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27 Dicembre 2025 18:00

Una ricerca ha dimostrato che anche per gli oranghi il cibo è un sapere condiviso

Un recente studio ha scoperto, grazie a una simulazione, che gli oranghi costruiscono la propria dieta attraverso conoscenze tramandate dagli adulti ai più piccoli, in modo molto simile a come avviene per noi esseri umani.

A cura di Arianna Ramaglia
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Se nessuno ci avesse insegnato a mangiare, probabilmente non saremmo sopravvissuti così a lungo (o perlomeno, non in otto miliardi). Ma fortunatamente c'è chi, di generazione in generazione, ci ha trasmesso le informazioni necessarie affinché evitassimo di mangiare pollo crudo o marmellate ammuffite. E, per quanto possa sembrare strano, non siamo gli unici essere viventi a farlo: infatti, secondo una recente ricerca, questo sapere tramandato è una pratica comune anche tra gli oranghi. Questi, infatti, riescono a catalogare centinaia di cibi commestibili diversi e a trasmettere queste conoscenze ai più piccoli: un passaggio fondamentale per preservare la specie e sopravvivere in un ambiente, come quello della foresta, pieno di alimenti potenzialmente nocivi.

Cosa hanno scoperto i ricercatori

La ricerca, pubblicata su Nature Human Behaviour, parte da un assunto preciso: considerato che la dieta di un orango è incredibilmente vasta, può il singolo scoprire tutto da solo, provando e magari sbagliando? Oppure ha bisogno di apprendere attraverso il comportamento degli altri? Per rispondere alla domanda, il team di esperti ha analizzato 12 anni di osservazioni quotidiane su una popolazione di oranghi di Sumatra che vive nelle foreste di Suaq Balimbing, in Indonesia. Per capire al meglio come costruiscono la loro dieta, però, sarebbe stato necessario isolare un giovane orango da ogni tipo di interazione con i suoi simili. Fortunatamente, per evitare di infliggere una crudeltà simile a un piccolo orango, i ricercatori hanno scelto un'altra strada: una simulazione.

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Partendo dai dati raccolti dalle precedenti ricerche, hanno creato oranghi virtuali a cui hanno fornito centinaia di informazioni sul comportamento, in modo da rendere la simulazione il più realistica possibile. In alcuni casi, il team ha eliminato tre comportamenti essenziali dalle loro abitudini, ossia: l'osservazione diretta di un altro esemplare mentre mangia, la vicinanza ad altri loro simili durante la raccolta del cibo e l'essere accompagnati in aree ricche di cibo. I risultati sono stati netti: gli oranghi che potevano tranquillamente interagire e socializzare con gli altri hanno sviluppato una dieta molto ricca, con circa 220 cibi commestibili diversi. Al contrario, coloro che sono stati privati di alcuni tipi di interazioni hanno costruito un catalogo molto più piccolo, non riuscendo a raggiungere una dieta adulta completa.

Il cibo non è istinto, ma cultura

Al di là dei risultati in sé, la ricerca mostra come, per i primati così come per noi esseri umani, il cibo sia prima di tutto sapere. Quando nasciamo non sappiamo già cosa sia commestibile e cosa no, cosa dovremmo evitare, cosa ci possa fare bene o quali cibi dovremmo mangiare con cautela: sono tutte informazioni che apprendiamo da altri. In questo senso, l'interazione sociale diventa un elemento cruciale per la nostra sopravvivenza: probabilmente tutti mangeremmo quel particolare fungo se nessuno ci dicesse che è velenoso o un uovo crudo se non sapessimo che c'è il rischio di intossicazione.

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Questa ricerca sottolinea che, per gli oranghi tanto quanto per noi, il cibo non è solo mero nutrimento ma anche condivisione, di gesti e di saperi. La nostra dieta si fonda su secoli di scoperte, prove, sperimentazioni ma, soprattutto, su conoscenze tramandate di generazione in generazione. Lo studio dimostra che mangiare è un atto profondamente sociale, prima ancora che biologico: anche una specie così intelligente e adattabile come quella dell'orango non riuscirebbe a costruire una dieta completa se non fosse per gli altri.

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