa;
  • realizzare piatti fondenti o collosi (ossobuco, stufati al vino), dove serve collagene che si scioglie: la fesa ne contiene pochissimo;
  • cercare una carne con sapore intenso e “rustico”: la sua delicatezza è ideale per piatti puliti, meno per ricette forti o speziate;
  • lavorare macinati o hamburger: la bassa percentuale di grasso compromette la succosità e la struttura in cottura;
  • sostituire tagli ricchi di tessuto connettivo in ricette tradizionali: non svilupperà la stessa cremosità né la profondità aromatica.
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