Italia flop nella Top 10 dei 50 Best Restaurants. Nonostante l'eccellenza, solo Bottura ha brillato. La Spagna vola, noi arranchiamo: perché la cucina italiana non sfonda?
Culla indiscussa della gastronomia mondiale, l'Italia fatica a imporsi nella top 10 del The World's 50 Best Restaurants, che per gli chef e i ristoranti è paragonabile alla cerimonia degli Oscar per gli attori o a quella del Pallone d'Oro per i calciatori. In sostanza è quindi la classifica gastronomica globale più importante ma, eccetto Osteria Francescana di Massimo Bottura, i ristoranti italiani scarseggiano tra le primissime posizioni. Com'è possibile che, con tutta la sua inestimabile tradizione, il Belpaese resti spesso ai margini ? Un'analisi delle recenti edizioni solleva più di un interrogativo.
La classifica è nata nel 2002 come sondaggio tra esperti della rivista inglese Restaurant e, da allora, ha saltato solo l'edizione del 2020 per la pandemia. Questa sera la cerimonia sarà allestita per la prima volta in Italia a Lingotto Fiere di Torino. Come dicevamo in questi anni soltanto un ristorante italiano si è imposto: Osteria Francescana di Massimo Bottura, vincitore nel 2016 e nel 2018 e salito altre quattro volte sul podio. Nel 2019 venne presa la decisione di escludere i precedenti vincitori per evitare che a ricevere il premio fossero sempre i soliti nomi. Da quella data è stata perciò creata una hall of fame "Best of the Best" in cui sono entrati, oltre Bottura, Ferran Adrià, Thomas Keller, Heston Blumenthal, i fratelli Roca, Will Guidara e Daniel Humm, Mauro Colagreco, Rene Redzepi, Rasmus Koefed, Virgilio Martinez e il trio Eduard Xatruch, Oriol Castro e Mateu Casañas di Disfrutar. Da quando è stata inserita questa clausola, i ristoranti italiani sono sempre stati fuori dalla top 10 a eccezione di Lido 84 di Riccardo Camanini classificatosi 7° e Massimiliano Alajmo delle Calandre al 10° posto nel 2022.
Quindi ci si interroga sui motivi per cui, nonostante la rinomata tradizione culinaria e il fatto di essere posti sempre primi nelle varie classifiche dai turisti, non si riesca a consolidare la presenza nella top 10 della 50 Best. Tra exploit isolati, grandi nomi che faticano e un contesto internazionale che sembra premiare maggiormente altre realtà è forse il caso di aspettarsi qualcosa dall'edizione italiana odierna? Negli scorsi anni la situazione è stata abbastanza deludente per l'Italia. Solo Riccardo Camanini e Niko Romito hanno mantenuto posizioni elevate. Altri nomi importanti come Uliassi, Alajmo e Crippa hanno subito forti retrocessioni. A differenza dell'Italia che ha nomi importanti nelle prime 100 posizioni, la Spagna ha una forte presenza nelle posizioni di vertice negli anni scorsi con El Bulli, poi con Disfrutar.
Seppur siano italiani i main sponsor della classifica (San Pellegrino e Acqua Panna), la giuria non ha quindi mai preso in considerazione i ristoranti nostrani per piazzarli tra le primissime posizioni. Assenza storica di locali come la Madonnina del Pescatore di Moreno Cedroni a Senigallia, della Pergola di Heinz Beck e del Pagliaccio di Anthony Genovese a Roma (città che ha un pessimo rapporto con la classifica), di Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo a Orta San Giulio, adorato in Italia e snobbato all'estero.
Diverse testate giornalistiche nazionali e straniere si sono poste un quesito su questa "pochezza italiana" in classifica. Sono tanti gli esperti che hanno suggerito come una maggiore coesione tra gli chef italiani di alto livello potrebbe promuovere l'eccellenza della nostra cucina in maniera coordinata. Come dicevamo, seppur pochi, diversi exploit tra i migliori chef ci sono anche stati, ma sono frutto di "partecipazioni occasionali".
Quel che manca è consolidare le posizioni di vertici e, magari, diverse collaborazioni tra di loro potrebbero attirare l'attenzione dei media stranieri con showcase tematici. Spesso la cucina italiana, essendo già molto rinomata, è quasi data per scontata a livello globale. Sarebbe necessario un "attacco" che ne aumenti il valore e che faccia capire che, seppur radicata alle tradizioni, questa è in grado di cogliere le nuove tendenze.