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Quanti detti esistono che pronunciamo senza sapere da dove derivino? Uno di questi è "andare in brodo di giuggiole": un alimento con un nome così buffo che sembra quasi inventato. Ma le giuggiole ovviamente esistono, sono originarie dei Paesi asiatici, contengono tantissime proprietà benefiche. Sono priorio le loro caratteristiche a dare significato a questo famosissimo detto: scopriamo perché.
Un frutto dalle origini asiatiche
Buccia rosso rubino e polpa giallastra: così si presentano le giuggiole, frutti derivanti da un piccolo arbusto di antichissime origini siriane, chiamato giuggiolo (il cui nome scientifico è Ziziphus jujuba), che ha trovato il suo habitat in alcune zone della Cina e del Medio Oriente. Di piccole dimensioni, questi frutti, quando non sono del tutto maturi, si presentano con un caratteristico sapore acidulo, molto simile a quello delle mele. Una volta raggiunta la giusta maturazione, diventano dolcissimi, proprio come i datteri: infatti, per questo e per la loro provenienza, vengono chiamati anche "datteri cinesi".

Proprietà e benefici
Le giuggiole non sono facilissime da trovare in commercio: questo perché dell’albero da cui provengono non esistono colture intensive e la loro produzione è spesso limitata a contesti familiari. Un vero peccato considerando anche quante proprietà benefiche contengono: sono infatti ricche di sali minerali, in particolare potassio, rame, calcio e ferro, ricche di acqua e ipocaloriche. Inoltre l’alta presenza di vitamina C ha un effetto antiossidante e aiuta a combattere l’invecchiamento cellulare e a proteggere il sistema immunitario.
Se qui non sono molto comuni, in Cina, ovviamente, sono largamente consumate, anche come rimedi naturali nella medicina tradizionale: questo perché hanno un potere antisettico, antibatterico e antinfiammatorio. Grazie alla presenza di fibre, sono consumate in caso di stipsi e stitichezza, e sono un ottimo rimedio anche in caso di stress, ansia, irritabilità e affaticamento. Ma i loro effetti benefici non si limitano soltanto al consumo orale: infatti dalla polpa è possibile ottenere una pasta lenitiva e cicatrizzante, mentre con le giuggiole essiccate solitamente si preparano collutori e composti espettoranti in caso di mal di gola, tosse e lievi forme bronchiali.

Perché si dice "andare in brodo di giuggiole"
Ora che abbiamo un quadro più chiaro di cosa sono, forse è anche un po’ più semplice capire il detto. Ma facciamo un passo alla volta: storicamente sembra che questo modo di dire provenga da quello toscano "andare in broda di succiole", usato per la prima volta nel 1612 dall’Accademia della Crusca, dove per succiole si intende delle castagne lessate con la buccia. Il passaggio da questo frutto a quello delle giuggiole pare sia arrivato grazie all’impiego sempre più frequente, sia in cucina sia in medicina, di questo tipico frutto arrivato dall’Oriente.
Ok ma il brodo invece da dove viene? Dall'unione di giuggiole appassite, uva, mele cotogne e zucchero: da questo composto si ricava un liquore dolcissimo tipico di un piccolo borgo in provincia di Padova, chiamato Arqua Petrarca. Quindi, messo il liquore, messe le giuggiole ti ritrovi con un brodino che farà salire alle stelle gli zuccheri nel tuo sangue: per questo che "andare in brodo di giuggiole" può tradursi come un "andare in eccesso di zuccheri" per l’estrema felicità.
Come si usano in cucina
Dopo che la sua dolcezza è stata così tanto esaltata, al punto da dedicarle addirittura un detto, è quasi scontato dire che il modo migliore di gustarle è semplicemente così, lasciandosi conquistare dal loro sapore unico. In ogni caso comunque è possibile preparare delle meravigliose marmellate ma anche essiccarle per avere uno snack veloce e delizioso o per arricchire il tuo yogurt.
