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14 Aprile 2025 15:00

Storia del picnic: perché si chiama così e cosa c’entra Manet

Il picnic oggi è un’usanza molto diffusa, un modo di passare una giornata spensierata in compagnia, mangiando all’aria aperta. Ma lo sai che è un’abitudine nata nelle corti più nobili d’Europa, inizialmente solo appannaggio della classe nobile? E non solo: per la sua diffusione è stato fondamentale un quadro di Manet.

A cura di Martina De Angelis
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Quando arrivano i mesi più caldi dell’anno, cosa c’è di meglio dell’organizzare un picnic? Passare una giornata spensierata e allegra, in compagnia di famiglia e/o con amici in mezzo alla natura, con ricette sfiziose da gustare insieme all’aria aperta: è una pratica di cui si parlava già in epoca romana e ancora oggi è molto diffusa anche in Italia, sia organizzata privatamente che come vero e proprio “rituale” proposto da vigne e fattorie. Ma come e quando è nata l’idea moderna – e, diciamolo, anche piuttosto romantica – del picnic? Tutto risale alle corti nobili europee del Seicento e Settecento, ma la sua consacrazione si ha nel corso dell’Ottocento grazie (anche) a un celebre quadro del pittore francese Édouard Manet. Scopriamo insieme l’affascinante storia del picnic, una tradizione arrivata fino ai giorni nostri e ancora amatissima.

Perché il picnic si chiama così?

La Francia ebbe un ruolo fondamentale nella nascita e nella diffusione del picnic come pratica sociale e infatti il nome che usiamo tutt’oggi è un’inglesizzazione di un termine di origine francese. La parola “picnic” è inglese ma può essere scritta anche con il trattino, ovvero pic-nic, perché a sua volta deriva dal termine francese pique-nique: si tratta di un vocabolo composto da due parole distinte, l'abbreviazione di piquer, ovvero "prendere", "rubare", "piluccare", e nique, una parola arcaica che indica qualcosa di piccolo e modesto. Il termine si è diffuso largamente a partire dal XVII secolo e, inizialmente, si riferiva ai momenti frugali "sottratti" alla vita casalinga o in cucina. Entra nel vocabolario inglese nel 1748 e indica fin da subito il pasto all'aria aperta e conviviale, una pratica che diventerà amatissima anche in Gran Bretagna.

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La storia del picnic: le origini francesi e il quadro di Manet

È nel corso del 1600 che si inizia ad associare il termine picnic al mangiare all’aria aperta: inizialmente era riferito a uno svago cavalleresco, una pausa durante le battute di caccia o i viaggi molto lunghi a cavallo. Come è successo che, da questo punto di partenza, il picnic sia diventato un’usanza sociale dei nobili del Settecento/Ottocento? I motivi, o meglio i responsabili, sono due.

Prima di tutto la regina Maria Antonietta, la celebre sovrana di Francia della meta del Settecento: lei era una vera e propria fautrice dei "pique-nique", appassionatissima di queste scampagnate a tal punto da organizzarle molto spesso nei prati degli sconfinati giardini che circondano la reggia di Versailles. Ispirati da lei, aristocratici di tutta Europa organizzano i pasti in mezzo ai campi o lungo i fiumi: era un modo molto elegante per sfuggire ai noiosi e lunghissimi banchetti di corte, e infatti non a caso questa usanza è adorata soprattutto dai giovani aristocratici. Potremmo definirla come una trasgressione, ma una trasgressione largamente accettata dal ceto sociale d'appartenenza.

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© RMN (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski

Diversi anni dopo entra in scena il secondo protagonista di questa storia, colui che con un quadro renderà il picnic ancora più popolare: è il pittore francese Édouard Manet e il quadro in questione è il "Le dejéuner sur l’herbe" conservato al museo d'Orsay di Parigi. Dipinta nel 1863, la “Colazione sull’erba” ritrae proprio una di queste scene conviviali, solo che il pittore inserisce nella scena una donna nuda, una scelta che crea così tanto scalpore da rendere il quadro uno dei più clamorosi scandali artistici dell'intera storia dell'arte. I borghesi parigini accusano Monet di "scandalosa indecenza": non è tanto la nudità a farli discutere (la Venere del Botticelli è più antica e pur essa nuda) bensì il fatto che la presenza della giovane nuda accanto ai due uomini vestiti non fosse giustificata da alcun pretesto mitologico, storico o letterario come nel caso di Botticelli.

L'indignazione monta e arriva fino alle orecchie di Napoleone III, ma tutto questo crea solo maggiore interesse verso il quadro, così Manet e la sua opera diventano di colpo famosi: tutta la Capitale fa ore di fila per entrare al Salon des Refusés pur di vedere la tela incriminata. E, di conseguenza, scopre anche la pratica del picnic che così, dopo essere stato per decenni appannaggio solo dei nobili, esce dai giardini dei castelli e si evolve, arrivando alle classi sociali più basse.

La diffusione del picnic in Gran Bretagna

Questa vicenda avviene a metà dall’Ottocento, ma nel frattempo a inizio 1800 il picnic esordisce anche in Gran Bretagna, altra terra dove troverà radici molto fertili soprattutto nella classe medio-alta. Tutto nacque da un gruppo di francofili di Londra che, nel 1802, fondarono una vera e propria Pic-Nic Society, una sorta di compagnia nata per mangiare, bere e mettere in scena spettacoli teatrali amatoriali all’aperto, i cui partecipanti tiravano a sorte per determinare chi avrebbe portato da mangiare.

Ci volle poco perché questa pratica attirasse l’attenzione degli aristocratici inglesi, che in breve la trasformarono in un’occasione sociale raffinata, un vero e proprio rito sociale che offrisse momenti di socializzazione per le classi alte e intermedie, nonché come simpatico diversivo alla tavola imbandita di pranzi e cene ufficiali in ville e castelli. Testimonianza perfetta di quanto i picnic contassero per gli inglesi del 1800 sono i romanzi di Jean Austen, in cui molto spesso la scrittrice inserisce i suoi personaggi e le loro famiglie in questo contesto, offrendoci un accurato spaccato di come erano i picnic inglesi dell’epoca.

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Pochi anni dopo, nel 1861, la scrittrice e giornalista inglese Isabella Beeton trasformò il picnic da passatempo delle classi agiate a tradizione popolare e comune. Lo fece pubblicando il libro Mrs Beeton's Book of Household Management, celebre manuale su come gestire una casa nella Gran Bretagna vittoriana in cui la scrittrice inserì anche menu appropriati per picnic anche da 40 invitati, in cui si trovano biscotti, vari pezzi di carne, torte di piccione, astici, insalate e cetrioli.

Il movimento britannico e il movimento francese consacrarono negli anni la pratica del picnic, così tanto che ancora è un rituale collettivo che ha a che fare con il desiderio di immersione nella natura, ma anche con la romanticizzazione dell’evento. E se oggi il picnic non si svolge più con i vestiti eleganti e i servitori come nelle corti nobili, puoi dargli un tocco romantico organizzandolo alla perfezione secondo le regole del galateo e usando uno degli splendidi cestini di vimini tornati in auge, pensati proprio per un picnic in stile ottocentesco.

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