video suggerito
video suggerito
29 Ottobre 2025 16:54

Un nuovo report sulle mense scolastiche italiane: “Tanti sprechi e disuguaglianze alimentari”

Il report Foodinsider denuncia sprechi e disuguaglianze nelle mense scolastiche italiane, ma anche progressi verso menù più sostenibili e educativi: serve agire per un diritto reale al cibo.

A cura di Enrico Esente
0
Immagine

Ogni giorno migliaia di bambine e bambini in Italia consumano la pausa pranzo nella mensa scolastica. Il refettorio è un luogo che dovrebbe essere innocuo, tranquillo e forse persino allegro e, invece, diventa spesso teatro di un paradosso. Ad analizzare per bene tutta la situazione, è stato l'osservatorio civico Foodinsider che, per il decimo anno di fila, ha realizzato un nuovo rating dei menu scolastici. Da un lato c'è una crescente attenzione alla qualità degli ingredienti e all'impatto ambientale, dall'altro gli sprechi sono sempre più significativi, con la distanza tra Nord e Sud che sta diventando sempre più incolmabile.

Cosa ci dice il report di Foodinsider

Il nuovo rating realizzato da Foodinsider non lascia spazio a illusioni: qualcosa sta migliorando, ma la strada da percorrere è ancora (molto) lunga. "Mentre assistiamo alla sofferenza e alla morte dei bambini per la fame provocata delle guerre, oggi ci interroghiamo sul ruolo educativo della scuola. Il senso di disparità e ingiustizia viene accentuato da una enorme indifferenza verso una mensa che spreca e non dà valore al cibo" Scrivono così dall'indagine illustrata pochi giorni fa in un incontro alla Camera dei Deputati. I pasti scolastici dovrebbero essere più che semplice sostentamento: devono essere un atto educativo, capace di formare le future generazioni e far capire quale sia il valore reale del cibo. 

Immagine

Un capitolo critico resta quello delle mense irregolari, su cui i dati dei NAS continuano a segnalare non conformità, seppur in diminuzione. Secondo il report, il 24% delle mense controllate (170 su oltre 700) presenta delle criticità. Dalle analisi emerge che soltanto una mensa su tre in Italia misura sistematicamente gli scarti alimentari, rendendo quindi praticamente invisibile una fetta enorme del problema dello spreco.

Gli esperti spiegano che le cause di tutto ciò sono diverse: innanzitutto la differenza geografica tra città italiane, dove quelle di nord e centro risultano essere più virtuose. Nel Mezzogiorno del nostro Paese, invece, tutto sembra scorrere a ritmi più lenti e meno aggiornati. C’è poi la questione organizzativa: in media, circa 160 grammi di cibo per alunno finiscono ogni giorno tra i rifiuti.

Quali potrebbero essere le motivazioni? Porzioni troppo abbondanti, menu poco apprezzati con i bambini che si rifiutano di mangiare pietanze nuove o poco gradite. Inoltre, va considerato che l'intero sistema della ristorazione scolastico è un mercato enorme: nel quadriennio 2019-22, il valore stimato dei contratti era pari a oltre 5,7 miliardi di euro, appaltati per lo più a un numero molto ristretto di operatori che ne detengono la quasi totalità. Eppure, nonostante queste cifre e queste risorse, la qualità, l’accesso, la sostenibilità del servizio sono estremamente disomogenee, e lo spreco resta un capitolo doloroso nel bilancio complessivo.

Non tutto è negativo: le positività per ripartire

Lo studio ci ha però mostrato anche delle cose positive dalle quali ripartire che sono legate soprattutto all’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM). La qualità dei pranzi che viene proposta nelle mense scolastiche è nettamente migliorata rispetto a diversi anni fa. Circa la metà dei menu passati in rassegna, include 22 prodotti a settimana che provengono da agricoltura e allevamenti sostenibili che escludono l'uso di sostanze ogm. Da segnalare anche l'aumento di legumi, presenti nel 94% delle mense analizzate e proposti più volte a settimana, segno di una crescente attenzione verso un'alimentazione più bilanciata.

Immagine

A migliorare è anche la sensibilità ambientale: diverse amministrazioni comunali stanno progressivamente abbandonando la plastica monouso e introducendo pratiche “plastic free”, trasformando la mensa in un piccolo laboratorio di sostenibilità quotidiana. Si nota anche che nei menu la carne rossa compare sempre meno e che viene sostituita da cereali, legumi e altre fonti di proteine vegetali. Diversi sono gli esperimenti realizzati da molte mense di Nord e Centro Italia dove si stanno iniziando a valorizzare i prodotti del territorio e i cereali integrali. Pane e pasta non raffinati diventano più frequenti nei menu con il senso di appartenenza (attraverso il cibo) e la stagionalità che vengono così "insegnati" ai più piccoli.

Educare al cibo per cambiare davvero

Con i dati alla mano e arrivati fin qui, a questo punto l'interrogativo sorge spontaneo: quante risorse si stanno perdendo nei piatti mai terminati e nei menu poco adeguati? Se oggi, come sottolineato dal report, solo un terzo delle mense monitora lo spreco, come possiamo sapere quanto reddito pubblico è stato sottratto al suo effetto nutritivo? Da Foodinsider spiegano che le soluzioni per ripartire ci sono.

Immagine

L'Italia dovrebbe battersi affinché i giovani diventino più consapevoli e rispettosi del cibo e dell'ambiente. Per farlo bisognerebbe iniziare proprio dalle mense scolastiche, intervenire sui bambini che saranno gli adulti di un domani, solo così qualcosa potrà cambiare in questo senso. In sostanza, come dicevamo all'inizio, il lavoro da fare è molto lungo, bisogna agire in fretta e coinvolgere bambini, famiglie e operatori nella costruzione di un servizio migliore. Infine bisognerebbe garantire che il servizio mensa non sia un diritto “di facciata” ma un diritto reale, efficace, equo su tutto il territorio.

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
api url views