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Fa rumore, ma non è davvero un addio. Negli ultimi giorni il titolo è rimbalzato ovunque: "Carrefour lascia l’Italia". E per una volta, non si tratta solo di un titolo acchiappa-click. Il colosso francese della grande distribuzione ha davvero venduto tutto: oltre 1.100 punti vendita tra ipermercati, supermercati, convenience store e cash & carry. Un passo che segna l’uscita completa di Carrefour S.A. dal nostro Paese, dopo anni di difficoltà economiche e perdite.
Ma la vera notizia – quella che cambia il senso del titolo – è che a rilevare tutto il pacchetto non è un fondo straniero o una catena concorrente, bensì New Princes Group, una realtà italiana guidata dalla famiglia Mastrolia, con base a Reggio Emilia. Insomma, Carrefour se ne va, ma la spesa resta italiana.
Chi è New Princes Group? Una storia tutta italiana
New Princes Group non è un nome noto al grande pubblico, ma nel settore alimentare pesa eccome. È il nuovo nome di Newlat Food, gruppo agroindustriale che negli ultimi 20 anni ha costruito un portafoglio di oltre 30 marchi, molti dei quali storici: Delverde, Centrale del Latte di Torino, Pezzullo, Polenghi, e perfino Plasmon (in licenza per alcuni canali).
A guidarlo c’è Angelo Mastrolia, imprenditore campano con un passato anche nella gestione straordinaria di Parmalat post-crac. Con l'acquisizione del gruppo britannico Princes nel 2024, Newlat è diventata New Princes Group, con l'obiettivo di diventare leader europeo nella produzione alimentare. E ora, con l’acquisto di Carrefour Italia, aggiunge un altro tassello: la distribuzione, controllando direttamente la rete di supermercati dove arrivano i prodotti che già oggi produce.
Cosa vuol dire davvero “Carrefour lascia l’Italia”
Tecnicamente, è corretto: il gruppo Carrefour (quello francese) esce dal mercato italiano. Non è più proprietario né gestore di supermercati, non decide più cosa vendere, con chi trattare, quanto investire.
Ma – ed è un ma grosso come un ipermercato – l’intera rete italiana non chiude, semplicemente passa sotto una nuova proprietà, tutta italiana.
Il marchio Carrefour resta, almeno per ora: sarà utilizzato in licenza da New Princes. Ma il cuore operativo, le decisioni strategiche, le trattative con i fornitori e le politiche commerciali saranno prese da Reggio Emilia, non più da Parigi.

Una buona notizia per il Made in Italy?
Secondo molti osservatori, sì. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato apertamente di "un’operazione che rafforza il sistema Italia". Non è solo retorica: con questa acquisizione, New Princes diventa il primo operatore food per occupazione in Italia, con oltre 13.000 lavoratori diretti nel Paese, 18.000 nel mondo, e altri 11.000 nelle attività indirette.
Il gruppo ha già dichiarato che punta a integrare filiera e retail, con un progetto di rilancio del marchio GS, ex insegna storica italiana, oggi dormiente dentro Carrefour. L’idea è trasformarla in una catena più legata al territorio, ai prodotti locali, alla qualità quotidiana. Per chi lavora con il cibo – agricoltori, artigiani, produttori – è una possibile occasione: più Italia sugli scaffali, meno intermediazioni, filiere più corte.
Naturalmente non è tutto rose e vino. Carrefour Italia ha lasciato sul tavolo perdite pesanti (oltre 150 milioni di euro nel 2024), e un mercato della GDO in grande trasformazione, tra concorrenza dei discount, consumi in calo e aumento dei costi.
New Princes dovrà non solo razionalizzare – e questo può voler dire anche tagli sul personale, anche se non ci sono notizie in merito – ma anche rilanciare, e farlo in un contesto in cui la qualità e la sostenibilità contano quanto i prezzi bassi. Il gruppo ha già dichiarato di puntare a 5 miliardi di euro di ricavi entro il 2030, con una strategia fondata sulla crescita, sulla verticalizzazione della filiera e su un modello che – si spera – possa valorizzare il cibo italiano anche nei luoghi della spesa quotidiana.