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Assetati
5 Novembre 2022 15:00

Distillati senza alcol: una moda molto remunerativa per i produttori

Una moda certo ma anche una necessità per tutti i bar quella di avere in bottigliera delle bottiglie pensate per chi non vuole o non può bere alcolici. È pure un'incredibile fonte di guadagno (a volte ingiustificata) per le aziende che ci stanno scommettendo su.

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I distillati senza alcol sono il trend del momento nel mondo dei bar. Da circa tre anni la moda continua a crescere e sulle bottigliere dei migliori cocktail bar d'Italia compaiono bottiglie di amari e distillati a gradazione zero. Prodotti senza controindicazioni, inclusivi anche per donne incinte, guidatori e musulmani: zero alcol ma tutto il sapore e la complessità dei "classici", una rivoluzione che non accenna a fermarsi e che ha dei lati oscuri.

Cosa sono i distillati senza alcol

La moda degli spirits senza alcol arriva dalla Gran Bretagna: i primi a intravedere un futuro in questo "movimento" sono stati i fondatori di Seedlip, distilleria inglese che nel 2015 ha rotto il mercato. Le sue prime mille bottiglie sono andate esaurite in tre settimane, le seconde mille in tre giorni e le terze in 30 minuti. L'ideatore, Ben Branson, è erede di una storica famiglia di mastri distillatori. Dopo aver visto un libro di John French, un medico inglese del ‘600 che cura le persone con distillati di erbe, spezie, frutta e verdura, comincia a sperimentare le ricette riportate nel volume: sono buonissime. Tra l'altro, caso vuole, che proprio la famiglia di Branson fosse la "fornitrice" degli ingredienti di French. Un omaggio al passato che si è trasformato in uno dei business più floridi del recente passato.

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Seedlip apre la strada ai distillati analcolici e dal 2016 in poi c'è un fiorire di prodotti di origine vegetale che non contengono alcol. Nel 2021 è arrivato il Tanqueray 0.0, una versione light del famosissimo London dry gin; qualche giorno dopo arriva Gino°, prodotto dall'italiana Sabatini, una delle migliori aziende produttrici di gin in circolazione.

Gli esempi potrebbero essere infiniti e citiamo solo i primi e più noti distillati "convertiti" al no-alchool ma dobbiamo rispondere a un'importante domanda: come sono? Il sapore è super: quasi tutte le versioni senza alcol di prodotti "tradizionali" sono fatti con le stesse botaniche quindi il sapore trattiene tutti i sentori della bevanda classica ma senza l'ebbrezza. Per questo motivo la richiesta del mercato è così alta: tutti possono avvicinarsi al mondo della miscelazione, anche chi non vuole o non può bere alcol, offrendo alle persone un'esperienza di pari livello rispetto a un drink tradizionale.

Questo passaggio è fondamentale perché ancora oggi, nei bar meno attrezzati, chi vuole evitare l'alcol deve accontentarsi delle bevande zuccherine ed è un peccato perché potrebbe sentirsi a disagio rispetto agli altri commensali. In questo modo no: la "dignità" è la stessa, perché il cocktail è lavorato come un drink qualsiasi, cambiano solo gli ingredienti. I distillati senza alcol sono fondamentali anche per i mocktail, i famosi drink a bassissimo (o nessun) contenuto alcolico, perché miscelando questo prodotto si abbassa il volume di una bevuta. Sembra tutto magnifico e da un certo punto di vista lo è ma c'è anche un risvolto molto interessante.

Una grande fonte di guadagno

Prendiamo l'esempio più celebre: il Tanqueray. Questo famosissimo gin su Amazon costa 17,84 euro al litro; il Tanqueray analcolico costa 18 euro al litro, praticamente uguale. Che c'è di male? Il gin analcolico non è soggetto alle accise o alle aliquote. A differenza dell'Iva, che si calcola in base alla percentuale del valore del prodotto, l'accisa è un costo fisso rapportato all'unità di misura, esattamente come quelle che paghiamo sulla benzina: una quota fissa, immutabile. L’accisa sulle bevande alcoliche è stata applicata in Italia a partire dal 1 gennaio 1993 e si applica a birre o miscele di birre; vino o prodotti intermedi come marsala e sherry; alcol etilico; alcolici in genere.

Oltre alle accise (di tipo europeo e nazionale) ci sono poi le aliquote: per l'alcol etilico attualmente viene misurata in euro per ettolitro anidro, un'unità di misura specifica e molto precisa per calcolare la vera quantità di alcol presente nel prodotto. Nel 2021 questa aliquota è di 1.045,52 euro per ettolitro anidro; per la birra viene calcolata con un'altra unità di misura e attualmente a monta a 2,99 euro. Il vino è invece libero dalle accise nel nostro Paese. Anche i prodotti no-alchool non hanno alcun tipo di tassazione speciale ma il loro prezzo è identico alle versioni tassate: una fonte enorme di guadagno rispetto ai classici distillati.

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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