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18 Giugno 2025 16:00

Falso d’autore: come funziona la contraffazione dell’olio extravergine d’oliva

Simbolo della dieta mediterranea e vanto dell’agricoltura italiana, l’olio extravergine d’oliva è sempre più minacciato da frodi e adulterazioni. Un viaggio tra verità e inganni per imparare a riconoscere e difendere l’autenticità nel piatto.

A cura di Francesca Fiore
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Il profumo fruttato, il colore dorato con riflessi verdognoli, il pizzicore in gola che racconta freschezza e autenticità: l’olio extravergine d’oliva non è solo un ingrediente, ma è cultura, storia, un simbolo della tavola mediterranea. Ma dietro questo prodotto straordinario si nasconde un’insidia silenziosa: l’adulterazione. Una pratica che altera non solo il gusto, ma che ha conseguenze anche sulla nostra salute. Un inganno ben camuffato che rischia di svilire una delle eccellenze più amate e riconosciute del nostro patrimonio gastronomico.

Un’eccellenza sotto minaccia: l'adulterazione dell'olio

L’olio extravergine d’oliva, per meritare davvero questo nome, deve nascere da olive sane, raccolte con cura e spremute a freddo senza l’aiuto della chimica. È un prodotto naturale che, se autentico, offre una ricchezza in polifenoli, grassi buoni e aromi che raccontano il territorio da cui proviene e che si deve sentire al gusto. Ma proprio per il suo valore – culturale, nutrizionale ed economico – è anche tra i prodotti più esposti a sofisticazioni e frodi. Un fenomeno che coinvolge milioni di litri ogni anno, spesso a scapito del consumatore e dei piccoli produttori virtuosi.

A livello europeo, l’olio extravergine è regolamentato dal Regolamento (CEE) n. 2568/91, aggiornato periodicamente per contrastare le frodi. In Italia, i controlli sono affidati a organismi come l’ICQRF (Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi), i NAS dei Carabinieri e le dogane. Nonostante le sanzioni previste, che possono includere multe salate e sequestri, la complessità dei controlli e le differenze tra i paesi rendono difficile eliminare il problema alla radice.

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Le forme dell’inganno: quando l’olio extravergine d’oliva non è ciò che sembra

Le tecniche di adulterazione dell’olio extravergine d’oliva sono sempre più sofisticate, al punto da rendere difficile anche per un occhio (e un palato) esperto riconoscere l’inganno. Tra le pratiche più diffuse troviamo:

  • Tagli con oli di semi (come girasole, soia o mais), che abbassano il prezzo ma anche la qualità;
  • Miscele con oli di oliva raffinati, insapori e privi di nutrienti;
  • Mascheramenti con coloranti naturali, come clorofilla o beta-carotene, per simulare la vivacità cromatica di un olio giovane;
  • Etichette fuorvianti, che fingono origini italiane o millantano la denominazione "extravergine" dove non dovrebbe esserci.

Il risultato? Un prodotto che inganna i sensi e il portafoglio, mina la fiducia dei consumatori e causa un danno incalcolabile all'intero comparto dell'olio extravergine italiano.

Una questione di salute (e di gusto)

Se da un lato l’olio extravergine d’oliva adulterato non è sempre pericoloso dal punto di vista tossicologico, dall’altro è profondamente ingannevole. Perde il suo valore nutrizionale, non offre le stesse proprietà benefiche e può contenere tracce di sostanze indesiderate derivate da processi industriali.

Ma c’è anche un altro danno, più sottile: la perdita del gusto autentico. Quel sapore amarognolo, quell’equilibrio tra dolcezza e piccante, la complessità aromatica che racconta la varietà delle olive e la storia del territorio… tutto si appiattisce. Un olio extravergine d’oliva falsificato è un olio senza anima.

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Come riconoscere un vero olio extravergine d’oliva

Fortunatamente, ci sono strumenti per difendersi. Alcuni sono tecnici – come le analisi chimiche o i test sensoriali certificati – ma anche il consumatore può fare la sua parte. Ecco alcuni indizi da tenere d’occhio:

  • Diffidare di prezzi troppo bassi: un vero olio extravergine d’oliva italiano non può costare pochi euro al litro;
  • Leggere attentamente l’etichetta, cercando indicazioni come DOP, IGP o “da olive italiane” (attenzione a non confondere con “imbottigliato in Italia”);
  • Preferire bottiglie in vetro scuro, che proteggono l’olio dalla luce;
  • Verificare la data di produzione e il luogo di imbottigliamento;
  • Acquistare direttamente da produttori fidati, tramite frantoi, mercati contadini o reti di distribuzione trasparenti;
  • Affidarsi al proprio gusto, imparando a riconoscere l’amaro e il piccante come segni di qualità.
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L’Italia che resiste (e che merita fiducia)

In un settore spesso minacciato da frodi e concorrenza sleale, ci sono migliaia di produttori italiani che ogni giorno coltivano, raccolgono e spremono olive con passione e competenza. Le loro bottiglie raccontano storie di territori unici, come la Toscana, la Puglia, la Sicilia o il Lago di Garda, e meritano di essere conosciute, riconosciute e premiate. Sostenere questi produttori significa non solo scegliere un olio extravergine d’oliva buono, ma anche difendere un patrimonio culturale e gastronomico che tutto il mondo ci invidia.

L’adulterazione dell’olio extravergine d’oliva non è solo un reato alimentare: è un tradimento del gusto, della salute e della cultura mediterranea. Come appassionati di cucina, gourmet e consumatori consapevoli, abbiamo un ruolo cruciale: scegliere con attenzione, informarci, assaggiare e valorizzare l’autenticità. Perché il vero olio extravergine d’oliva non è solo un condimento: è un’esperienza, un’identità, un atto d’amore verso il cibo vero.

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