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24 Maggio 2022 15:52

Cos’è il sale rosa dell’Himalaya: il sale inutile che non viene neanche dall’Himalaya

Sono indubbiamente belli, affascinanti, e danno quel tocco estetico in più ai piatti in cui sono utilizzati. A parte questo, però, i sali colorati sono un'autentica fuffa: ecco perché comprarli è uno spreco di soldi.

A cura di Alessandro Creta
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I sali colorati sono belli. I sali colorati sono inutili. I sali colorati sono "sporchi". I sali colorati sono sopratutto uno spreco di soldi. Da anni nelle cucine di molti di noi stanno prendendo piede boccette dei più disparati sali esotici, ora neri ora rossi, nella maggior parte delle volte rosa, con i consumatori guidati dall'idea (costruita da una precisa narrazione del prodotto) di utilizzare qualcosa di benefico, salutare, migliore del tradizionale (ed evidentemente noioso) sale bianco. Tutto ciò non è assolutamente vero.

Avevamo parlato di questo argomento così controverso già qualche tempo fa, in una guida sull'utilizzo del sale in cucina, ma è bene riprendere in mano il topic nel caso in cui a qualcuno fosse sfuggito il nostro precedente approfondimento. In questa sede parleremo solamente della fuffa dei sali colorati, cercando di salvare qualche euro nel portafoglio di (speriamo) molti consumatori. Prima di parlare dei sali colorati però una premessa prettamente "chimica" è d'obbligo. Un accenno alle proprietà del comune sale da cucina.

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Il sale alimentare, tutto il sale alimentare, si compone per almeno il 97% di cloruro di sodio. Appurato come ogni tipologia di sale da cucina che viene utilizzato è formato da questa altissima percentuale di cloro e sodio, rimane un "buco" di un massimo del 3% da dover in qualche modo compensare. È proprio qui, la spieghiamo nel modo più semplice possibile, che entrano in gioco i sali colorati. Questi, difatti, altro non sono che normalissimo sale (cloruro di sodio, almeno al 97% come detto) con al loro interno una piccola percentuale di altri minerali che contribuiscono alle caratteristiche colorazioni.

Come è fatto il sale rosa

Fatta questa doverosa premessa quindi capiamo come anche il sale rosa (vedremo poi anche alcuni suoi cugini), pur formato almeno al 97% da cloruro di sodio (così come tutti gli altri sali alimentari) contenga in sé una piccola quantità di minerali come, per esempio, l'ossido di ferro, quanto basta per garantire la caratteristica colorazione.

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"Ma in questo modo funge da integratore di ferro nell'alimentazione", potrebbe obiettare qualcuno. Sicuramente, magari mangiandone però una tonnellata. Con una quantità così irrisoria di ferro, e considerando come l'OMS raccomandi un consumo di massimo 5 grammi di sale al giorno, parlare di integratore alimentare e di eventuali effetti benefici sull'organismo è solo una trovata di marketing per catturare nella rete quanti più pesci possibile.

Le grandi compagnie così guadagnano su un prodotto assolutamente uguale al sale tradizionale (che troviamo a 50 centesimi al supermercato) solo grazie al potere del racconto di qualcosa presentato ai consumatori quasi come magico. L'unica magia, anzi, sta nel far sparire i soldi a consumatori ignari. Spendere quindi 6 euro per una boccetta di sale rosa è assolutamente inutile, almeno se consideriamo i benefici nutrizionali. Se poi si comprano i sali colorati per comporre piatti cromaticamente accattivanti, quello è un altro discorso.

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L'unico sale da prediligere in fase di acquisto è quello iodato, arricchito quindi di iodio. Si tratta di un elemento necessario al nostro organismo e alla nostra salute, benefico soprattutto alla tiroide.

Da dove viene il sale rosa

Fuffa nella fuffa, il sale rosa tanto decantato dal marketing non proviene nemmeno dall'Himalaya, bensì da miniere del Pakistan a sud della nota catena montuosa, dove viene estratto per di più grazie allo sfruttamento di lavoratori locali. Quindi nemmeno l'indicazione della provenienza è esatta, ma il solo richiamo alle alte vette dell'Himalaya sicuramente ha contribuito (e contribuisce tuttora, specialmente di fronte a un consumatore poco informato e consapevole) alla costruzione dell'ammaliante narrazione di questo prodotto.

Gli altri sali colorati

Il discorso legato all'inutilità, in termini nutrizionali, del rosa rispetto al sale da cucina tradizionale è applicabile anche alle altre tipologie di sali colorati.

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Abbiamo quello nero di Cipro, sicuramente affascinante, contenente piccole quantità di carbone vegetale; così come quello rosso delle Hawaii con percentuali di un'argilla contenente ferro. C'è poi anche il sale grigio bretone, di questo colore per via dell'argilla naturale presente.

Se volete fare un favore a voi stessi e al portafoglio, insomma, optate solamente per il sale iodato.

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Quello che i piatti non dicono
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