
Quando si parla di celebrare i defunti, ci si potrebbe immaginare una festa spettrale e terrificante: in realtà, basti pensare al Día de los muertos in Messico per scoprire che la memoria dei morti può essere anche un momento di allegria e condivisione. Per trovare tradizioni interessanti, però, non serve attraversare l'Oceano, ma basta spostarci in Sardegna, dove ha luogo un rito antichissimo e incredibilmente affascinante: si chiama Su mortu mortu e "congiunge" il mondo dei morti con quello dei vivi.
Origini e storia del Mortu mortu
Tutti sappiamo benissimo che in Italia (e non solo) il 2 novembre è il giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, un'occasione per ricordare coloro che purtroppo non ci sono più. Nonostante il tema possa sembrare tutt'altro che allegro, in realtà alcune tradizioni sono davvero affascinanti e per nulla spaventose: in Sardegna, la tradizione del Mortu mortu trasforma la memoria in una festa che coinvolge tutta la comunità, unendo la celebrazione dei defunti con alcune modalità che, oggi, sono tipiche della festa di Halloween.

Secondo la leggenda, durante il periodo in cui le giornate cominciano ad accorciarsi, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventa più sottile. Proprio per questo, nella notte tra il 1° e il 2 novembre, le famiglie si riuniscono per rendere omaggio ai defunti, preparando deliziose pietanze e raccontando storie e tradizioni antiche. Ancora oggi, la tavola resta imbandita per tutta la notte, in modo che le anime che tornano sulla terra possano godere del banchetto preparato. In alcune zone della Sardegna, poi, si ritiene che bisogna far attenzione a non lasciare posate sulle tavole: infatti, le anime più inquiete potrebbero usare forchette e coltelli come armi. Anche i bambini hanno un ruolo fondamentale in questa tradizione che, per omaggiare i cari defunti, vanno di casa in casa recitando filastrocche e chiedendo dolci, pane e frutta secca da offrire loro in dono: questa usanza prende il nome di Su mortu mortu o Su peti cocone che vuol dire letteralmente "chiedere pane". Questa tradizione, a seconda della zona, viene conosciuta con un nome diverso: è Su prugadoriu in Ogliastra, a Tiana e a Seui; nel Campidano, invece, si chiama Is animas, is animeddas, is panixeddas, mentre nel Sulcis è Su biddu longu. Tutte queste varianti condividono comunque lo stesso spirito: la memoria dei defunti e la generosità verso chi bussa alla propria porta.

Sebbene per molti sardi la tradizione del su mortu mortu resta unica e speciale, è impossibile non notare il parallelismo con Halloween: infatti, oggi, questa festa viene celebrata anche nella notte del 31 ottobre, nonostante la tradizione sarda resti saldamente legata al periodo tra il 1° e il 2 novembre. Entrambe, comunque, condividono l'idea di un contatto tra i vivi e i morti, ma mentre Halloween gioca più sull'aspetto pauroso e spettrale, il mortu mortu celebra il ricordo dei propri cari.
Cosa si prepara ai defunti "in visita" sulla terra
Il cibo, quindi, svolge un ruolo fondamentale durante questa celebrazione: le anime dei defunti tornano a far visita alle proprie case e si aspettano di trovare un lauto banchetto ad accoglierli. Per questo motivo, molte famiglie si adoperano per realizzare dolci caratteristici come i papassini (o papassinos) – biscotti a base di uva passa, noci e spezie – o anche gli ossus de mortu, dolcetti a forma di ossa preparati con mandorle, zucchero e albume d'uovo. Molto caratteristico anche il pistiddu, ossia una focaccia dolce ripiena di sapa – il mosto cotto d'uva – aromatizzata poi con spezie, noci o mandorle e che viene preparata anche in altre festività. Accanto ai dolci, poi, troviamo alimenti vari come pane, noci, nocciole, mandorle, fichi secchi e uva passa.

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