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15 Ottobre 2025 10:46

Falsi Parmigiano Reggiano alla fiera di Colonia: il Consorzio interviene e fa rimuovere due prodotti

Alla più grande fiera mondiale del food & beverage sono stati ritirati due prodotti accusati di italian sounding, l’espediente con cui aziende straniere richiamano l’eccellenza gastronomica italiana senza alcun legame reale con il nostro Paese. Protagonisti del caso una salsa denominata “Garlic Parmesan” e un sostituto vegetale del formaggio chiamato “ParVegano”. Un mercato parallelo che, al di fuori dell’Unione Europea, muove ogni anno un giro d’affari miliardario.

A cura di Francesca Fiore
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"Garlic Parmesan Flavored Sauce" e "ParVegano": la prima è una salsa aromatizzata, il secondo un sostituto vegetale del formaggio. Due prodotti che, dietro nomi accattivanti, nascondevano un chiaro caso di Italian sounding, ovvero quell’espediente commerciale con cui aziende straniere cercano di evocare la tradizione gastronomica italiana e le sue eccellenze Dop. In questo caso, il riferimento era inequivocabile al Parmigiano Reggiano Dop, simbolo del made in Italy agroalimentare e da anni al centro di una battaglia per la tutela della sua denominazione.

È quello che è successo durante l’edizione 2025 di Anuga, la più grande fiera internazionale dedicata al settore food & beverage, che si è trasformata in un nuovo campo di battaglia per la tutela delle eccellenze italiane. Durante la manifestazione, svoltasi dal 9 al 13 ottobre a Colonia, il Consorzio del Parmigiano Reggiano è dovuto intervenire per segnalare e ottenere la rimozione di due prodotti che evocavano indebitamente la celebre Dop emiliana. Ecco cosa è successo.

Due prodotti sotto accusa: “Garlic Parmesan” e “ParVegano”

Nel mirino del Consorzio sono finiti due articoli esposti tra gli stand della fiera. Il primo era una salsa etichettata come “Garlic Parmesan Flavored Sauce”, che richiamava apertamente il Parmigiano Reggiano ma senza rispettarne il disciplinare. Il secondo, un sostituto vegetale del formaggio chiamato “ParVegano”, giocava sull’assonanza con il nome protetto per presentarsi come alternativa “vegana” alla celebre Dop.

Entrambi i casi rappresentano una violazione delle norme europee sulle denominazioni d’origine (Regolamento UE) n. 1151/2012): all’interno dell’UE, infatti, qualsiasi prodotto che evochi una Dop senza rispettarne gli standard non può essere commercializzato o pubblicizzato. Dopo la segnalazione del Consorzio, le autorità tedesche hanno agito rapidamente, ordinando la rimozione immediata della salsa, mentre il “ParVegano” è stato ritirato volontariamente dal produttore dopo una diffida legale.

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Non è la prima volta che episodi di questo tipo si verificano ad Anuga: già nel 2023, un formaggio grattugiato statunitense etichettato con la parola “Parmesan” era stato rimosso su segnalazione dello stesso Consorzio. A ricordarlo è stato il presidente Nicola Bertinelli, sottolineando come tali pratiche non siano semplici infrazioni commerciali, ma vere e proprie violazioni della tutela delle indicazioni geografiche, sancite da una giurisprudenza europea consolidata.

In particolare, una storica sentenza della Corte di Giustizia dell’UE del 2008 ha stabilito che il termine “Parmesan” non è un nome generico, ma un riferimento diretto al Parmigiano Reggiano. Di conseguenza, nessun prodotto non conforme può utilizzare questa denominazione, neppure in forma evocativa.

Un mercato parallelo da miliardi di euro

Il fenomeno del “Parmesan” e dei falsi Parmigiano Reggiano non è un problema confinato all’Europa, anzi. Al di fuori dell’UE, dove le norme di tutela sono meno stringenti, il giro d’affari dei prodotti che evocano il celebre formaggio italiano supera i 2 miliardi di euro, con oltre 200.000 tonnellate di merce commercializzate ogni anno — circa tre volte il volume delle esportazioni ufficiali del Parmigiano Reggiano.

Oltre al danno economico per i produttori italiani, questi prodotti ingannano i consumatori, che credono di acquistare un’eccellenza gastronomica quando invece si tratta di imitazioni prive di legame con il territorio e con la tradizione casearia emiliana.

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L’episodio di Anuga 2025 conferma quanto la lotta alle imitazioni sia ancora una sfida cruciale per la tutela del made in Italy agroalimentare. Se in Europa il sistema normativo garantisce oggi strumenti efficaci di contrasto, è sul piano globale che occorre colmare il divario, promuovendo accordi e tutele internazionali capaci di difendere le eccellenze italiane da pratiche scorrette e concorrenza sleale.

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