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20 Maggio 2025 13:00

Caccia libera (quasi) ovunque: la bozza di legge che fa infuriare ambientalisti e scienziati

La bozza del nuovo disegno di legge sulla caccia, trapelata nei giorni scorsi, ha scatenato un’ondata di critiche da parte di ambientalisti e associazioni. Tra caccia notturna, meno aree protette e nuovi poteri alle guardie giurate, le misure previste fanno temere un drastico passo indietro nella tutela della fauna e degli ecosistemi.

A cura di Francesca Fiore
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Una bozza di riforma della legge sulla caccia, promossa dal ministro Francesco Lollobrigida, ha acceso un acceso dibattito tra governo e mondo ambientalista. Il testo, ancora in fase preliminare, prevede modifiche profonde alle attuali regole: più libertà per i cacciatori, meno tutele per gli animali selvatici e per gli habitat naturali. Tra le novità più discusse, la possibilità di cacciare di notte, anche su spiagge e dune costiere, e il via libera all’abbattimento da parte di soggetti armati non pubblici. Le principali associazioni ambientaliste italiane parlano di un attacco diretto alla biodiversità e minacciano mobilitazioni. In attesa che il disegno di legge venga ufficialmente presentato, il confronto si annuncia teso e destinato a lasciare il segno.

Cosa contiene la bozza del DDL caccia

Dalla bozza trapelata pare che il DDL punta a modificare la legge quadro n. 157 del 1992, che regola l’attività venatoria in Italia. Secondo quanto riportato, si tratterebbe di un intervento radicale che alleggerisce sensibilmente i vincoli oggi posti a tutela della fauna selvatica.

Tra i punti principali del DDL i più critici sarebbero:

  • Autorizzazione alla caccia notturna, attualmente vietata perché considerata pericolosa per la sicurezza pubblica e dannosa per le specie animali;
  • Estensione delle zone cacciabili, incluse aree demaniali come spiagge e dune costiere, normalmente escluse per motivi ecologici;
  • Abolizione di molte restrizioni sui richiami vivi, già al centro di polemiche per il loro impatto sul benessere animale;
  • Allentamento dei controlli sulle guardie venatorie volontarie e possibilità per alcune figure non pubbliche (come le guardie giurate) di abbattere animali;
  • Prolungamento della stagione venatoria, anche durante i periodi di nidificazione, mettendo a rischio la riproduzione di numerose specie.
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Italia già sotto procedura di infrazione

Queste modifiche potrebbero aggravare le violazioni già contestate dalla Commissione Europea, aumentando il rischio di sanzioni e compromettendo ulteriormente la tutela della biodiversità nel paese. L'Italia, infatti, è attualmente soggetta a una procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea per il mancato allineamento della normativa nazionale sulla caccia alle direttive comunitarie. La procedura è stata formalmente avviata nel febbraio 2024 con l'invio di una lettera di costituzione in mora, che rappresenta il primo passo di un iter che potrebbe culminare in sanzioni economiche da parte della Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

In particolare il nostro Paese è sotto procedura di infrazione per:

  • Direttiva Uccelli (2009/147/CE): la normativa italiana consente alle regioni di autorizzare la caccia o la cattura di specie selvatiche anche in aree protette e durante periodi dell'anno in cui la caccia è vietata, contravvenendo alle disposizioni della direttiva che mira alla protezione degli uccelli selvatici e dei loro habitat.
  • Regolamento REACH (Regolamento 1907/2006/CE, modificato dal Regolamento 2021/57/UE): l'Italia non ha rispettato le restrizioni sull'uso di munizioni contenenti piombo nelle zone umide, previste per proteggere gli uccelli acquatici, l'ambiente e la salute umana.
  • Direttiva Habitat (92/43/CEE): la Commissione ha evidenziato l'assenza di misure adeguate per monitorare e prevenire le catture accidentali di specie marine protette, come cetacei e tartarughe, da parte dei pescherecci, e la mancanza di interventi per evitare disturbi significativi a diverse specie marine e di uccelli marini nei siti.
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Le reazioni delle associazioni ambientaliste

Le principali associazioni ambientaliste italiane, tra cui ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia, hanno espresso profonda preoccupazione, definendo il disegno di legge "intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio". Secondo queste organizzazioni, la proposta legislativa rappresenta un attacco alla biodiversità e alla tutela ambientale garantita dalla Costituzione.

Le loro principali critiche riguardano la violazione dei principi costituzionali sull’ambiente, soprattutto dopo la riforma che ha inserito la tutela della biodiversità tra i principi fondamentali della Repubblica; il rischio di infrazioni alle direttive europee, in particolare la Direttiva Uccelli (2009/147/CE) e la Direttiva Habitat (92/43/CEE); l’aumento del pericolo per la fauna in un momento storico in cui la biodiversità è già sotto pressione a causa del cambiamento climatico e della distruzione degli habitat; la possibile militarizzazione della gestione faunistica, con soggetti armati non pubblici autorizzati ad abbattere animali;

Il disegno di legge non è stato ancora calendarizzato per la discussione in Consiglio dei Ministri, ma l’allarme è già alto. Le associazioni promettono battaglia, sia sul piano politico che giuridico: è probabile che venga anche chiesto un parere tecnico alla Commissione Europea, e non si escludono azioni legali o manifestazioni pubbliche. Le associazioni hanno annunciato l'intenzione di intraprendere tutte le azioni possibili per impedire l'approvazione della legge, coinvolgendo cittadini, comunità scientifica e istituzioni. Inoltre, hanno evidenziato il rischio di violazioni delle direttive europee in materia di conservazione della fauna selvatica

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