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26 Settembre 2025 16:00

Che cos’è la mano di Buddha, il cedro raro simbolo di buona fortuna

Di certo conosci il cedro, ma scommettiamo che non hai mai sentito parlare del cedro di Buddha: è una varietà molto rara dell’agrume, usato in Asia come ornamento o come regalo simbolo di buona fortuna. La particolarità? Ha una forma stranissima che ricorda le dita di una mano, ma non farti ingannare dall’aspetto singolare: è perfettamente commestibile.

A cura di Martina De Angelis
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La natura è molto più fantasiosa di quanto noi potremo mai essere e ha creato dei prodotti che tutto sembrano tranne che commestibile e invece si mangiano tranquillamente proprio come qualsiasi altro tipo di frutto. Uno degli esempi più celebri è certamente il frutto del drago, coloratissimo con il suo involucro magenta e la polpa bianca o rossa tempestata di semini neri croccanti, ma scommettiamo che del frutto che stiamo per presentarti non hai mai sentito parlare, forse non lo hai nemmeno mai visto.

Si tratta della “mano di Buddha” (talvolta anche ribattezzato come limone), un frutto che in realtà è un cedro e che per la sua forma a dir poco singolare entra di diritto nella classifica dei frutti più strani e particolari al mondo. Il Citrus medica var. sarcodactylus, questo il suo nome scientifico, è a tutti gli effetti un cedro, e quindi un agrume, ma invece della classica forma tonda si sviluppa in tanti spicchi raggruppati che ricordano delle dita (la parola sarcodactylus, infatti, indica specificatamente le “dita di una mano”).

La sua origine viene posta genericamente in Oriente, più spesso in India o in Cina, ma l’albero – un sempreverde – cresce bene al sole e con climi che non subiscono eccessivi sbalzi di freddo, su terreni ben drenati (anche in vaso volendo), per cui si può coltivare e in effetti si coltiva anche in Italia, anche se gli agricoltori che si cimentano nel commerciare questo frutto sono davvero pochissimi. L’aspetto della mano di Buddha non è proprio dei più invitanti, ma sappi che in realtà è un frutto perfettamente commestibile. Ti stai chiedendo come si può usare in cucina? Ecco tutto quello che devi sapere su questo particolare tipo di cedro.

Che cos'è il cedro mano di Buddha?

Il cedro mano di Buddah è una varietà di Citrus medica caratterizzata da una forma stranissima frutto di una mutazione genetica che si origina nella fase precoce di partizione dei suoi spicchi, che tendono a svilupparsi come unità a sé stanti e non omogeneamente tutti insieme. Ne consegue una forma non sferica del frutto, ma frastagliata e divisa in varie escrescenze in cui gli orientali hanno visto una mano umana, da cui poi nasce il nome con cui il frutto è noto, ma è facile associare la forma del cedro anche ai tentacoli di un polpo.

La mano di Buddha, al contrario del cedro tradizionale e in generale di tutti gli altri agrumi, è composto praticamente quasi solo dalla scorza, che oltre a essere tentacolare è molto spessa e bitorzoluta, contiene solo un'eventuale piccola quantità di polpa acida, è spesso senza semi e priva di succo. Perché viene coltivato, allora, se a livello di frutto rende pochissimo? Uno dei motivi è il suo profumo molto intenso: la mano di Buddha, infatti, è ricchissima di oli essenziali e proprio per questo sia in Cina che in Giappone viene usato a scopo ornamentale, per abbellire e profumare le case.

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Non solo: l’accostamento con Buddha viene dal fatto che il frutto viene usato spesso in contesti rituali e in culti religiosi di alcune zone, anche perché è generalmente ritenuta una pianta di buon auspicio, che porta fortuna e emana influssi positivi, e quindi è comune in Asia che venga usata come dono. In Cina, il cedro mano di Buddha ha anche un ruolo molto rilevante nella medicina tradizionale, perché è un vero e proprio concentrato di proprietà benefiche: soprattutto nella buccia, ma anche nella poca polpa (il frutto è quasi sempre privo di succo), si trovano vitamina C e vitamine del gruppo B, ma anche la vitamina E, sodio, potassio e calcio.

La medicina tradizionale cinese gli riconosce diverse proprietà per l’apparato cardiovascolare, immunitario e come toccasana per le vie respiratorie, inoltre usa un olio estratto dalla buccia fresca per massaggi drenanti e idratanti, soprattutto mirati a contrastare la cellulite. La buccia essiccata, invece, viene impiegata come tonico e stimolante. Ma è commestibile questo frutto? Sì, anche se in Asia non si usa molto come prodotto alimentare può essere mangiato e fa anche bene, perché privo di grassi da ricco di contiene importanti antiossidanti come i flavonoidi.

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Trovare la mano di Buddha al di fuori dell’Asia è davvero molto difficile e persino lì viene considerato un agrume raro, però non è impossibile: la pianta cresce e vive in maniera ottimale nel clima italiano, infatti esiste qualche azienda che ha scelto di coltivarlo, seppure davvero pochissime. Non è nemmeno particolarmente difficile da far crescere nel giardino di casa, l’unico inconveniente è il freddo: rispetto agli altri agrumi, il cedro mano di Buddha, è più delicato e se la temperatura va sotto lo zero tende a perire. Il consiglio è quello di sistemarlo sotto un porticato o in un angolo nella serra, in modo che possa rimanere sempre protetto e crescere in modo sano.

La pianta è molto simile a quella del cedro classico, con rami lunghi e irregolari, piccole dimensioni e un fogliame che cresce abbondante ogni volta che viene potata. A cambiare, ovviamente, sono i frutti, che in questo caso crescono con la loro particolare mutazione genetica; a seconda della cultivar, le “dita” possono risultare più o meno aperte, possono essere in maggiore o minor numero (da 5 a venti unità per singolo frutto).

Curiosità sul cedro mano di Buddha

Il cedro mano di Buddha è una varietà dalle origini molto antiche: si hanno testimonianze del frutto in diverse stampe antiche, pannelli di legno e sculture di giada della Cina del IV secolo d.C., dove molto probabilmente venne portato dai monaci buddisti, i primi ad essere attirati da questo singolare prodotto naturale e quelli a cui si deve quasi sicuramente il soprannome con cui è conosciuto. A partire dalla Cina (dove si chiama fo-shou) il cedro si diffuse anche in anche in Giappone (qui si chiama boshukan) e in entrambi in Paesi orientali assunse presto diversi significati simbolici.

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In Cina è buona norma regalarlo alle famiglie come porta fortuna: viene posizionato al centro della tavola per poi porlo in dono ai commensali come buon auspicio di una vita lunga e serena. Anche i giapponesi lo regalano per lo stesso motivo, con la differenza che è uso comune donarlo a Capodanno, e in oltre in questo caso viene considerato anche simbolo di prosperità, fertilità e longevità. In India, invece, è facile trovarla nei templi, ai piedi delle statue del Buddha, come offerta votiva da parte dei fedeli: l’usanza è quella di posizionare due frutti uno vicino all’altro, come se fossero due mani giunte in preghiera.

La mano di Buddha viene usato anche come elemento decorativo all’interno delle case, accostandolo di frequente a ornamenti religiosi, mentre spesso la pianta si trova coltivata a scopo ornamentale, anche sotto forma di bonsai: soprattutto in Cina, infatti, esistono molte varietà di cedro mano di Buddha, che si differenziano per forma e grandezza. Tagliato a fettine ed essiccato può essere conservato in appositi sacchetti traspiranti, deposti poi per profumare cassetti e armadi.

Come si usa la mano di Buddha in cucina?

Come abbiamo accennato, il cedro mano di Buddha ha delle caratteristiche molto particolari, non solo dal punto di vista dell’aspetto: è composto praticamente solo da buccia, è quasi sempre privo di succo e molte volte non ha neanche i semi; quando presenti, però, sono fertili e possono essere usati per far nascere nuove piante. Proprio per queste sue unicità in cucina viene usata  solo la sua scorza esterna: grattugiandola, infatti si sprigionano tutta una serie di profumi che rimandano agli agrumi, dall’intensità molto persistente. Inoltre il sapore è molto buono, fortemente agrumato ma con una particolare finitura balsamica.

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Il cedro mano di Buddha buono da mangiare è quello sodo, con la buccia gialla e luminosa (da evitare quelli molli e opachi). Una volta scelto il frutto giusto lo puoi grattugiare e usareper condire insalata, carne o pesce, ma anche per insaporire le marinature, anche se molto più spesso la scorza viene candita e usata poi come guarnizione. L’albedo della mano di Buddha (la sua parte bianca) è molto dolce e leggermente zuccherato, a differenza degli altri agrumi che invece lo hanno amaro: per questo spesso le dita possono essere tagliate longitudinalmente e poi a fette, e utilizzate nelle insalate o sparsi su cibi cotti come il pesce, o anche sul gelato, specialmente su quelli al limone o alla vaniglia.

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Grazie ai suoi odori e ai sentori citrici intensi e particolari che sprigiona, il cedro mano di Buddha viene consigliato anche per le infusioni in alcol, ricreando una sorta di “limoncello” oppure miscelando questo agrume con altre essenze, vodka o gin. Può essere usato anche per fare un infuso in acqua calda, simile a un tè, e per le creazioni di pasticceria.

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