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Pensi che il vino possa affinare solo sulla terra ferma? Non è così: esistono infatti vini affinati in mare, ovvero bottiglie che, invece di riposare in cantina, vengono immerse negli abissi per mesi, o addirittura anni. Si tratta di una pratica affascinante e ancora poco diffusa, che ha iniziato a incuriosire il mondo del vino dopo il ritrovamento, nel 2010, di 168 bottiglie di Champagne perfettamente conservate in un relitto scomparso nel 1840, tra Svezia e Finlandia.
Gli esperti che assaggiarono lo Champagne ritrovato, oltre allo stato di conservazione eccellente, menzionarono anche che il vino evidenziava uno stato di evoluzione sorprendente. Da allora, diversi produttori hanno iniziato a sperimentare questa tecnica di affinamento subacqueo, convinti che il mare possa trasformarsi in una vera e propria “cantina naturale”.
Ma di cosa parliamo, in concreto, quando parliamo di vini affinati in mare? Questo metodo prevede che il vino già imbottigliato venga collocato in ceste o gabbie e poi immerso a una profondità che varia in genere tra i 30 e i 70 metri.
Qui, il vino riposa per un periodo che può andare da pochi mesi a oltre due anni, in condizioni considerate ideali per la sua evoluzione: buio totale, temperatura costante tra i 10 e i 14 °C e pressione elevata (circa 1 bar ogni 10 metri di profondità).
Sono proprio questi fattori a fare la differenza, trasformando il mare in un ambiente unico capace di incidere sul profilo organolettico del vino. Ma è davvero un vantaggio? E soprattutto: si tratta di un metodo sostenibile o solo di una trovata di marketing?

Sostenibilità: verità o espediente di marketing?
I vini affinati in mare stanno ricevendo attenzione crescente non solo per le loro caratteristiche organolettiche, ma anche per la presunta sostenibilità ambientale di questo metodo innovativo. Molti produttori sottolineano come gli abissi fungano da “frigorifero naturale”, eliminando la necessità di climatizzazione artificiale, che in cantina è indispensabile. Secondo alcune stime, ogni 1.000 bottiglie si eviterebbe l’emissione di circa 680 kg di CO₂. In altre parole, affinare i vini in mare ridurrebbe l’utilizzo di cantine e infrastrutture ad alto dispendio energetico.
Vogliamo però sottolineare anche l’altro lato della medaglia: spostare le bottiglie dal luogo di produzione al sito di immersione comporta costi logistici elevati e un inevitabile impatto ambientale. Inoltre, esiste un rischio legato all’immersione in mare: se il sigillo della bottiglia non fosse perfetto, potrebbero verificarsi dispersioni dannose per l’ecosistema marino.
Principali caratteristiche dei vini affinati in mare
Quello che rende i vini affinati in mare così affascinanti è la combinazione di fattori unici che il mare offre in modo naturale: buio totale, temperatura costante tra i 10 e i 14 °C, pressione elevata e movimento continuo dell’acqua. Tutti questi elementi contribuiscono a trasformare il vino in maniera particolare.
Gli esperimenti finora condotti mostrano spesso bottiglie con una freschezza e una vivacità superiori, imputabili a una maggiore acidità e, soprattutto negli spumanti, note minerali e saline difficili da trovare con la stessa intensità nei vini affinati in cantina.

Le bollicine, nei Metodo Classico (cioè gli spumanti prodotti con una seconda fermentazione in bottiglia, come lo Champagne), risultano spesso più fini e integrate. Inoltre, le condizioni stabili e la pressione accelerano l’evoluzione: ciò che in cantina richiede anni, sott’acqua può avvenire in pochi mesi.
Principali differenze tra vini affinati in mare e vini affinati con metodi più tradizionali
I vini affinati in mare si distinguono dai tradizionali soprattutto per l’ambiente in cui maturano. Se quelli in cantina crescono tra temperature e umidità controllate, i vini subacquei si lasciano cullare dalle condizioni naturali del fondale: freddo costante, buio totale e pressione dell’acqua. Questo influisce sul loro sviluppo, rendendolo più rapido e dinamico, e sul profilo gustativo, che può risultare più fresco, complesso e con accenti minerali e salini.
Dal punto di vista ambientale, il mare può sostituire i sistemi di refrigerazione, riducendo i consumi energetici, ma organizzare le periodiche immersioni di sub (che controllano lo stato di salute delle bottiglie immerse) e la manutenzione comportano costi notevoli. Anche il prezzo e la disponibilità raccontano una storia diversa: mentre i vini tradizionali sono facilmente reperibili e coprono tutte le fasce di prezzo, quelli subacquei restano una nicchia esclusiva.
Nonostante la fascinazione suscitata dai vini affinati in mare, è ancora presto per dire se restituiscano davvero un profilo diverso e unico, rispetto ai vini affinati tradizionalmente: serviranno più esperimenti e tempo per capire se l’affinamento in mare sia una rivoluzione sensoriale o solo un intrigante esperimento di stile.