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2 Maggio 2025 18:00

Coltivare frutta e verdura nello spazio sarà possibile grazie a un astronauta italiano

Si chiama Space V ed è una startup messa appunto dallo scienziato italiano Franco Malerba che, in collaborazione con l'Università di Genova, ha presentato il progetto che permetterà di coltivare ortaggi nello spazio.

A cura di Enrico Esente
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Frutta e verdura fresca nello spazio: presto sarà possibile. Tra qualche anno la presenza umana nello spazio (e sulla Luna) sarà praticamente una costante. A confermarlo è il Programma Artemis del 2017 che, tra gli obiettivi, si è prefissato di rendere la Luna un territorio di ricerca scientifica fisso da esplorare in tutti i modi. Un programma che si basa sulle missioni Apollo ma con tecnologie più avanzate e un approccio più sostenibile e collaborativo per l'esplorazione dello spazio profondo. E se fino a questo momento tutti gli astronauti che hanno completato missioni spaziali si sono nutriti di cibo liofilizzato, disidratato, termostabilizzato e privo di vitamine fresche, grazie a Space V mangiare nello spazio sarà totalmente differente. 

Chi è Franco Malerba, ideatore di Space V

Fondatore di Space V in collaborazione con l'Università di Genova, Franco Malerba è stato il primo italiano ad approdare nello spazio: il 31 luglio del 1992 in occasione della missione Sts-46, che vedeva Nasa e Asi (Agenzia Spaziale Italiana) collaborare insieme. Grazie al progetto di Malerba, sarà possibile raddoppiare la resa produttiva di frutta e ortaggi nello spazio. Quindi, sostanzialmente, come funziona Space V? Rispetto alle serre verticali, la produzione aumenterà del 108% fino ad arrivare addirittura al 135% e con un risparmio energetico del 43%.

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Se quindi tra qualche anno la presenza dell'uomo sul nostro satellite sarà fissa, l'obiettivo della startup, presentata in occasione dell'Euroflora di Genova, è quello di produrre cibo che consenta di rimanere nello spazio più a lungo e quindi l'opportunità di accettare missioni più durature. Intervistato da Wired, Franco Malerba ha spiegato che la richiesta di cibo fresco, utile alla salute e al nutrimento degli astronauti, si sta allargando sempre di più. 

Cos'è Space V e come funzionerà

Il nome della tecnologia brevettata da Space V è AVF (Adaptive Vertical Farm) ossia una struttura multipiano dinamica in cui sarà possibile raddoppiare o triplicare la resa produttiva di una serra verticale tradizionale. "Una serra compatta come questa – spiega Malerba – con una resa così elevata, è un vantaggio. In questo modo si va a condizionare lo strato vicino alla pianta, avvicinando i ripiani quando la pianta è stata appena seminata. Così facendo si riduce la quantità di energia necessaria per la sua crescita. Ogni ripiano avrà un tipo di coltivazione: pomodorini, rucola e così via, il menu di bordo sarà più vario. Ogni scaffale sarà dotato di un sistema di micro condizionamento indipendente".

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L'astronauta spiega che non ci saranno piante ad alto fusto ma relativamente piccole riflettendo su quello che potrebbe essere il trend dei "micro ortaggi". Si tratta di piante destinata a crescere molto che però vengono raccolte in fase embrionale, quando hanno appena sviluppato le prime foglie, ricche di materiali antiossidanti. Sono tanti gli scienziati che stanno studiando al progetto: si è scoperto che il tipo di luce, colore e intensità sono elementi importanti che permettono alle piante di avere un maggior apporto di vitamina C. 

"Nel nostro progetto c'è anche un aspetto psicologico – spiega Franco Malerba – gli astronauti sono lontani e isolati dalla Terra e da casa, sentono la mancanza della natura. Avere a disposizione delle piante, fa bene allo spirito. Essere a contatto con delle piante a bordo vuol dire non solo avere un alimento sano, ma anche dare la possibilità agli astronauti di svolgere attività piacevoli".

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