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5 Marzo 2020 14:00

Coronavirus, crollo tra il 30 e il 50% per l’Ortofrutta italiana

L'allarme lanciato dalle associazioni di settore: oltre all'emergenza sanitaria, problemi derivanti dai cambiamenti climatici e dagli scenari politici mutati in questo 2020 stanno mettendo in ginocchio tutto il comparto ortofrutticolo italiano. La richiesta allo Stato è chiara. Sgravi fiscali, congelamento degli affitti e dei mutui durante l'emergenza.

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La Federazione Nazionale degli Operatori grossisti dei Centri Agroalimentari Italiani ha lanciato l’allarme: a causa dell'emergenza sanitaria ci sarà un crollo dei volumi di frutta e verdura del 30%. Il timore da parte della Federagromercati-Confcommercio è che la diminuzione dei clienti italiani e stranieri che si recano nei mercati per acquistare prodotti freschi possa portare al peggioramento del dato fino al 50% nei prossimi giorni.

Molti mercati sopravvivono anche grazie al flusso dei turisti, che in questi giorni è tristemente crollato a causa dell’epidemia. La Federazione ha già individuato in Roma, Firenze, Milano, Bergamo, Torino e Bologna delle forte ripercussioni dovute al Covid19. A tutto ciò va aggiunto il blocco delle attività scolastiche e universitarie fino al 15 marzo che stoppa anche le mense che riforniscono questi luoghi. Un intero comparto del mercato italiano a rischio crollo.

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La Federagromercati spiega in una nota come già prima dell’emergenza il settore soffrisse dei cambiamenti climatici che distruggono la produzione. Per questo motivo, nel caso in cui la situazione peggiorasse ulteriormente o non si sbloccasse nel giro di poco, secondo la Confcommercio sarebbe necessario un intervento dello Stato a favore delle piccole e medie imprese in Italia. La proposta dell’associazione prevede sgravi fiscali, congelamento o almeno riduzione dei canoni di concessione e affitto o la sospensione del pagamento dei mutui da parte del mondo dell’economia.

Come se non bastasse, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, già a inizio febbraio, quando il virus era agli albori del contagio, aveva espresso forte preoccupazione sui dati che provenivano dall’export: l'embargo imposto da Putin in Russia nei confronti dei Paesi Europei, i dazi doganali approvati da Trump sui prodotti importati negli Stati Uniti, la Brexit e il focolaio di Covid-19 in Cina, avevano bloccato già a inizio anno il commercio verso l’estero, costringendo i contadini italiani a tirar la cinghia.

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